“I Tre Grandi di Spagna”: L’arte di Dalí, Miró e Picasso a Milano

Quando Barcellona incontrò Parigi: tre geni, un’unica rivoluzione che ha cambiato l’arte per sempre
Quando Barcellona incontrò Parigi: tre geni, un’unica rivoluzione che ha cambiato l’arte per sempre
MILANO - A Milano, alla Fabbrica del Vapore, Spazio Messina, si apre una stagione culturale di rara intensità. Dal 25 ottobre 2025 al 25 gennaio 2026 la città ospita la mostra “I Tre Grandi di Spagna: tre visioni, un’eredità. L’arte di Dalí, Miró e Picasso”, un percorso immersivo che riunisce oltre duecento opere tra disegni, incisioni, bozzetti, litografie e materiali scenografici. Un viaggio nel cuore del Novecento che mette a confronto tre personalità titaniche, tre approcci divergenti ma complementari, tre modi di intendere l’arte destinati a rivoluzionare per sempre la storia visiva dell’Occidente.
Il racconto inizia da Barcellona, città laboratorio e crocevia multiculturale a cavallo tra Otto e Novecento. A emergere è il ruolo iconico del caffè Els Quatre Gats, luogo di incontro per artisti, poeti, viaggiatori e curiosi, dove un giovanissimo Pablo Picasso trovò compagni di discussione e le prime occasioni espositive. Lì nacque una sensibilità nuova, aperta alla sperimentazione e alla contaminazione, destinata poi a esplodere a Parigi, capitale delle avanguardie e magnete creativo per Miró, Dalí e lo stesso Picasso.
La mostra sottolinea questo legame attraverso documenti, fotografie e opere che evidenziano come la Catalogna e la Francia siano state, per i tre maestri, non solo luoghi fisici, ma stati mentali, incubatori di idee, territori simbolici in cui affondare radici per poi spiccare il volo verso un linguaggio artistico nuovo.
Una delle sezioni più ricche è dedicata a Pablo Picasso, di cui viene esposta la splendida “Suite Vollard”, realizzata tra il 1930 e il 1937. In questo ciclo di incisioni l’artista esplora temi come la metamorfosi, la mitologia, la figura femminile e il ruolo dell’artista stesso, trattati con una profondità che anticipa molte delle sue svolte stilistiche successive. Non manca il riferimento a Guernica (1937), opera-manifesto contro gli orrori della guerra, presentata per la prima volta a Parigi. La mostra ne ricostruisce la storia anche attraverso gli scatti di Dora Maar, che documentò ogni fase del processo creativo, immortalando non solo un capolavoro, ma il dramma di un’epoca. Picasso stesso, in una frase che risuona nel percorso espositivo, descrive la sua natura di artista: «Che cos'è in fondo un pittore? È un collezionista che vuol farsi una collezione dipingendo lui stesso i quadri che gli piacciono in casa di altri». Un’affermazione che rivela la sua insaziabile curiosità e la sua capacità di assorbire, trasformare e reinventare influenze sempre nuove.
Il mondo di Joan Miró emerge con tutta la sua forza poetica nella serie “Femme”, uno dei nuclei più suggestivi della mostra. Qui il femminile diventa figura cosmica, essenza archetipica, ponte tra terra e cielo. Miró semplifica, distilla, riduce all’osso le forme, creando un linguaggio visivo che è al tempo stesso infantile e colto, primordiale e modernissimo. La sua visione è riassunta in una frase che la mostra cita con grande efficacia: «Due più due non fa quattro. Fa quattro soltanto per i ragionieri. Ma non bisogna fermarsi qui: il quadro deve farlo capire: deve fecondare l'immaginazione».
È proprio questa capacità di fecondare l’immaginario che il percorso milanese mette in scena, invitando il pubblico a entrare nella dimensione onirica e simbolica di Miró, dove ogni tratto diventa porta, segnale, scintilla.
Una parte spettacolare della mostra è riservata a Salvador Dalí, artista totale, genio teatrale, maestro di provocazione. Il pubblico può ammirare la straordinaria scenografia del “Bacchanale”, balletto creato nel 1939, testimonianza del suo talento poliedrico che sconfinava nel cinema, nella pubblicità, nella decorazione, nella moda e in ogni forma di comunicazione visiva. Dalí amava ricordare che «Il disegno è la sincerità dell'arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto». Una frase che ben sintetizza la sua precisione maniacale e il suo rigore, spesso nascosti dietro l’apparente caos surrealista delle sue opere.
Il filo rosso che lega Dalí, Miró e Picasso è anche l’eclettismo tecnico: tutti e tre hanno attraversato fotografie, cinema, mosaici, materiali non convenzionali, manifesti e illustrazioni, contribuendo a ridefinire il concetto stesso di opera d’arte. Hanno trasformato il quotidiano in straordinario e il sogno in forma concreta. Hanno portato la Spagna nel mondo e il mondo dentro la Spagna, in una costante dialettica tra radici e rivoluzione. La mostra non è quindi una semplice esposizione, ma un dialogo a tre voci, una sinfonia di immaginari che accompagna il visitatore dentro il pensiero, la disciplina e l’irriverenza di tre giganti del Novecento. Le loro personalità si cercano e si contrastano, si sfiorano e divergono, ma raccontano insieme un’unica storia: quella della nascita della modernità.
La scelta della Fabbrica del Vapore conferisce ulteriore forza al progetto. Lo Spazio Messina, con la sua architettura industriale, diventa il luogo perfetto per un viaggio che intreccia avanguardie storiche e sensibilità contemporanee. Le opere dialogano con lo spazio, risuonano nelle sue volumetrie, trasformando l’esperienza in un percorso immersivo tra storia, invenzione e visione. Milano, da sempre crocevia culturale, accoglie i “Tre Grandi di Spagna” offrendo loro una cornice che non solo valorizza, ma amplifica la portata delle loro rivoluzioni. Per chi ama l’arte, questa mostra è un’occasione imperdibile per osservare da vicino l’origine di quella scintilla creativa che ha ridefinito l’estetica del Novecento e continua ancora oggi a influenzare il nostro modo di immaginare.
Testo a cura di Claudio Rossetti
Contatto: newsblog@viaggirossetti.ch
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