Il rapper losangelino ha pubblicato "I Wanna Thank Me", un disco (il suo 17esimo) che mette d’accordo un po’ tutti
LOS ANGELES - Dal giovane pischello di Long Beach, al gangster in gessato del famigerato “braccio della morte”, passando per il leone con l’anima rastafari, il pastore e il pappone.
Snoop Dogg si è spesso cambiato d’abito in quasi 30 anni di carriera e tutte le sue personalità siedono finalmente allo stesso tavolo in “I Wanna Thank Me”; un titolo a cui non servono spiegoni.
La diciassettesima fatica di Snoop accontenta un po’ tutti. Chi lo segue dall’era d’oro della West Coast in particolare troverà pezzi come “Focused”, la dedica a Nipsey Hussle nel sermone urbano di “One Blood, One Cuzz” e “Ventalation”, che porta in dote quel sound capace di lasciare le crepe nell’asfalto. Anche in cabina di regia spazio ai fedelissimi, con Battlecat, Soopafly e Swizz Beatz schierati in prima fila.
Manca giusto Dr. Dre all’appello, ma la festa è in ogni caso un successo. In fondo si sa: il lupo perde il pelo; il "cane" nemmeno quello.