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TICINOOltre 50 denunce di truffe on line lo scorso anno, la polizia: "Abbiamo le mani legate"

28.02.05 - 07:12
Tra finte vincite a lotterie, richieste ambigue di banche fasulle, aste e furti di identità, sono più di 50 le denunce di truffe on line giunte lo scorso anno in polizia, la quale però avverte che di fronte a questi casi può fare ben poco
Foto d'archivio
Oltre 50 denunce di truffe on line lo scorso anno, la polizia: "Abbiamo le mani legate"
Tra finte vincite a lotterie, richieste ambigue di banche fasulle, aste e furti di identità, sono più di 50 le denunce di truffe on line giunte lo scorso anno in polizia, la quale però avverte che di fronte a questi casi può fare ben poco


LUGANO - Sempre più truffe nel complicato  mondo di Internet e riuscire a combatterle è come andare contro i mulini a vento. Lo sa molto bene la polizia cantonale che lo scorso anno ha ricevuto una cinquantina di denunce da parte di utenti ticinesi che si sono visti arrivare nella propria posta elettronica un messaggio con finalità truffaldine.

Un fenomeno in crescendo che ha spinto la polizia lo scorso anno a lanciare due importanti inviti alla prudenza: "Abbiamo iniziato ad occuparci di truffe on line ancora più seriamente rispetto al passato  - ci ha spiegato Enea Filippini della polcantonale che si è occupato a fondo del problema -   Il fenomeno va un po' a cicli. Ci sono  dei periodi in cui non abbiamo segnalazioni, altri periodi invece  in cui i casi si verificano quotidianamente.  Questi inviti alla prudenza sono giunti proprio perchè il fenomeno era in aumento. In un solo anno siamo venuti a conoscenza di  circa 400 banche fasulle su Internet".

La polizia è giunta a questi siti grazie alle segnalazioni degli utenti. "Oltre alla cinquantina di denunce che ci sono pervenute nel corso del 2004, bisogna anche aggiungere quelle - e sono circa una decina - che riguardano ciò che in gergo viene chiamato il "phishing", ovvero il furto d'identità".

Il termine inglese si riferisce alla pesca e all'abboccamento. Il furto d'identità è quello  più sibillino e può causare molti danni. Consiste in un mail mandato da un ipotetico istituto bancario oppure da una società che si occupa di pagamenti con carte di credito in  rete. Nel mail viene comunicato all'utente che l'azienda sta rinnovando il proprio database e quindi ha bisogno  di verificare alcuni dati, tra cui il numero della carta di credito. Lo sprovveduto comunica i propri dati e il guaio è combinato. 

"Sarebbe più corretto parlare di tentativi di truffa - ci tiene a precisare Enea Filippini - fortunatamente la maggior parte della gente non ci cade. Lo scorso anno abbiamo avuto solo 3 casi di gente che è finita nel tranello. Non sono tanti, è vero, eppure ogni anno qualcuno finisce per fidarsi di questi messaggi e cade nella trappola".

Il campo più fertile alla truffa è quello delle varie aste on line, e degli acquisti. Il settore delle automobili è quello più colpito, tant'è che negli scorsi mesi si sono registrate decide di truffe un po' in tutta la Svizzera. "Anche in Ticino abbiamo avuto denunce di questo tipo.  La situazione più frequente è quella di una persona che compra un oggetto on line, e dopo averlo pagato non riceve ciò che ha acquistato. Oppure capita che il compratore non spedisce i soldi".

Di fronte a denunce di questo genere la polizia può fare ben poco e ce lo dice chiaramente: "Abbiamo le mani legate. Questi siti si trovano quasi tutti all'estero, quindi è praticamente impossibile riuscire ad arrivare a chi si nasconde dietro. Siamo impotenti per  questioni di competenze territoriali, di istanze, di fattibilità tecnica nel riuscire a identificare i truffatori. Ma è sbagliato demonizzare a priori tutti i siti in cui è possibile acquistare oggetti, ve ne sono alcuni molto seri e offrono garanzie di affidabilità".

Non resta quindi che affidarsi al buon senso e scartare le proposte strane che arrivano nei nostri e-mail. "Il problema è che l'utente non ha ancora imparato abbastanza a diffidare da Internet. Se una persona ci ferma per strada e ci chiede come ci chiamiamo e dove abitiamo, lo mandiamo subito a quel paese. Se ce lo chiede invece uno sconosciuto su Internet,  allora - chissà per quale motivo -  siamo più inclini a rivelare i nostri dati. Si ha meno paura, forse perchè ci si sente protetti fisicamente stando tra le mura domestiche".

Sal Feo

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