Germano Mattei critica i deputati che hanno interrogato il Governo: «Inumani. Sono disgustato». Robbiani replica: «Non prendo lezioni da chi definisce gli omosessuali delle checche»
BELLINZONA - Si è arricchita oggi di nuovi capitoli la discussione esplosa ieri a seguito del caso dell’ex impiegata del Bellinzonese licenziata da una banca per furti a danno dei clienti e poi assunta dal Dipartimento della sanità e della socialità (DSS). Nel giro di poche ore, ben due interrogazioni - una autografata dal gruppo Udc-La Destra (prima firmataria Lara Filippini) e l’altra dal deputato leghista Massimiliano Robbiani - sono partite in direzione di Palazzo delle Orsoline, sollecitando una risposta da parte del Consiglio di Stato.
I due atti sono finiti questa mattina nel mirino di Germano Mattei, che attraverso un post su Facebook ha pesantemente criticato i colleghi parlamentari. «Tra Filippini e Robbiani vi è un fil rouge di inumanità», ha ammonito il deputato di Montagna Viva, complimentandosi invece con il Cantone e il DSS per aver teso una mano nei confronti della donna, aiutandola a rientrare in attività dopo uno sbaglio. «Deve essere alla berlina in eterno, senza alcuna altra possibilità di vivere una nuova vita professionale?», si è inoltre chiesto Mattei, dicendosi «disgustato» dal comportamento dei firmatari.
«Non prendo lezioni...» - La reazione del deputato leghista non si è fatta troppo attendere. «Prendere lezioni da chi definisce gli omosessuali delle checche fa sorridere», scrive su Facebook Robbiani, che poi rincara la dose: «Faccia meno "marchette" con i PPD e la pianti di nascondersi con il nomignolo Montagna Viva».
Anche Bühler nella mischia - Anche Alain Bühler ha deciso di esprimersi sulla vicenda, unendosi alla "bagarre". Sul medesimo social network, il vicepresidente dell’UDC ticinese ha difeso l’operato dei colleghi di partito, bacchettando le affermazioni di Mattei. «Non è questione di inumanità ma di rettitudine - scrive Bühler -. Quella che manca a chi si disgusta se dei Granconsiglieri chiedono lecitamente numi su un affare, l’ennesimo, poco edificante per l’Amministrazione pubblica ticinese».