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ITALIA«Per liberarmi ho dovuto tagliare la corda»

01.09.17 - 22:29
Parla l'alpinista spagnolo protagonista della tragedia avvenuta sul Cervino e costata la vita ad un suo compagno di cordata. «Prima gli ho urlato per un quarto d'ora. Ma era morto»
Archivio Keystone
«Per liberarmi ho dovuto tagliare la corda»
Parla l'alpinista spagnolo protagonista della tragedia avvenuta sul Cervino e costata la vita ad un suo compagno di cordata. «Prima gli ho urlato per un quarto d'ora. Ma era morto»

AOSTA - «Ho dovuto tagliare la corda per liberarmi dal mio compagno appeso. È caduto ancora per un paio di metri. Prima l'ho tirata in tutti i modi per vedere se Antonio si muoveva ancora, gli ho urlato per un quarto d'ora. Ma era morto». Lo ha detto al Soccorso alpino della Guardia di finanza (Sagf) di Cervinia (I) José Manuel Arguelles Medina (37), alpinista spagnolo che sul Cervino ha assistito all'incidente costato la vita a Antonio Jesus Velez Ruiz (46).

Il terzo della cordata, Juan Ramon Jimenez Sanchez Canete (52), era più in basso. I tre arrivavano da Granada. Mercoledì, a 4400 metri, avevano avuto un problema a una corda (rimasta incastrata e accorciata di 15 metri) e stavano scendendo dopo aver allertato i soccorsi, che a causa del maltempo non potevano raggiungerli.

«Antonio è inciampato nel passaggio dalla base della scala Jordan a una corda fissa. Era l'ultimo, il più a monte. Ha fatto un volo di una ventina di metri e io, secondo nella cordata, per lo strattone sono finito a testa in giù», ha aggiunto Medina.

A chiamare poco prima i soccorsi a causa del problema alla corda era stato proprio Antonio Velez, esperto alpinista che aveva anche scalato degli ottomila nell'Himalaya. «Il suo corpo sarà recuperato non appena le condizioni lo permetteranno», spiega Massimiliano Giovannini, comandante della stazione Sagf di Cervinia.

«Non vedendoli per un po' avevo pensato che la corda si fosse incastrata di nuovo. Solo quando José mi ha raggiunto ho realizzato l'accaduto. Abbiamo quindi deciso di continuare a scendere per cercare aiuto», ha spiegato ai finanzieri Juan Ramon Jimenez Sanchez Canete. Con le batterie dei cellulari scariche, i due sono riusciti a comunicare con i soccorritori solo giovedì, dalla Capanna Carrel (3830 metri), dove è installata una radio di emergenza.

Tratti in salvo e condotti in caserma venerdì pomeriggio, i due alpinisti sono stati sentiti come persone informate sui fatti e al momento non emergono responsabilità a loro carico. Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Luca Ceccanti.

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