Il terrorista siriano fu arrestato grazie all'aiuto di alcuni suoi connazionali e si suicidò in carcere
BERLINO - Il rapporto sul caso del terrorista siriano Jaber Albakr, che lo scorso ottobre prima sfuggì alla cattura della polizia sassone, quindi venne arrestato solo grazie all'aiuto di suoi connazionali e infine si suicidò nel carcere di Lipsia, mette sul banco degli imputati le forze dell'ordine sassoni e la giustizia, compreso il ruolo svolto in quell'occasione dalla procura generale.
Quest'ultima, competente a livello federale per i casi di terrorismo, tardò ad assumere la responsabilità delle indagini.
Il rapporto, stilato dall'ex giudice costituzionale Herbert Landau per conto del Land della Sassonia, individua in una «catena di errori» la responsabilità delle falle che si succedettero in quei giorni, dovute a «mancanza di comunicazione tra funzionari federali e locali, deficit di comando, assenza di competenze linguistiche e culturali e di esperienza» sul terreno del terrorismo.
Il rapporto loda invece il lavoro delle autorità dei servizi, compreso quello dei funzionari del centro comune antiterroristico Gatz (al centro delle polemiche per il caso Amri), che riuscirono a individuare Jaber Albakr e a evitare un imminente attentato.