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CANTONEI debiti sommersi del Ticino: «Aiuto», ma poi si cambia idea

21.10.16 - 06:06
La Caritas avvia un nuovo corso per formare tutor di sostegno: ormai sono troppo pochi
I debiti sommersi del Ticino: «Aiuto», ma poi si cambia idea
La Caritas avvia un nuovo corso per formare tutor di sostegno: ormai sono troppo pochi

PREGASSONA - C'è chi chiama, spiega di avere debiti, di non sapere come uscirne; domanda consiglio, aiuto. Poi ci ripensa, rinuncia: convinto in buona fede che non sia ancora il momento. Di non essere un "caso", di potersela cavare da solo. A torto.

Più di una chiamata ogni tre giorni - «Ma noi non possiamo fare nulla», si rammarica Dante Balbo, responsabile del servizio sociale per Caritas Ticino: che il prossimo giovedì avvierà un nuovo corso, il terzo dal 2010 a oggi, per formare tutor che «accompagnino le persone sovra indebitate nella gestione della propria situazione finanziaria», ogni giovedì fino al 15 dicembre per lezioni di tre ore e mezzo l'una a Pregassona. «Lo facciamo perché gli indebitati in Ticino sono aumentati: quantomeno quelli che si rivolgono a noi», osserva Balbo. Da quando, alla fine di luglio, è stato istituito un numero verde dedicato, in molti hanno telefonato per raccontare la propria storia: «Almeno una trentina», più di uno ogni tre giorni. Ma si tende poi a non riconoscersi nei guai. «Il nostro compito è anche rendere consapevoli le persone. Spesso, quando mettiamo mano ai bilanci, scopriamo che la situazione è perfino peggiore di quanto ci è stato detto».

Guai più seri di quelli che raccontano - Non per reticenza, né mero imbarazzo: casomai «per la stessa ragione per cui ci si trova in mezzo ai debiti: un'incapacità di pianificare la propria vita economica. Basta una situazione di crisi, un taglio del 20% di stipendio, la depressione che sopraggiunge e il fastidio che si prova a ricevere solleciti, spesso lasciati chiusi nella busta. Si entra in un circolo vizioso e si costruisce una struttura di indebitamento di cui si ha soltanto un'idea vaga». Ma da fuori si può solo stare a guardare: fino a che non è la persona ad affidarsi a un esterno. Decisione faticosa, che spesso si prende ma poi si abbandona a metà strada. «Un po' perché non si ritiene che la situazione sia abbastanza grave. Un po' perché intervenire significa rinunciare a un certo stile di vita: e a questo non si è pronti. E noi abbiamo le mani legate».

Una volta si provava a risanare - Nell'ultimo biennio hanno trovato la forza in quarantacinque, numero più numero meno. Sono stati affiancati a un tutor, una dozzina quelli effettivamente operativi fra i trentacinque finora formati, che li aiutasse ad appianare i debiti. «Qualche risultato c'è stato: a volte la faccenda si risolve definitivamente». Rispetto al passato, però, le possibilità di intervento si sono affievolite. «All'inizio si istruivano i tutor perché predisponessero piani di risanamento. Oggi provano a insegnare come non indebitarsi ulteriormente. E, cretedeci, per chi non ha risorse sufficienti è già un bel passo». La formazione fondamentalmente non è cambiata, ma «è più strutturata. Chi si occupa degli indebitati non punta alla soluzione del problema, ma al consolidamento di una struttura di pensiero. Si insegna alla persona a gestirsi, per non aggravare la situazione. Il risanamento debitorio rimane comunque un obiettivo importante, anche se non è fattibile quando la persona inizia il percorso perché non ha sufficienti risorse. Entrare in una logica di risparmio, di contenimento delle spese e di più oculata gestione prepara il terreno per il risanamento quando le risorse vi saranno».

Oggi li si aiuta a non indebitarsi oltre - Come si intuisce chi ha bisogno e chi no? Non esistono discrimini netti, numeri. «Bisogna capire se la situazione è risolvibile in breve tempo o no». Basta anche pochissimo, per cascarci: «I genitori che non pagano la cassa malati al figlio ventenne. I giovani sono una categoria particolarmente a rischio, oggi, con la formazione che è meno lineare di una volta: perché studiano di più, cominciano tardi l'apprendistato». Risolvere, poi, richiede lungo zelo. «Per questo i nostri tutor non bastano. Ciascuno in teoria può seguire un paio di persone, magari tre. Ma di fatto non accade. L'impegno di tempo è gravoso: perché non si tratta di avere a che fare con i creditori al posto della persona indebitata, ma di starle accanto. Accompagnarla negli uffici: spesso basta questo per farla sentire meglio. Se non è sola, anche i funzionari stessi pare si mostrino più accoglienti». 

 

 

 

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