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LIBIAScontri fra le truppe Haftar e le milizie di Misurata

03.05.16 - 20:46
I media, in maniera però controversa, hanno parlato di quattro morti e sette feriti nelle fila di Haftar per un raid aereo di Fajr
Scontri fra le truppe Haftar e le milizie di Misurata
I media, in maniera però controversa, hanno parlato di quattro morti e sette feriti nelle fila di Haftar per un raid aereo di Fajr

SIRTE - Le forze del generale Khalifa Haftar stanno muovendo su Sirte, la roccaforte dell'Isis in Libia, e nel loro posizionamento si sono già scontrate non solo con avamposti dello Stato islamico ma anche con quelle che dovrebbero essere loro alleate: le milizie di Misurata che rispondono al premier designato Fayez Al Sarraj.

In un inquietante prodromo di un possibile scontro fra la parte est (Tobruk) e ovest (Tripoli) del paese lasciato diviso da Muammar Gheddafi, combattimenti sono stati segnalati da testimoni a sud di Sirte: a contrapporsi sono state le forze fedeli al generale Haftar e quelle alleate con le milizie di Misurata della coalizione Fajr. I combattimenti in giornata erano in corso a Zillah, una zona petrolifera nell'area di Jufra. I media, in maniera però controversa, hanno parlato di quattro morti e sette feriti nelle fila di Haftar per un raid aereo di Fajr.

Su quello che si sta delineando come "il fronte orientale" anti-Isis, fonti ufficiali delle forze di Haftar hanno segnalato "scontri con armi pesanti" avvenuti lunedì fra "truppe da ricognizione" dell'esercito libico e jihadisti dello Stato islamico a sud di Nawfaliyah, sul golfo della Sirte. Si tratta di una cittadina a circa 130 km a est dall'omonima città natale di Gheddafi e vicina al "confine" est della zona controllata dall'Isis che, sulla costa, si estende per circa 250 km.

Denominandola "Qurdabiya-2", con una connotazione storicamente anti-italiana, la settimana scorsa il generale ex-gheddafiano ha annunciato un'offensiva per liberare Sirte. Sarraj, su cui la comunità internazionale punta per ricomporre la crisi libica, aveva lanciato un appello chiedendo alle forze in campo (Misurata compresa) di fermare ogni offensiva e attendere la formazione di un comando unificato che coordini l'attacco anti-Daesh. Haftar, con tutta evidenza, non sta dando ascolto all'appello e pare che nemmeno Misurata abbia saputo tenere a freno le proprie milizie. Del resto, una divisione del paese sta maturando: nonostante stia scadendo un sorta di ultimatum lanciato dall'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Martin Kobler, sui media libici regna un preoccupante silenzio sulla fiducia che il parlamento di Tobruk dovrebbe concedere all'esecutivo di Sarraj per legittimarlo pienamente.

Eppure la legittimazione di Sarraj è fondamentale per consentirgli di chiedere il sostegno internazionale, oltre che per la logistica e l'addestramento utile nella lotta all'Isis, anche per suturare una piaga che riguarda direttamente l'Italia: le migrazioni che continuano a mietere vittime e scaricare disperazione sulle sue coste. Come ha riferito l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) aggiornando a 1'357 il bilancio dei migranti morti nel Mediterraneo da inizio anno, sono stati 113 gli annegati in quattro distinti naufragi avvenuti davanti alle coste libiche tra venerdì e domenica scorsa. Gli arrivi, in Italia, Grecia, Cipro e Spagna, da gennaio sono più che triplicati a quota 185 mila rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso

 

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