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SVIZZERAL'Associazione dei banchieri contro i tassi negativi: «Ci vuole una via d'uscita»

24.10.19 - 11:09
Perché ormai sono «la nuova normalità» e più a lungo resteranno in vigore «più crescono i danni collaterali»
Depositphotos (pogonici)
L'Associazione dei banchieri contro i tassi negativi: «Ci vuole una via d'uscita»
Perché ormai sono «la nuova normalità» e più a lungo resteranno in vigore «più crescono i danni collaterali»

BASILEA - L'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) attacca la politica dei tassi negativi della Banca nazionale svizzera (BNS): essa non ha soltanto conseguenze negative per l'economia elvetica ma non adempie più nemmeno ai suoi scopi. Ora bisogna trovare «la via d'uscita dalla modalità di crisi».

L'introduzione dei tassi negativi a fine 2014 era giustificata, ma la «misura d'emergenza, un tempo coronata da successo», è ormai divenuta «la nuova normalità», viene affermato in uno studio pubblicato oggi dall'ASB. E più a lungo dura, più crescono i rischi e i «danni collaterali».

Per gli autori dell'analisi è «dubbio» se i tassi negativi oggi siano ancora necessari e se abbiano ancora effetto. «I tassi negativi non devono essere considerati una situazione senza alternative».

In realtà il franco non è più sopravvalutato e i prezzi sono stabili. L'industria esportatrice - sostengono gli autori - si è inoltre ripresa da tempo dallo «shock dell'apprezzamento» del 2015 e ormai cresce in maniera dinamica: non solo nel commercio di merci le eccedenze sono continuamente salite, anche il turismo si è chiaramente ripreso. L'unico «settore di rilievo» che negli ultimi dieci anni si è contratto è quello finanziario.

Per l'economia nel suo insieme, secondo gli autori, i rischi e i danni conseguenti alla politica dei tassi negativi sono invece molteplici: sussistono ad esempio «marcate distorsioni» sul mercato immobiliare svizzero a causa della penuria di valide alternative d'investimento.

I minori rendimenti mettono poi a rischio la stabilità della previdenza vecchiaia: le casse pensione devono accollarsi circa 400 milioni di franchi all'anno di interessi negativi e al contempo il basso livello dei tassi ha eroso in maniera praticamente generalizzata i redditi finora percepiti dagli assicurati degli istituti di previdenza. «Ciò ha conseguenze economiche e sociali, in particolare per i pensionati futuri», avvertono gli autori dello studio.

I tassi negativi gravano direttamente anche sulle banche: nel 2018 i tassi negativi sui conti giro presso la BNS hanno fruttato a quest'ultima circa 2 miliardi di franchi. «Ciò riduce significativamente la redditività delle banche». Poiché queste ultime non ripercuotono i tassi negativi sui piccoli clienti, i conti dei piccoli risparmiatori devono essere sovvenzionati trasversalmente con gli affari di credito.

Anche l'ASB ritiene che in seguito alla politica delle banche centrali nell'Eurozona e negli USA la pressione sulla BNS resterà elevata. D'altro canto l'economia svizzera non si trova in modalità di crisi. L'associazione chiede ora una «discussione pubblica» e "un'analisi critica" della politica dei tassi negativi.

Questi ultimi sono paragonabili a un farmaco d'emergenza, scrive l'ASB. A corto termine possono avere una grande utilità nonostante i rischi. "A lungo termine l'efficacia però diminuisce, mentre gli effetti collaterali aumento sempre più».

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