Il Consigliere nazionale PLR Giovanni Merlini ha depositato oggi un postulato affinché il Consiglio federale presenti un rapporto sugli scenari di sviluppo per il settore finanziario ticinese e ginevrino in relazione all’accesso ai mercati italiano e francese. In particolare, dovranno essere presentate le misure che il CF adotterà per esercitare pressione su Italia e Francia affinché non venga ostacolata l’offerta transfrontaliera di investimenti a clienti privati da parte di intermediari finanziari dalla Svizzera in quanto Paese terzo. «Ciò si rivela necessario alla luce dell’attuazione restrittiva della Direttiva MIFID-2 da parte dell’Italia e della Francia, che hanno deciso di subordinare l’offerta di servizi e prodotti d’investimento per clienti privati all’obbligo di costituire filiali o succursali sul loro territorio».
«Lo scorso 25 agosto 2017 è stato pubblicato in Italia il Decreto legge n. 129 per l’attuazione delle Direttive MIFID-2: istituti finanziari di Paesi terzi (non-UE) potranno sottoporre offerte di investimento a clienti privati unicamente se dispongono di una succursale in Italia. La Francia intende attuare le succitate Direttive europee secondo modalità analoghe. L’obbligo della succursale rappresenta, tra i requisiti alternativi previsti da MFID-2, quello che penalizza di più gli intermediari finanziari svizzeri ed in particolare la piazza ticinese e ginevrina, che si vedono così impedite di esportare i loro servizi direttamente dalla Svizzera. Inoltre esso comporta oneri sproporzionati: soprattutto le banche private non sono interessate all’apertura di succursali sul territorio italiano e francese per ragioni economiche, fiscali ed imprenditoriali. Ne conseguirebbe un inesorabile calo della clientela, dell’attività d’affari e quindi dei posti di lavoro in Ticino e a Ginevra. Quanto all’Italia, l’accesso agevolato al mercato delle prestazioni transfrontaliere doveva rappresentare, secondo lo spirito collaborativo espresso con la “;Roadmap” siglata il febbraio 2015 a margine del nuovo Accordo contro la doppia imposizione, una sorta di controprestazione per la pronta collaborazione offerta dall’AFC e dalle banche elvetiche nell’ambito dello scambio di informazioni fiscali ai fini della regolarizzazione dei patrimoni italiani detenuti in Svizzera. Inoltre, con l’accordo siglato lo scorso 2 marzo 2017, Svizzera e Italia si impegnano ad evadere domande raggruppate nell’ambito dell’assistenza amministrativa: ciò consente all’Italia di ottenere informazioni con effetto retroattivo di 3 anni sui conti in Svizzera di cittadini italiani ritenuti “non cooperativi”, oltretutto giovandosi dell’inversione della prova poiché il nostro Paese figura ancora sulla black list del 1999».