"Jaimie" della cantante dell'estremo Sud degli States è una prova coraggiosa e piena di begli spunti
MONTGOMERY - Fondi una band-culto nella scena indie americana (gli Alabama Shakes), ci vinci pure un Grammy e poi decidi che è giunto il momento di volare con le tue ali.
E così poco prima di compiere 31 anni, Brittany Howard esce con il suo disco solista: “Jaime”. La copertina molto anni '80 non vi tragga troppo d'inganno, però, quello della giovane ateniese (perché è di Athens, Alabama) è un disco molto moderno ma anche irresistibilmente vintage per riverberi e suoni di chitarre.
Come con gli Shakes si tratta di una caleidoscopio di influenze su una base di biscotto R&B e funky ma che qui virano più in direzione hip-hop e avanguardia black più che nello psichedelico.
Non fatevi spaventare se non è proprio easy listening, “Jaime” è uno di quei dischi con tanto da dare e che merita senz'altro di essere sentito con la dovuta calma. Magari in camera sdraiati sul letto e guardando il cielo notturno fuori dalla finestra.