L’avvocatessa luganese, nonostante sia in malattia, si difende con un comunicato stampa: «Colpevoli di intrallazzo illegale».
LUGANO - Il giudice Marco Villa e la sua corte, secondo lei, non avrebbero il potere di giudicarla. Perché? Un ricorso che chiede la ricusazione della corte è pendente al Tribunale federale. «La decisione di aprire il processo ieri da parte di una corte congelata per effetto del processo di ricusazione in corso - scrive Peran - è gravemente illegale e abusiva». L’avvocatessa, infatti, ritiene che né il giudice VIlla, né il Tribunale penale cantonale, abbiano giurisdizione per il caso in cui è imputata di appropriazione indebita e svariati altri reati.
Anzi, aggiunge l’ex esponente socialista, «la loro condotta potrebbe integrare gli elementi costitutivi dei seguenti reati penali: intrallazzo illegale con i denuncianti riciclatori pregiudicati e il loro favoreggiamento, collaborazione illegale e stretta obbedienza ai loro avvocati, uso illegale del Tribunale penale cantonale, infedeltà della carica di magistrato, sviamento della giustizia, alto tradimento e altri ancora». Rendiamo attenti i lettori che buona parte di questi reati non esistono, quantomeno in questa forma, nel codice penale svizzero.
In realtà, durante il processo di ieri, dell’istanza di ricusazione si è parlato in aula. Il giudice Villa ha spiegato come il Tribunale federale non abbia segnalato in alcun modo un effetto sospensivo, si è quindi ritenuto che il processo, a meno di indicazioni differenti da Losanna, possa continuare regolarmente, riprenderà verosimilmente in ottobre, in seguito alla pausa forzata imposta dal guaio medico che ha colpito l’avvocatessa Peran. Non presentatasi ieri in aula, ha inviato al suo posto un certificato medico valido dal 9 al 12 agosto, date previste per il processo. La corte ha ritenuto la sua assenza «non giustificata».