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LUGANOScontro tra Canetta e Caratti sul caso Lumino's e Barra

18.10.13 - 09:08
Punzecchiature e critiche tra i due direttori. Caratti: "In RSI roba da regime". Canetta: "Lavoriamo con coscienza e rispetto"
Ti Press
Scontro tra Canetta e Caratti sul caso Lumino's e Barra
Punzecchiature e critiche tra i due direttori. Caratti: "In RSI roba da regime". Canetta: "Lavoriamo con coscienza e rispetto"

LUGANO - Battibecchi tra direttori quello che si gioca oggi su la RegioneTicino. Da una parte Matteo Caratti, direttore del quotidiano con sede a Bellinzona, dall'altra Maurizio Canetta, direttore dell'informazione della RSI.

Ieri Matteo Caratti, in un editoriale dal titolo "Contatti e silenzi imbarazzanti", aveva bacchettato l'informazione della nostra radio e tv di Stato in merito al caso Lumino's e al coinvolgimento di Michele Barra, puntando il dito contro il fatto che la RSi abbia fatto un lavoro di scarso giornalismo nel riferire di una vicenda che ha tenuto banco per diversi giorni sui media ticinesi. "Andate anche a vedere - scriveva ieri Caratti - quando noi abbiamo iniziato a interessarci del caso Lumino’s e quando invece, tanto per non parlare della concorrenza scritta, si è finalmente svegliata dal letargo la potente Rsi? Roba da regime! Di questo passo tanto vale che Comano punti tutto sui giochi a premi. Potremo perlomeno risparmiare e chiedere a Berna un dimezzamento del canone".

Parole che hanno spinto Maurizio Canetta a intervenire direttamente sul giornale. "Egregio direttore - scrive Canetta - ho letto con la consueta attenzione che dedico al lavoro dei colleghi, soprattutto se di valore come Lei, l’editoriale di ieri de ‘laRegione’, del quale ho apprezzato la capacità di argomentare a sostegno della sua opinione". Ppo passa alla critica. "Peccato soltanto che l’ultimo paragrafo sfugga alla regola principale e aurea del nostro mestiere, quella che impone al giornalista la spiegazione della propria tesi, soprattutto se gravemente lesiva della dignità professionale di chi è chiamato in causa. In poche righe Lei liquida l’informazione della Rsi, attribuendole sul caso Lumino’s-Barra (...) un letargo complice, che Lei definisce “roba da regime”. Stendo un velo pietoso sulla proposta che la Rsi debba a questo punto puntare soltanto sui giochi a premi e la attribuisco a una voglia di paradosso che mal si addice, a mio parere, al rigore e alla serietà cui ci ha abituato la testata che Lei dirige. Tra l’altro, i colleghi dello sport e della cultura sono, chissà perché, accomunati ai “giornalisti di regime” che ho l’onore di dirigere e dei quali, mi par di capire, Lei preferirebbe fare a meno, pur senza spiegare il perché". E infine la difesa al proprio operato. "L’informazione della Rsi - scrive Canetta - lavora con coscienza e rispetto delle norme deontologiche e professionali e dalle poche, lapidarie e non argomentate righe a noi dedicate nell’editoriale di ieri non rilevo nessuna argomentazione a sostegno della sua tesi, ma solo una incomprensibile volontà di sparare ad alzo zero. Aspetto quindi fiducioso elementi concreti, che mi permettano di capire le motivazioni del suo convincimento e ai quali io possa rispondere. Il servizio pubblico si legittima anche per la capacità di rendere conto delle proprie scelte e del proprio operato, soprattutto di fronte a critici qualificati. Per farlo però, necessita di interlocutori all’altezza. La ringrazio per l’attenzione".

Tirato in causa, il direttore Caratti risponde sempre oggi sul giornale. "Dal momento dell’arresto di Girardi, un arresto che scotta per le varie implicazioni, cosa è stato farina del vostro sacco? Per rispondere basta andare a riascoltare i diversi Radiogiornali e Quotidiani della scorsa settimana e dare un’occhiata, già che ci siamo, ad esempio ai due servizi apparsi successivamente su ‘laRegioneTicino’ venerdì 11 ottobre dal titolo ‘Girardi ha registrato pure Barra’ e sabato 12 ottobre dal titolo ‘Via dal Ticino gente come Girardi’, oltre alle due paginate uscite domenica sul ‘Caffè’".

"Cosa significa ciò?" si chiede  Caratti. "Che le testate ammiraglie menzionate (Cronache della Svizzera italiana e Quotidiano), non hanno – mettiamola così – brillato per il loro lavoro giornalistico, inteso come capacità di diffondere con tempestività notizie in esclusiva, informare compiutamente l’opinione pubblica su fatti importanti e non certo banali che, nella fattispecie riguardano direttamente la qualità della democrazia nella quale viviamo. Testate che si sono però scatenate, solo in un secondo tempo, ossia questa settimana, quando ormai i buoi erano già ampiamente fuori dalla stalla: cioè quando certe notizie erano ormai già in circolazione urbi et orbi. Purtroppo, nulla di nuovo sotto il sole ticinese, quando c’è materiale che scotta. Peccato, perché so che avete ottimi, preparati, scalpitanti, giornalisti e ottime trasmissioni per poter svolgere anche questo lavoro, soprattutto di informazione oltre che d’indagine e d’inchiesta".

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