Dopo la diffida di Argo 1 a tio.ch/20 minuti, il deputato Mps interroga il Governo: «Non sarebbe opportuno assumere le spese giudiziarie dei giornalisti confrontati con metodi intimidatori?»
BELLINZONA - Il caso Argo 1 ha generato una nuova interrogazione parlamentare, non però sul mandato o sull’operato della società di sicurezza, bensì sulla tutela della libertà di stampa. Il granconsigliere Mps Matteo Pronzini, dopo la raccomandata di diffida del legale della Argo 1 inviata a tio.ch/20 minuti, chiede al Consiglio di Stato: «I metodi intimidatori della Clinica Sant’Anna fanno scuola tra i galantuomini di questo Cantone?».
La raccomandata - Come vi abbiamo riportato ieri, il legale della Argo 1 Cesare Lepori ha intimato a tio.ch/20 minuti di non più pubblicare quelle che definisce «informazioni del tutto errate in merito all’attività della società e alla persona dell’amministratore unico». In caso contrario, ha aggiunto, «la presente fattispecie sarà immediatamente segnalata alla competente magistratura penale potendo essere ipotizzati i reati di diffamazione e infrazione alla Legge federale contro la concorrenza sleale».
Concorrenza sleale - È proprio l’utilizzo della Legge federale contro la concorrenza sleale a sorprendere il deputato, che lo definisce come «lo stesso metodo intimidatorio è stato usato, con il sostegno attivo della Procura Pubblica, dal gruppo immobiliare-sanitario Genolier/Sant.Anna verso il domenicale Il Caffè».
Le domande - Dopo un excursus sulle normative svizzere e internazionali sulla libertà di stampa, il deputato sottopone alcune domande al Consiglio di Stato: