Le Monde non pubblicherà più i loro volti, altre testate hanno deciso di togliere addirittura i nomi, la politica pensa a una proposta di legge «per non glorificare le loro gesta».
PARIGI - Il primo è stato Le Monde: che ha deciso di non pubblicare più le fotografie dei terroristi. Una scelta che in Francia ha subito fatto proseliti: la tv all news Bfmtv d'ora in poi ne pixellerà i visi, mentre radio Europe 1 e France 24 andranno addirittura oltre. Non faranno più i nomi di chi semina morte in nome di Allah. Il quotidiano La Croix si limiterà alle iniziali.
Una presa di posizione, diventata in breve tempo un fenomeno, che non poteva lasciare indifferente la politica. Destra e sinistra si sono unite e già ipotizzano una proposta di legge per rendere anonimi i jihadisti. Perché l'informazione è una maniera - sia pure implicita - per celebrare le loro gesta, prova a convincere il popolo della rete, che ha raccolto oltre 80mila firme per chiedere che venga fatto silenzio. Non come atto di censura, ma per non rendersi complici dell'odio.
Per il sociologo francese Frédéric Martel è una scelta miope. Presuntuosa, anzi: che non tiene conto di come l'informazione, oggi, non sia solo prerogativa delle testate ufficiali, ma trovi spazio anche più ampio sui social, in grado così di vanificare ogni tentativo di prendere le distanze dall'Isis. L'ha spiegato sul quotidiano La Repubblica, che da mercoledì si è aggiunto alla lista di chi aspira a «silenziare il terrorismo», ha scritto il direttore Mario Calabresi in un editoriale. «Non mostrare vittime e carnefici certamente ci permette di vivere più sereni: ma è corretto per chi ha il dovere di informare e per chi vuole essere informato?», si è domandato e ha domandato in prima pagina, mettendo in rilievo le contraddizioni di una decisione che potrebbe anche, alla fine, dimostrarsi semplicemente sterile. «Non illudiamoci che i terroristi se ne abbiamo a male o si preoccupino se non verranno più ritratti sui giornali - ha messo in guardia - Ma certamente i lettori apprezzeranno una minore esposizione delle loro gesta ma soprattutto delle conseguenze».