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Il peggior virus è la psicosi

La paura del contagio rischia di compromettere la nostra voglia di vivere
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Il peggior virus è la psicosi

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La paura del contagio rischia di compromettere la nostra voglia di vivere

L’ho vissuto sulla mia pelle, non il virus ma la psicosi: avevo prenotato un volo per visitare la fiera turistica ITB a Berlin, niente! Volevo ammirare le novità del mondo dell’auto a Ginevra, niente! Ho organizzato una conferenza sui viaggi a Venezia a Berna e mi sono ritrovato con un pubblico dimezzato (e obbligato dalle autorità cittadine a firmare un formulario in caso di contagio). Ho avuto un attacco di tosse in un ristorante vicino a Rapperswil e quasi quasi mi hanno fatto uscire (oltre agli sguardi severi degli avventori presenti). Capisco molto bene il rischio di questa epidemia influenzale per il settore economico e sanitario in particolare, ma ho più paura della psicosi, paura delle persone che fanno le scorte di guerra. Sono fautore delle misure di contenimento e osservo, a seguito del divieto di stringere le mani, un lato positivo: l’automatismo del saluto è stato sostituito dallo sguardo vero negli occhi. Perfetto.

Tornate a farci vivere al più presto, allo stadio, a teatro, al museo in viaggio!
Proteggete le persone cosiddette fragili e isolate i malati, ma smettete con i bollettini di guerra su quanti sono stati infettati, sui loro amici e parenti messi in quarantena.
Nel mio piccolo cerco, nel pieno rispetto delle misure raccomandate, di tornare ad una vita quotidiana normale e positiva. Pianifico i miei progetti e mantengo i viaggi previsti in primavera in Italia (sul Po, Garda e lago di Como). Il 12 marzo sarò a Zurigo al Musée Visionnaire con una conferenza sull’idrovia Locarno-Milano-Venezia e il 13 marzo a Locarno con i miei aperitivi di viaggi dedicati alle destinazioni in programma quest’anno. Spero di vedervi, spero di infettarvi con un po’ di positività. Domani sarò al Teatro Sociale di Bellinzona per ridere assieme a Flavio Sala con il suo nuovo spettacolo «Se la va la gh’h i röd», spero!

 

Testo a cura di Claudio Rossetti


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