Ho incontrato Leonhardt giovedì sera, pochi minuti dopo la sua ultima esibizione al Buskers di LongLake Lugano
di Marco Sestito
MESA (ARIZONA)/LUGANO - Una vocalità profonda, baritonale, traccia linee melodiche dentro ad accordature aperte e al fingerstyle che trabocca - polveroso - dalla resofonica che Christopher Lee Rutledge (34 anni), alias Leonhardt, porta con sé.
Country, folk, blues. Un amalgama acustico, nudo e crudo, essenziale, volutamente privo di inutili orpelli, desertico, documentato, finora, all’interno di quattro autoproduzioni ammalianti: un ep - “Full Blown Serenades” (2011) -, un singolo - “Wet Rebel” (2013) - e due album - “Open Deep” (2013), “The Devil Has Arrived” (2016) -.
Chris, perché Leonhardt?
«Leonhardt è il cognome di mia madre: utilizzandolo come pseudonimo ho l’impressione di riportare in vita i miei nonni materni. Erano tedeschi. Da ragazza mia madre partì dalla Germania alla volta degli Stati Uniti: ora vive a Boston, Massachusetts. Mio padre, invece, è di San Jose, California, ma da qualche tempo è di base in Alabama. Io vivo a Mesa, in Arizona».
Raccontami di te…
«Leonhardt è il mio progetto acustico, solista, più intimo direi. Nel contempo, milito in una band, in una band death metal, i Sonoran Death Call. Sono in giro da quando avevo diciassette anni. Ora ne ho trentaquattro...».
Due generi agli antipodi, country e death metal... Dentro di te convivono due anime, di conseguenza...
«Due o nessuna… (ride)».
Con la band hai pubblicato del materiale?
«No, per il momento non ancora… Il gruppo ha preso forma in tempi recenti…».
In quanti siete?
«In tre: io alla chitarra, il batterista e il vocalist».
“The Devil Has Arrived”, il tuo ultimo album, raccoglie undici tracce: che vuoi dirmi dei testi?
«Come nei versi delle produzioni precedenti, lì dentro c’è tutto me stesso, i miei stati d’animo, il mio mondo…».
Quali gli ascolti che influenzano Leonhardt?
«Gente come Jim Croce, Elvis, i Beatles, Willie Nelson…».
Tutte autoproduzioni, le tue…
«Senza label e produttori mi sento libero di fare ciò che voglio… Per me la libertà è tutto. Calcola che ho dato alla luce questo progetto sette-otto anni fa, quando vivevo a Seattle: non avevo un soldo e per sbarcare il lunario iniziai a esibirmi per strada. Di lì a poco, grazie alle mie canzoni, riuscii a rimettermi in piedi. Questo per dire che continuerò così, in solitaria, libero dai vincoli e dalle imposizioni del mercato discografico, come ho fatto finora...».
Stai lavorando a nuovo materiale?
«Ho talmente tante canzoni che potrei dare alle stampe tre album... Un giorno pubblicherò tutto quanto…».
Info: leonhardt.bandcamp.com