Cerca e trova immobili

L'OSPITESul lago con l'equipaggio di Special Olympics

01.06.14 - 13:40
Daphne Settimo, Resp. Comunicazione FTIA e Boris Keller, skipper e coach Special Olympics
None
Sul lago con l'equipaggio di Special Olympics
Daphne Settimo, Resp. Comunicazione FTIA e Boris Keller, skipper e coach Special Olympics

È iniziato tutto una sera, durante una vacanza.

 

Siamo a bordo di un 32 piedi, in una baia dell’Isola d’Elba, il sole al tramonto.

“Ma perché il prossimo anno non portiamo con noi qualche ragazzo con andicap mentale? In fondo, potremmo insegnare qualche manovra e dare la possibilità di vivere insieme l’esperienza in mare”.

 

Detto fatto. Al nostro rientro, ci siamo attivati per capire se il nostro progetto avrebbe potuto essere realizzato. Qualche ricerca via web e conosciamo Bruno Brunone, presidente dell’associazione grossetana “Vela insieme”, che ci mette a disposizione un’imbarcazione per otto persone a Follonica.

 

Attraverso la FTIA formiamo il primo equipaggio, composto da tre ragazzi con disabilità mentale, Alan, Dario e Paolo e da monitori con brevetto Plusport. La ricerca degli sponsor, qualche prova su lago e via… il sogno si realizza.

Ma non basta. La vela è uno sport che, nonostante qualche pregiudizio, si adatta perfettamente alle capacità delle persone con andicap mentale. Un peccato proporre una crociera di una sola settimana all’anno, quando nel nostro territorio sono presenti due bellissimi laghi e centinaia di atleti con andicap mentale potenzialmente abili nell’affrontare l’esperienza della navigazione.

 

E allora il sogno continua. Chiediamo di qualche atleta interessato e alla fine incontriamo Francisco, che chiamiamo “Cisco”, con il quale si inizia una piccola esperienza sul lago di Lugano. A Cisco, nonostante un po’di diffidenza iniziale, l’acqua sembra piacere, e in quattro e quattr’otto prende possesso del timone e, nonostante la Porlezzina che soffia sul lago, ride e si cimenta in ogni sorta di manovra, seguito da Boris, che pratica questo sport su mare da quasi vent’anni e Andreas, noto velista della regione, proprietario anche di una scuola vela.

 

L’esperienza con Cisco è davvero bella, tanto da cimentarsi con lui, la scorsa settimana, nella Seal Consulting Cup, una regolare regata, nella quale, va bene, ci siamo classificati ultimi, ma intanto abbiamo partecipato!

Forti di queste esperienze, siamo stati convocati, come unico equipaggio ticinese, ai giochi nazionali Special Olympics di Berna, dove per la prima volta il nostro equipaggio, composto da Boris e Cisco, ha potuto effettuare delle vere e proprie regate con altri equipaggi integrati su delle specifiche imbarcazioni adattate, le “Sailability”, messe a disposizione dell’organizzazione.

 

Giovedì le prime prove su lago con sette imbarcazioni e quattordici partecipanti, oggi le prime gare, dove l’unico team ticinese si è classificato terzo, dopo aver effettuato, durante la giornata, ben quattro regate ad Ipsach, sul lago di Bienne. Un’esperienza di forte integrazione che continuerà fino a domenica, giorno delle premiazioni e della cerimonia di chiusura.

 

È un viaggio emozionante quello di Special Olympics. Sul lago siamo pochi, ma basta entrare in città per incontrare i duemila partecipanti, 1'500 atleti e 500 coach, che questo fine settimana si sono radunati nella capitale per svolgere gare in 13 discipline: pallacanestro, bocce, calcio, golf, judo, atletica leggera, pétanque, ciclismo, equitazione, nuoto, vela, tennis e tennis da tavolo. La cerimonia di giovedì sera, durante la quale è stata accesa la “Flame of Hope”, la fiamma della speranza che ha dato inizio ufficiale alla manifestazione, ha mosso in noi emozioni profonde che difficilmente dimenticheremo, così come il calore delle duemila persone presenti sulla piazza federale che si sono scatenate a ritmo di musica durante i concerti offerti, hanno riso e si sono emozionati davanti a politici, ma soprattutto a cinque ragazzi con andicap mentale che hanno raccontato la loro esperienza, grazie all’intervento di Carla Norghauer, dei giochi trascorsi e hanno intonato il giuramento dell’atleta Special Olympics: «Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze».

 

Perché quello che conta, alla fine, non è davvero vincere. Certo, il valore di una medaglia è indiscusso, ma dietro a questo movimento c’è molto di più: c’è impegno, la voglia di partecipare, di mettersi in gioco non solo come atleti e coach, ma soprattutto come esseri umani che si supportano nelle difficoltà, che accettano le differenze del prossimo e che da queste imparano un modo diverso, ma comunque bello, di vivere la vita.

 

Grazie a Cisco, a Special Olympics e a tutti coloro che, fino a domenica, saranno impegnati in questa bella sfida per lo sport e l’integrazione.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE