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BIASCARaf e il Ticino: «Qui sono sempre stato bene»

16.08.23 - 06:30
L'artista italiano, in concerto il 25 agosto all'Openair Spartyto, confessa che in passato ha valutato l'ipotesi di trasferirsi qui
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Raf e il Ticino: «Qui sono sempre stato bene»
L'artista italiano, in concerto il 25 agosto all'Openair Spartyto, confessa che in passato ha valutato l'ipotesi di trasferirsi qui

BIASCA - Venerdì 25 agosto Raf sarà in concerto a Biasca. È lui l'ospite speciale dell'Openair Spartyto 2023, organizzato dall'associazione omonima e che devolve a enti non-profit del territorio il ricavato delle manifestazioni - tutte a prezzi rigorosamente popolari. A introdurre la serata ci sarà il cantautore ticinese Valentino Vivace, uno degli astri nascenti del pop elvetico. Quindi toccherà all'artista italiano prendere per mano il pubblico e guidarlo in un viaggio attraverso 40 anni di musica e di successi.  

Innanzitutto: come sta andando l’estate?
«Molto bene devo dire... Mi sto divertendo ed è un agosto di fuoco...».

In effetti... Il concerto di Biasca il venerdì e altri due lo stesso fine settimana in Sicilia, c'è un bel viaggetto da fare...
«Sì, non è una passeggiata, però mi sto divertendo molto. Merito anche di questa band salentina, di musicisti che hanno cominciato a suonare con me dall'ultimo tour con Umberto (Tozzi, ndr). Alla fine il divertimento alleggerisce la fatica».

Possiamo dire che sei in questo momento nella fase centrale di quello che è il progetto “La mia casa”? Il libro è uscito, il tour è in pieno svolgimento e presto si arriverà al momento clou, ovvero il nuovo album.
«Sì, ora siamo nella fase centrale di un concept che è molto vasto. Poi oggi succedono continuamente delle cose, non puoi fare veramente dei progetti come accadeva 20 anni fa: allora si stabiliva l'uscita di un album anche con anni di anticipo. Quello che posso assicurare è che l'album uscirà, però non è detto che nel frattempo non arrivi dell'altro...».

Del tipo?
«Qualcosa a sorpresa, tra la fine del tour e la pubblicazione del disco. Vorrei essere più preciso, ma io stesso navigo a vista (ride, ndr)».

Tornando all’estate, anche quest’anno ci sono state quelle condizioni che canti in "Allegro Tormentone", nella quale mettevi alla berlina i brani di questo genere? O magari è andata un po’ meglio? 
«Eh, io ho stesso ho fatto singoli estivi che vincevano Festivalbar e si potevano considerare dei tormentoni. Allora il termine aveva un'accezione un po' negativa. Oggi invece c'è una corsa affannosa al successo stagionale, questa cosa è stata decisamente sdoganata. Devo dire che alla fine è anche un bene: non si può avere la puzza sotto il naso quando si parla di musica pop. Altrimenti ascolti musica di nicchia e morta lì».

È un segno dei tempi che cambiano?
«Sì, come è cambiato il modo di fruire la musica attraverso le piattaforme digitali e lo streaming. Questo ti porta a consumare a una velocità incredibile, quindi a una frenesia... Quando poi arriva l’estate gli artisti corrono a fare il brano che deve essere assolutamente il tormentone più ascoltato, con degli schemi musicali che rasentano, come dire... il fastidio. È come nella musica: sappiamo che lo slow food è nettamente più buono del fast food - per una questione di tempo che dedichi alla preparazione. Quindi la musica, quella fatta in fretta e che si consuma velocemente, secondo me non è così buona».

È questo il segreto della straordinaria longevità di alcuni brani degli anni '80? I tuoi successi, ma anche una hit come "Vamos a la playa"...
«Certamente. C’erano delle tendenze musicali ma non si seguiva uno schema quasi matematico nel creare un brano. Da quanti anni ormai assistiamo al reggaeton e abbiamo di fronte pezzi che quasi li confondi l’uno con l’altro? C’è veramente un appiattimento, una massificazione della creatività. Oggi, con poche eccezioni, non riesco più a sentire la radio: al decimo "tormentone" viene voglia di cambiare».

Ad anticipare il tuo album c'è il singolo "80 voglia di te". Tu sei stato indubbiamente un protagonista di quell'epoca musicale: pensi che oggi stiamo idealizzando quegli anni, guardandoli con quelle che sono le lenti della nostalgia, o rispetto a oggi sono stati veramente un’epoca di relativa tranquillità e benessere? 
«Un po’ entrambe le cose, secondo me. In quel decennio c’è stata una rivoluzione sociale: venivamo da anni cupi dove tutto quello che era un po’ leggero era scambiato per banale. Invece poi abbiamo scoperto come la leggerezza non debba essere sinonimo di banalità, anzi: abbiamo scoperto proprio in quegli anni che era necessario vivere anche di leggerezza. Quindi in quegli anni sono state un po’ sdoganate certe cose che erano secondo me importanti e sono stati superati gli eccessi degli anni '70, che fossero d'impegno o politici. Poi c'è stata l'esplosione della tecnologia: qui affondano le loro radici gli smartphone, che oggi hanno un ruolo primario nella nostra vita».

Si sperava forse in un mondo migliore?
«Si sognava in quegli anni un mondo di pace, di serenità. C’era un benessere economico dovuto a tanti fattori e si erano create le condizioni per le quali tutti eravamo più sereni, più felici, e nessuno poteva fare poi previsioni su quello che sarebbe stato il futuro, cioè su come siamo realmente poi diventati oggi. Quindi, siccome poi le cose non sono andate esattamente come noi sognavamo, oggi ne parliamo con un po’ di nostalgia e abbiamo mitizzato quegli anni».

Che rapporto hai con la Svizzera e, in particolare, il Canton Ticino?
«Quando stavo a Milano mi capitava di passare in Ticino non solo per questioni di lavoro. Non lo so, sono pugliese, ma devo avere avuto in passato qualche lontano parente ticinese (ride, ndr). Da voi mi sono sempre sentito a mio agio, a differenza di molti che mi dicevano “Eh ma sai la Svizzera però...". Invece trovo congeniale quelli che sono un po’ i luoghi comuni come la calma, la precisione e la tranquillità».

Hai mai valutato di trasferirti qui?
«Eh insomma, quando vivevo a Milano ci ho fatto anche dei pensierini di comprare una casa nella Svizzera Italiana... Poi vabbè, la vita ti porta da altre parti, però in Ticino sono
sempre stato bene».

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COMMENTI
 

Jackb 8 mesi fa su tio
Grande Raf!
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