Sono aumentate le denunce contro minori in Ticino. La Procura dei minorenni: «Consumo compulsivo e dinamiche di gruppo»
CANTONE. Non lo nascondono. Qualcuno ne va persino fiero. «Sì, lo faccio spesso». «Ero in fame chimica». «Non avevo lo sbatti di pagare». Hanno la spavalderia innocente – o quasi – dei “ragazzi di vita” pasoliniani: solo che i baby-ladri ticinesi non rubano per bisogno, o per mancanza di soldi. Lo hanno raccontato loro stessi lunedì a tio.ch/20minuti in una serie di interviste video (vedi a fianco).
I numeri della Procura - Ma quanto è diffuso il fenomeno? La Procura dei minorenni ha ricevuto 214 denunce l'anno scorso da parte di supermercati, negozi o anche privati cittadini. I giovani pizzicati a rubare sono aumentati negli ultimi anni: erano 147 nel 2013, un numero «stabile» fino al 2016 quando le querele sono salite a 221.
«Consumo compulsivo» - L'andamento però è fisiologico secondo il magistrato dei minorenni Reto Medici, che snocciola i dati senza apprensione. «Il fenomeno è sempre esistito. Ma rispetto al passato sono scomparsi i furti “ideologici” – spiega –. I giovani rubano per consumismo compulsivo, o per il brivido di farlo. E spesso le dinamiche di gruppo sono determinanti».
Le catene ticinesi - Anche i supermercati ticinesi evitano allarmismi. «Le casse automatiche comportano dei rischi» ammette Sofia Conraths di Manor: «La vigilanza però è costante e non abbiamo notato una correlazione con i furti». Idem per Coop (che non fornisce numeri ma parla di «fenomeno stabile») e nei negozi Migros Ticino, dove le denunce contro i taccheggiatori sono «una ventina all'anno, comunque non in aumento» e un centinaio le diffide nei confronti dei recidivi. Per chi non rispetta il divieto d'ingresso scatta la denuncia per violazione del domicilio (5 casi l'anno per Migros).
«Nessuno lo fa per necessità» - Insomma la guardia è alta. Anche se i negozi a volte “chiudono un occhio” se la refurtiva vale meno di 300 franchi (la querela è di parte). I taccheggiatori possono cavarsela con un ammenda (100 franchi) e la restituzione del maltolto. «In genere però i negozi convocano la famiglia ed esigono l'acquisto della merce» spiega Medici. «I mezzi per pagare non mancano mai – sottolinea il magistrato –. Nessuno dei ragazzi capitati da noi ha rubato per bisogno».