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SVIZZERAQuando (e come) gli assassini la fanno franca

14.07.23 - 17:17
C'è carenza di personale all'Istituto di medicina legale dell'Uni di Zurigo. Un bel problema per le autopsie e le indagini di tutta la Svizzera.
20min/Ela Çelik
Anche le ferite da taglio possono facilmente passare inosservate durante l'autopsia medica.
Anche le ferite da taglio possono facilmente passare inosservate durante l'autopsia medica.
Quando (e come) gli assassini la fanno franca
C'è carenza di personale all'Istituto di medicina legale dell'Uni di Zurigo. Un bel problema per le autopsie e le indagini di tutta la Svizzera.

ZURIGO - Un certificato di morte che riporta la dicitura "morte naturale" non è per forza sempre corretto, anzi. Secondo uno studio pubblicato nel 2014 sulla rivista Kriminalistik, la metà degli omicidi in Svizzera potrebbe non essere riconosciuta come tale perché la causa del decesso è erroneamente ritenuta naturale.

Gli autori dello studio sono Daniel Jositsch, membro del Consiglio degli Stati e professore di diritto penale, Christian Jackowski, attualmente direttore dell'Istituto di medicina legale di Berna, e Roland Hausmann, medico capo dell'Istituto di medicina legale dell'Ospedale universitario di San Gallo.

Errare è umano, e capita in ogni branca o settore di lavoro. Poi, le cose si complicano se c'è carenza di risorse e personale. Ed è proprio questo che preoccupa il direttore dell'Istituto di medicina legale di Zurigo (IRMZ), Michael Thali, che pochi mesi fa ha inviato una lettera ai procuratori, ai comandanti di polizia e ai quadri della polizia giudiziaria dicendo che l'istituto ha dovuto prendere provvedimenti «a causa del personale insufficiente».  

Nella missiva, Thali chiedeva quindi ai medici fare più attenzione e segnalare solo le morti «davvero sospette». Interpellato da 20 Minuten, l'IRMZ spiega che «negli ultimi mesi e anni siamo stati chiamati sempre più spesso per decessi in cui non c'erano indizi di un crimine violento». Finora, comunque, non si sono verificati «gravi colli di bottiglia nell'assistenza forense». L'istituto considera poco credibili i risultati dello studio del 2014, che fa congetture sulla base di dati presi in Germania.

Ma quali errori possono capitare durante l'analisi di un corpo? E in quali fasi? Ecco una panoramica con degli esempi reali.

Fase 1: accertamento della morte
Se una persona viene trovata senza vita, un medico deve accertarne la morte. “Si può salvare?“. Solo quando la risposta a questa domanda è negativa, la morte può essere confermata. In questa fase, l'errore possibile è quello di dichiarare morte persone che in realtà non lo erano.

Fase 2: inchiesta del medico legale
Il medico ha ora il compito di compilare il certificato di morte. Prima di farlo, deve eseguire un'adeguata autopsia, esaminando esternamente il cadavere alla ricerca di segni di violenza o di altre cause di morte non naturali. Ha tre opzioni: morte naturale, morte non naturale e morte non chiara (quest'ultima viene indicata se il medico non è in grado di spuntare senza dubbi una delle due altre categorie). Nel caso della seconda e della terza spunta, parte automaticamente una denuncia al Ministero pubblico.

Per i medici, gli esami post mortem sono spesso spiacevoli, anche perché è possibile che avvengano con le pressioni dei parenti. Può succede che in situazioni di stress un medico agisca velocemente e certifichi una morte naturale, se quest’ultima sembra plausibile. Nel 2001, il dipendente di una casa anziani di Lucerna confessò di aver ucciso almeno 22 persone anziane tra il 1995 e il 2001, in particolare somministrando loro un'overdose di sedativi. Per tutte e 22 le vittime è stata certificata la morte per cause naturali a causa dell'età avanzata e della prevedibilità del decesso.

Fase 3: ispezione legale
Se un medico segnala una morte insolita, si supera una sorta di linea rossa e si entra nel penale. In altre parole: viene chiamato un medico legale, che riesamina il cadavere. Il problema è che secondo il Codice penale, anche i medici legali possono ispezionare i cadaveri solo esternamente. Una regola che infastidisce gli esperti forensi. «Se una persona è stata soffocata, annegata o avvelenata, non c'è quasi nessuna prova esterna» commenta a 20 Minuten un patologo forense.

Un esempio è avvenuto nel canton San Gallo, quando un custode scolastico di 46 anni è stato trovato senza vita nel suo appartamento. Secondo la moglie, da cui si era separato mesi prima, l'uomo aveva recentemente lamentato un dolore alla spalla e un formicolio al braccio sinistro. Anche gli esami iniziali degli esperti forensi hanno riscontrato solo reperti aspecifici che sarebbero stati compatibili con un'insufficienza cardiaca. Solo quando la polizia ha scoperto che la moglie aveva rubato un telefono cellulare e ha esaminato più attentamente la scena del crimine, ha trovato residui di piante velenose. Si è quindi scoperto che l'uomo era stato avvelenato.

Come minimizzare gli errori? Per i medici legali, il primo medico che si occupa del cadavere deve assolutamente indicare una modalità di morte non chiara durante il primo esame post-mortem in caso di dubbio. Vogliono rivedere il codice di procedura penale in modo da poter eseguire un maggior numero di autopsie. Un postulato in merito è stato sottoposto recentemente al Consiglio federale.

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