Cerca e trova immobili

STORIEBeppe il Citrico

14.01.13 - 12:30
Quando acidità fa rima con coerenza
None
Beppe il Citrico
Quando acidità fa rima con coerenza

Osservo il panorama dal culmine del Bricco. Ogni vigneto ha filari orientati diversamente, per favorire l'esposizione al sole, come uno splendido mosaico di testoline pettinate un po' di qua e un po' di là.  Una chiesa in mezzo a un gruppo di case, un castello, un podere, un ciabòt (piccolo fabbricato che agevola il lavoro ai  viticoltori piemontesi), punteggiano le colline permettendomi di orientarmi meglio. 

Guardo l'orologio. È ora. Ho un appuntamento e voglio arrivare puntuale. Queste colline sono tanto romantiche quanto disorientanti. Non vorrei sbagliare strada e arrivare in ritardo. Scendo, salgo, svolto più volte prima di arrivare al numero 3 che cercavo. Dev'essere qui. All'esterno del cancello c'è un cartello con l'indicazione della cantina. Lo vedi solo quando ci sei davanti. Per fortuna che c'è ancora abbastanza luce.

Parcheggio e mi avvio verso quello che sembra il portone di casa.  Salgo i tre scalini che mi portano all'uscio e suono il campanello. Intravedo una luce a una finestra.

Aspetto. 

Non si muove nessuno. Forse non mi ha sentita. 

Risuono e aspetto. 

Nulla. Sono un po' scoraggiata. Avevo concordato l'appuntamento in settimana. Non può essersene scordato... 

Improvvisamente si apre una porta su un altro lato della costruzione. Una testa fa capolino. È lui, penso. Mi appare scuro. Lo saluto e mi dirigo nella sua direzione. Di fronte al portone, incastonato nelle mattonelle del cortile, vedo il disegno di una lira, lo stemma della cantina. Mi saluta e mi dice che non ha tempo. Sta facendo dei lavori in cantina e tra poco deve uscire. Per visitare la sua cantina ci vuole un appuntamento. Comprendo il perché del suo soprannome. L'acido citrico è pungente, simile al succo di limone. Quando lo assaggi storci la bocca.

Allora gli spiego che ho chiamato in settimana e che ci eravamo accordati. Dopo un momento di silenzio si ricorda. Apre la porta e mi fa entrare. Che fortuna... 

Mi fa strada verso la cantina. Sotto ci sono già dei visitatori. Saluto tutti e ascolto in silenzio. Il Citrico ci fa assaggiare dei vini dalle sue botti. Un paio e poi le persone presenti si congedano. Rimango con lui. Nella luce fioca riesco a vedere una moltitudine di oggetti apparentemente di poco valore, ma di grande ricchezza di contenuti. Una sedia fatta con le assi di una botte. Una forma di parmigiano interamente scavata. Bottiglie ovunque. Vecchissime e recenti. Sue e di altri. Alla mia sinistra la foto di un cane.

Allora mi ricordo che oltre che essere viticoltore il Citrico è anche veterinario. Mi sembra di vederlo scorrazzare su e giù per le colline con la sua moto e la borsa degli attrezzi, quando diversi anni prima esercitava ancora la professione. Una sorta di James Herriot delle Langhe. Lo osservo mentre mi racconta della sua vita, delle sue vicissitudini. Interessantissimo il suo modo di comunicare. Un sigaro gli pende dalle labbra. Mentre lo riaccende mi parla dell'amico veterinario che una mattina alle 6 lo ha tirato giù dal letto per dirgli che aveva finalmente trovato la giusta definizione di quello che stava cercando. 

Il termine femmine - che sta per donne - ricorre di frequente nei suoi racconti. Ha un occhio clinico e le sue descrizioni sono assolutamente azzeccate. Mi piace il suo mondo. Il Citrico si batte per la conservazione della tradizione vinicola della sua regione. La sua logica è chiara e comprensibile. Detesta tutto ciò che allontana dalla verità e dalla storia. Allora comprendo che la sua acidità non è atta a pungere il primo che capita, tanto per sfogarsi. La sua acidità è l'espressione di una coerenza di vita. Di un forte legame al passato. Di una difesa del patrimonio genetico della sua regione. 

L'acido citrico è naturalmente presente nel vino in basse concentrazioni e gli conferisce una sensazione acidula e gradevole. Equilibra il gusto e ne favorisce la conservazione. Dev'essere per questo che lo chiamano il Citrico...

Le sue storie sono avvincenti. Inizia una frase poi si ferma come se avesse perso il filo del discorso, inclina leggermente il capo da un lato, gli occhi persi a osservare immagini che non vedo, ma che cerco di indovinare ed ecco che riprende con un entusiasmo travolgente. Balla con le parole il Citrico. Si ferma e, in perfetta armonia con la musica, riprende quando non te lo aspetti e ti fa volteggiare. Ti guida come un ballerino provetto. Se sai ascoltarlo vorresti che non si fermasse mai.

È tardi. Devo rientrare mio malgrado.

Cerco di interromperlo, lo ringrazio e lo saluto. La cosa si ripete almeno altre tre volte. 

Non sono solo io che non voglio partire. 

L'aria fredda dell'inverno e il buio della notte mi investono riportandomi alla realtà.

Devo assolutamente tornare, penso.

Non abbiamo parlato di vino. Ma non è stato necessario. Quello che ho assaggiato è in perfetta linea con il personaggio. 

La sera condivido una sua bottiglia a cena con gli amici. 

E mentre tutti apprezzano quell'annata particolarmente ben riuscita io penso al Citrico.

Esistono ancora i maschi... 

 

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE