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NIZZA«La radicalizzazione è più rapida con i social network»

20.07.16 - 13:21
Gli attentatori di Nizza e Würzburg si sono radicalizzati in poco tempo. E hanno utilizzato armi facilmente reperibili. In futuro dobbiamo aspettarci più attentati di questo genere?
«La radicalizzazione è più rapida con i social network»
Gli attentatori di Nizza e Würzburg si sono radicalizzati in poco tempo. E hanno utilizzato armi facilmente reperibili. In futuro dobbiamo aspettarci più attentati di questo genere?

Signor Vidino*, cosa accomuna gli attentatori di Nizza e di Würzburg?

«Ogni caso è unico. In entrambi la radicalizzazione sembra essere avvenuta molto rapidamente. È un processo che osserviamo anche con altre persone: a volte bastano poche settimane. Questo anche a causa dei social media e di internet. In casi come questi i servizi d’intelligence hanno a malapena il tempo di seguire ogni indizio o di reagire».

Pare comunque che i due attentatori non avessero pianificato i loro gesti, ma che abbiano semplicemente agito.

«Questo è il messaggio che diffondono. Ed è per questo motivo che in internet vengono celebrati da sostenitori dell’ISIS e da fondamentalisti islamici di tutto il mondo. Su Instagram o Twitter molti di loro hanno sostituito l’immagine di profilo con la foto dell’attentatore di Orlando. Sono personaggi che diventano degli eroi».

In futuro dobbiamo quindi aspettarci più attentati “primitivi”?

«Si tratta di un fenomeno che stiamo osservando da più tempo. Gli autori di questi gesti dicono al resto del mondo: “Ehi, con strumenti semplici si può arrecare molto danno”. Basta prendere in considerazione quanto accaduto a Nizza: il gesto dell’attentatore è stato terribilmente efficiente. C’è comunque anche un altro elemento da considerare, cioè il motivo che sta dietro al gesto: gli attentatori vogliono attirare l’attenzione sui loro problemi personali e scelgono un modo che desti scalpore».

Quindi non sono per forza dei fondamentalisti islamici?

«Lo sono. Ma la loro radicalizzazione viene accelerata da problemi personali. Se guardiamo al passato, troviamo per esempio chi si è fatto saltare in aria davanti a un ristorante McDonald’s perché era stato lasciato dalla moglie e non poteva più vedere i figli. Oppure un palestinese che dopo un licenziamento aveva trasformato il suo problema personale in una questione politica, e ha fatto saltare una bomba davanti a una sinagoga».

E l’ISIS è sempre più veloce a rivendicare gli attacchi.

«Entrambe le parti ne approfittano: l’attentatore ottiene molta più attenzione se afferma di agire in nome dell’ISIS, mentre l’ISIS è soddisfatta, perché fa nuovamente parlare di sé».

*Lorenzo Vidino è il direttore del Programma sull’estremismo alla George Washington University di Washington D.C.

 

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