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CHIASSOOnorificenze di guerra. Cittadinanza onoraria a un americano

20.08.10 - 10:53
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Onorificenze di guerra. Cittadinanza onoraria a un americano

CHIASSO - Il Municipio, in segno di profonda gratitudine per l’operato del Col Mario Martinoni, che risolse, negli ultimi momenti della Seconda Guerra Mondiale, un momento di forte tensione allontanando i tedeschi che premevano alla frontiera di Chiasso ottenendo la loro resa senza l'uso delle armi, ha deciso di dedicare alla sua persona una via, l’attuale tratto di strada, che dal Park & Ride della stazione ferroviaria, lato est, scende in direzione di Piazza Elvezia verso la dogana, per uscire in Italia.

Inoltre, avendo contribuito in modo importante alla risoluzione in misura pacifica di una situazione di tensione, che avrebbe potuto degenerare con gravi conseguenze anche per la popolazione locale, al Colonnello dell'esercito americano Joseph Benjamin McDivitt, è stato concessa la cittadinanza onoraria.
 

Antefatto - Il 25 aprile 1945 al varco di Chiasso si erano messi in luce i sintomi che denotavano un’imminente partenza dei presidiatori germanici. La città era stata consegnata al Comitato di Liberazione e Milano era già stata occupata dai Partigiani. Nella mattinata del 26 aprile 1945 anche tutti gli edifici statali della regia Dogana internazionale alla stazione di Chiasso vennero occupati da funzionari badogliani, dipendenti della legazione italiana di Berna. Il trapasso delle consegne venne legalizzato dal Console d’Italia a Lugano, il quale già a Chiasso la mattina presto, si era messo in contatto con le autorità svizzere, informandole della legalizzazione e della regolarizzazione del trapasso a cui intendeva sovraintendere.

I fatti di Chiasso - Quando ormai si credeva tutto sistemato, ecco che inaspettatamente nel tardo pomeriggio del 27 aprile 1945 giunse a Pontechiasso una colonna di militari tedeschi armati di tutto punto con l’intenzione di passare in Svizzera. Nel frattempo altri militari tedeschi si erano aggiunti, portando così a trecento il numero di chi cercava di entrare. Le nostre Autorità avevano vietato l’entrata. Le autorità militari avevano preso tutte le misure atte a far rispettare la decisione del Consiglio federale. Verso la mezzanotte ebbe luogo una sparatoria fra gruppi di Tedeschi e Partigiani che li attaccavano. Alla una di notte a Monte Olimpino si udirono suonare le campane a festa e dalla regione di Como lo sparo a salve dei cannoni, che annunciavano l’arrivo delle avanguardie americane a Como. I Tedeschi avevano rifiutato di consegnare le armi ai Partigiani.

Il Comando militare svizzero intensificò le misure protettive e alle due di notte diede l’ordine di evacuare completamente la popolazione civile da tutta la zona compresa fra la dogana svizzera fin quasi all’altezza di Piazza Indipendenza, la quale venne ricoverata nella palestra comunale, all’asilo infantile e nel salone dell’oratorio. Frattanto piccoli gruppi di Tedeschi erano riusciti ad entrare in Svizzera dalla regione boschiva e chiedevano di potersi consegnare. I Tedeschi al valico non intendevano consegnare le armi, né ai Partigiani, né agli Americani. Chiedevano di essere accettati in Svizzera ma il permesso non veniva concesso dalle nostre Autorità.

Poco dopo la mezzanotte, alle prime ore del 28 aprile 1945 giungeva a Chiasso il Col Mario Martinoni, Comandante del reggimento fanteria ticinese 32, il quale si mise in comunicazione con Berna, ma il Consiglio federale si manteneva sulla decisione del blocco alla frontiera nei confronti di qualsiasi militare. Il Col Martinoni, unitamente al Capitano Regli e al capo della Questura italiana, si recò quindi a Como a parlamentare con il Comando americano della Divisione blindata, giunta nella notte, e stazionato all’albergo Monopole Suisse.

Venne deciso che una pattuglia americana sarebbe stata inviata a Pontechiasso a prendere in consegna i Tedeschi preventivamente disarmati dall’intervento del Col Martinoni presso il Comando tedesco. La pattuglia americana avrebbe atteso a Monte Olipino finché i Tedeschi non avessero deposto le armi. E così avvenne, grazie all’opera di convincimento del Col Martinoni. Il carico di esplosivi con gli autocarri con più di 12 tonnellate di esplosivo e munizioni entrò in Svizzera e venne convogliato all’interno del Paese. Giunsero quindi una trentina di Americani comandati da un maggiore, che caricò le armi deposte e i tedeschi seguirono la autoblinde in direzione di Como.

McDivitt - A Como, Joseph McDivitt venne delegato all’incontro con il Col Martinoni, che si svolse presso la Prefettura di Como, ove era pure presente il Console generale svizzero a Milano, Franco Brenni. I Tedeschi premevano alla frontiera di Chiasso chiedendo perentoriamente di poter entrare in Svizzera, poiché erano convinti che gli Americani li avrebbero consegnati ai Sovietici.

E’ grazie alla parola d’onore dell’allora maggiore McDivitt, secondo cui in nessun caso i Tedeschi sarebbero stati consegnati ai Sovietici, che la mediazione condotta ad opera del Col Martinoni e del Console Brenni, ottenne il proprio compimento con la resa dei Tedeschi senza lo sparo di un colpo.
Non va dimenticato che si trattava di momenti drammatici: lo stesso 28 aprile 1945 vennero infatti fucilati Mussolini, la Petacci e una serie di alti responsabili del regime fascista.

 

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