Nicolas Scaringella racconta la genesi di “Outsiders”, il nuovo album del progetto Adieu Gary Cooper
GINEVRA - Un progetto, Adieu Gary Cooper, nato qualche anno fa dalle ceneri di Perrine et Les Garçons, per mano dello stesso Scaringella (voce, synth), Perrine Berger (chitarra) e Paul Becquelin (chitarra). «Alla base del nostro nome - mi spiega Nicolas nel corso di una lunga telefonata - c’è il romanzo, omonimo (Gallimard, 1969), di Romain Gary: il testo narra di Lenny, un ragazzo americano in fuga dal suo Paese e dalla guerra in Vietnam... Una fuga, la sua, che lo porta a nascondersi qui, qui in Svizzera... È un addio all’America, il suo. Il nostro, invece, con la scelta di scrivere versi e strofe in francese, è un addio, direi, linguistico: un addio all’inglese...».
Dopo la sperimentazione - puramente garage rock - nell’autoproduzione omonima (2011) di Perrine et Les Garçons, il combo muta, evolve, dando alle stampe l’album di esordio di Adieu Gary Cooper, “Bleu Bizzarre” (Moi J’connais Records, 2014): la ricerca vira, cambia rotta e recupera influenze in equilibrio tra folk e psichedelia. A tre anni di distanza e dopo un tour in Cina - documentato all’interno di “Souvenirs de Chine” (Cheptel Reocords, 2016) -, con “Outsiders” (Cheptel Records, 12 maggio 2017) il trio analizza, ancora una volta, altre sonorità, più artificiali, new wave oriented: sonorità servite a costruire dieci tracce ammalianti, scritte «in opposizione alle canzoni d’amore».
Nicolas, vuoi approfondire?
«“Outsiders” è un titolo già di per sé piuttosto “trasparente”. Non si tratta di un concept album, questo no, ma il disco ruota attorno a un tema ben preciso: riflessioni e considerazioni narrano la società del nostro tempo, una società implacabile… All’interno delle canzoni, le difficoltà, le battaglie che ti ritrovi a combattere ogni giorno, senza sosta, nel mezzo di un’indifferenza globale, lavori precari e disoccupazione… Il mondo è cambiato… E noi viviamo nel nostro...».
Una ricerca sonora continua, la vostra… Vuoi entrare nel dettaglio delle influenze musicali confluite in questo disco?
«Le collocherei nei Neu!, Yo La Tengo, Spacemen 3 e Springsteen».
E nella produzione precedente?
«Per “Bleu Bizarre” direi Bob Dylan, i Grateful Dead».
Per il disco di Perrine et Les Garçons, invece?
«Kinks, Pretty Things, Black Lips, Black Keys…».
Raccontami le registrazioni di “Outsiders”...
«Rispetto a “Bleu Bizzarre” ci siamo presi più tempo: le sessioni questa volta ci hanno tenuto impegnati sei mesi, da maggio a ottobre 2016. A curarle, nel suo studio a Ginevra, Thierry Van Osselt. Il missaggio è di Yvan Bing, mentre il mastering è stato affidato a Lad Agabekov».
Quando il prossimo concerto nella Svizzera italiana?
«Una data in programma c’è, verso fine anno… Aggiorneremo il nostro portale non appena riceveremo conferma...».
Info: adieugarycooper.ch