Luce verde dal Gran Consiglio, che ha vincolato il Consiglio di Stato a presentare fra due anni un rapporto sulle criticità emerse. La critica di UNIA: «Politica che rinuncia»
BELLINZONA - Il Gran Consiglio ha dato oggi il via libera alla riorganizzazione del settore esecuzione e fallimenti, vincolando il Consiglio di Stato a «presentare un rapporto di verifica e valutazione alla luce delle criticità emerse» a due anni dall’approvazione. Il plenum ha accolto a larga maggioranza - 74 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti - le conclusioni presentate dal rapporto della Commissione della gestione (relatore Giacomo Garzoli).
Nel corso del dibattito non è mancata qualche scintilla, in particolare quando il deputato Matteo Pronzini - uno dei due contrari - ha rilevato che «i membri della commissione hanno perfettamente capito» le problematiche «ma hanno preferito rispettare i principi dell’austerità dello Stato». Una scelta, ha sottolineato il deputato MPS, «grave e irresponsabile». D’altro canto, il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi ha invece sottolineato come il settore non sia confrontato con «un’emergenza». In altre parole «la funzionalità c’è».
Funzionalità che, a fianco della «necessità di garantire la qualità del servizio», è stata una delle motivazioni pronunciate dal consigliere di Stato contro l’emendamento presentato da Germano Mattei, poi respinto dal plenum (46 voti contrari, 30 favorevoli e un astenuto).
«La politica rinuncia» - La decisione del Gran Consiglio non è stata ben accolta da Unia, che in un comunicato ha fatto eco a quanto espresso da Pronzini, criticando il rapporto della Gestione. Un rapporto «che non offre alcuna risposta» al fenomeno dei fallimenti pilotati. «Incurante delle derive sociali ed economiche», scrive il sindacato, la Commissione «ha deciso di lasciare immutata la situazione» mentre «era lecito attendersi una decisa inversione di rotta».