La posizione del Consiglio di Stato, che invita inoltre a respingere l'iniziativa “Giù le mani dalle Officine”. Il voto il prossimo 19 maggio
BELLINZONA - Un sì al decreto legislativo per la fluidificazione della tratta Cadenazzo-Quartino e un no all’iniziativa popolare “Giù le mani dalle Officine”. Il Governo ticinese ha argomentato oggi la propria posizione sui due oggetti cantonali in votazione il prossimo 19 maggio.
Autoregolazione «ormai superata» - Quella del traffico sul Piano di Magadino è «una questione squisitamente tecnica che ha assunto una valenza politica» ha sottolineato Claudio Zali, presentando gli interventi che mirano a dimezzare i tempi di percorrenza nelle ore di punta sull’asse Bellinzona-Locarno (da 29 a 14 minuti). Nel dettaglio, la soluzione proposta prevede lo smantellamento di tre rotonde (Quartino Luserte, Contone Ovest e Contone Est) che saranno sostituite da tre semafori.
Una terza tappa di interventi - che segue quelle del 2011 e del 2016 - resa necessaria dall’evoluzione del traffico, che dal 1995 è cresciuto del 20%, arrivando oggi a circa 28mila veicoli al giorno. L’autoregolazione è «ormai superata» ha precisato Zali e l’obiettivo della semaforizzazione coordinata è quello di «restituire qualità di vita al comparto», riducendo i tempi medi di percorrenza e il numero di giorni all’anno di congestione del traffico attraverso misure realizzabili in tempi brevi e con un investimento finanziario limitato (il credito votato è di 3,3 milioni di franchi).
Le Officine a Castione - Bocciatura confermata dal Consiglio di Stato invece per l’iniziativa “Giù le mani dalle Officine”. «Il 2019 non è il 2008» ha evidenziato Christian Vitta, sottolineando come la situazione sia nel frattempo mutata. Il dialogo tra Cantone - che a suo tempo aveva sostenuto la reazione - e le FFS «ha ripreso a svolgersi su nuove basi».
Ricordando il sostegno del Parlamento e del Legislativo di Bellinzona, il presidente del Governo ticinese ha in primis argomentato la posizione dell’Esecutivo attraverso il duplice risultato ottenuto: la permanenza in Ticino dello stabilimento e la promozione di un «nuovo quartiere di elevata qualità» sull’attuale sedime delle Officine. «Quanto si intende realizzare rappresenta un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare».
«A ognuno il suo mestiere» - «Coinvolgere lo Stato nella gestione di uno stabilimento industriale, che opera in un contesto di elevata competitività internazionale, esula manifestamente dalle sue competenze» ha inoltre spiegato Vitta, ricordando come non sia «per nulla garantito che l’iniziativa possa essere attuata come immaginato dai suoi promotori».
In caso di mancata collaborazione con l’ex regia federale l’iniziativa prevede infatti la possibilità per il Cantone di ricorrere a misure di espropriazione. Misure che potrebbero porre problematiche ed «incognite finanziarie» in termini di ammissibilità e indennizzi. In caso di espropriazione toccherebbe al Cantone assumersi i costi e la gestione delle attività delle Officine. Un’operazione «rischiosa», che potrebbe «gravare i conti dello Stato».