In questi giorni le Cantine stanno pagando le uve della vendemmia. I quantitativi eccessivi hanno ridotto i prezzi. «Ma era stato detto» spiega il direttore dell’Interprofessione della vite
BELLINZONA - «Tanti chili, ma pochi gradi. Per la vendemmia 2019 riceverò circa 3.000 franchi in meno». È l’amara testimonianza di un produttore di uva Merlot che sconta, come altri suoi colleghi, quel “declino dei prezzi” riferito alcuni giorni fa dalla Sezione dell’agricoltura. È lo stesso viticoltore sopracenerino che a settembre si era sfogato con Tio/20Minuti per il “baratto inatteso” giunto dalla sua Cantina di riferimento che voleva retribuirgli una parte dell’uva con bottiglie di vino… A inizio dicembre la stessa Cantina ha deciso di pagare tutto in contanti, per sostenere i suoi viticoltori già penalizzati da una scala dei prezzi indicativi più bassa.
Il patto estivo - Per il 2019 l’Interprofessione della vite e del vino ticinese (Ivvt) ha fissato infatti un prezzo base di 3.65 franchi per chilo di uva Merlot (con 87,4 gradi Oechsle). Decisamente meno rispetto ai 4.15 indicati dall’accordo di metà luglio tra viticoltori e trasformatori. «Non c’è stata nessuna rottura di quell’intesa - spiega però Andrea Conconi, direttore dell’Ivvt -. Già in estate avevamo detto che ci sarebbero state delle deduzioni a causa del mercato e degli stock in cantina».
Annata 2019: di più per meno - E deduzione c’è stata: dal prezzo di luglio è stato scalato un 4% a sostegno delle vendite e un ulteriore 8% per gli eccessivi quantitativi prodotti. Risultato finale: si produce di più, circa il 10% rispetto alla media decennale, ma il valore globale della vendemmia 2019 - stimato in 26 milioni di franchi - è sceso del 6% rispetto all’anno prima (e del 3% sulla media degli ultimi dieci anni).
Gli eccessi in vigna - Sono numeri e percentuali di una viticoltura che sta attraversando un momento assai delicato. Intendiamoci, altri sono messi anche peggio: «La più grande cantina svizzera, la Provins - ricorda Conconi - non ha ancora pagato l’ultima rata della vendemmia 2018». Anche in Ticino ci si scontra con quantitativi d’uva difficilmente assorbibili da un mercato «molto stagnante, in cui la gente beve sempre meno». Non tutti sembrano consapevoli: «Ci sono stati produttori che hanno consegnato quantitativi di 1,3 kg al metro quadro quando la Doc indica 1 chilo. È chiaro che tanto vino in cantina crea delle difficoltà di smercio».
Soluzioni allo studio - Le soluzioni per intervenire non mancano e l’Interprofessione ne discuterà già a gennaio. Crescono, ad esempio, le pressioni per aumentare i prezzi dell’uva di collina rispetto a quella di pianura (dove la meccanizzazione spariglia il confronto): «Ma ci sono due scuole di pensiero. Una sostiene che alla stessa resa al m2 l’uva di collina non ha una qualità per forza inferiore, l’altra afferma il contrario. Tuttavia con un prezzo più alto i produttori di collina potrebbero non trovare il trasformatore che compra. Qui da noi non è la denominazione, la zona di produzione, che fa la differenza. Discuteremo sicuramente se abbassare le rese al metro quadro a 800 grammi».
La proposta eretica - Non tutti i viticoltori di collina auspicano però un aumento dei prezzi delle loro uve, il nostro interlocutore sopracenerino suggerisce invece di abbassarli per la pianura: «Bisognerebbe studiare un pagamento sulla base della declività. Penalizzando, non di colpo ma gradualmente nel tempo, chi effettua quantitativi grandi beneficiando di costi irrisori rispetto ai nostri». La questione, aggiunge, non è solo economica: «Se abbandoniamo i ronchi, coi loro terrazzamenti, perdiamo un pezzo di storia e paesaggio ticinesi».
La battaglia sugli sconti - Di sicuro è arduo soddisfare produttori e cantine, avere cioè la botte piena e la moglie ubriaca: «Abbassando le rese a 800 grammi - riprende Conconi - ci troveremmo con meno vino a un prezzo alto, per cui sarà difficile fare una scontistica». Ma anche in questo campo la concorrenza è agguerrita: «Basti dire che la Spagna ha ricevuto 120 milioni di euro dall’Unione europea per la promozione dei suoi vini nei Paesi extracomunitari». Per chiudere dal direttore dell’Ivvt una nota d’ottimismo e una un po’ più cupa: «Nonostante tutto in diversi mi dicono di star vendendo bene sotto Natale. Non mi spaventa l’ultima vendemmia, ma la prossima».