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Un produttore cinematografico svizzero sulle tracce del cioccolato in Africa occidentale

Nana Yaw Asiedu Appenteng
Il produttore cinematografico svizzero Philippe Stalder è partito per un viaggio tra sperduti paesini del Ghana per parlare con i produttori di cacao: una vera avventura.
Un produttore cinematografico svizzero sulle tracce del cioccolato in Africa occidentale
Un viaggio avventuroso ha permesso a Philippe Stalder di incontrare i produttori di cacao in numerosi villaggi sperduti del Ghana. Il suo film «Reclaiming Cocoa» mostra come l’industria del cacao può diventare più sostenibile

IN BREVE:

Il Ghana, nell’Africa occidentale, è il maggiore fornitore di cacao per la produzione del cioccolato svizzero. 
Per il suo primo documentario «Reclaiming Cocoa», il produttore cinematografico Philippe Stalder si è tuffato nella storia condivisa dei due Paesi: solo poche persone in Ghana e in Svizzera sanno che 150 anni fa sono stati proprio i missionari svizzeri a portare il cacao nell’Africa occidentale.
Il film mostra anche le sfide attuali nella produzione di cacao: «Il settore del cacao in Ghana sta fronteggiando problemi importanti», spiega Stalder. Se vogliamo continuare a mangiare cioccolata anche tra cinquant‘anni, dobbiamo apportare urgenti modifiche.
 «Reclaiming Cocoa» mira soprattutto a mostrare come la produzione di cacao può diventare più sostenibile: ad esempio il produttore svizzero Felchlin lavora direttamente con i coltivatori bio in Ghana.

Cinque anni fa era sulla bocca di tutti dopo un discorso a Berna: l’allora presidente del Ghana Nana Akufo-Addo aveva dichiarato di voler drasticamente diminuire le esportazioni di cacao del suo Paese. Il Ghana è uno dei maggiori fornitori di cacao per i produttori di cioccolato svizzero come Lindt & Sprüngli. Cosa avrebbe significato questa mossa per il cioccolato svizzero?

Anche il giornalista investigativo Philippe Stalder ha seguito questo discorso. L’ex giornalista della SRF ha drizzato le orecchie e si è subito diretto in Ghana per scoprire le origini del cioccolato in vendita sugli scaffali di Coop e Migros. Quattro viaggi e oltre trenta interviste dopo, il suo primo lungometraggio documentario «Reclaiming Cocoa» festeggerà a Zurigo la sua première europea.

Chiese svizzere in Ghana
«All’inizio delle riprese mi interessava soprattutto il valore aggiunto», racconta Stalder a 20 minuti. «Mi sono però accorto in fretta che la mia storia è molto più strettamente legata a quella del cacao in Ghana di quanto mi aspettassi». In una delle prime interviste un produttore di cacao ha raccontato a Stalder che circa 150 anni fa sono stati i missionari di Basilea a portare in Africa non solo la Bibbia ma anche le prime piantine di cacao.

Oggi il cristianesimo è la religione più diffusa nell’Africa occidentale e il Ghana è uno dei maggiori produttori di cacao al mondo. «Una delle più grandi chiese del Paese ha la croce svizzera nel suo stemma», spiega Stalder. «Ma né in Ghana né in Svizzera sono in molti a sapere che la storia dei due Paesi è così strettamente legata.»

Le sfide della produzione di cacao
Ciò che Stalder ha appreso durante le riprese getta però alcune ombre su questo legame. «Ci siamo chiesti anche in quali condizioni viene coltivato il cacao per il cioccolato svizzero», spiega. Il film svela che per ogni franco pagato dai consumatori svizzeri per il cioccolato, solo da tre a sei centesimi arrivano al coltivatore. I supermercati in Svizzera ottengono invece circa 35 centesimi. «Molti coltivatori vivono in condizioni di povertà», spiega Stalder. «Spesso i bambini non possono andare a scuola durante la stagione del raccolto di cacao perché devono aiutare con il lavoro nelle piantagioni.»

La povertà affligge anche i coltivatori che producono cacao per il cioccolato certificato come fairtrade. Molti coltivatori hanno raccontato questa situazione a Stalder e al suo team durante le interviste e lo ha confermato anche una ricerca con una telecamera nascosta: un produttore non certificato ha potuto tranquillamente vendere la sua merce come cacao certificato. «La promessa delle imprese che producono cioccolato che l’acquisto dei loro prodotti permette sempre di compensare equamente i produttori non è purtroppo veritiera», spiega Stalder.

Riprese avventurose
La vera avventura per Stalder non è stata solo il lavoro sotto copertura ma anche e soprattutto le riprese stesse nell’Africa occidentale. «Le riprese funzionano in modo decisamente diverso che in Svizzera», racconta. «Non si può semplicemente prendere un appuntamento per mail, girare le scene sul posto e tornarsene a casa.» Il processo è pieno di sfide e avventure.

Una volta, racconta Stalder, l’auto a noleggio che serviva a recarsi sul luogo delle riprese non partiva più: il proprietario aveva ricaricato la batteria esausta con un caricatore esterno. «Eravamo in un distributore nel bel mezzo della pampa senza nemmeno un cavo in vista», racconta Stalder. Dopo una ricerca di circa tre ore siamo finalmente riusciti a far fermare un camion cisterna utilizzato per l’estrazione illegale dell’oro. «Abbiamo potuto smontare la sua batteria e collegarla alla nostra con due cacciaviti.» Il motore è ripartito e il viaggio è potuto proseguire seppur con diverse ore di ritardo.

Terreni iperacidificati
Stalder ha visitato villaggi sperduti senza segnale radio né biciclette. Lì ha scoperto che l’attuale produzione di cacao ha effetti negativi non solo sulla situazione economica dei coltivatori ma anche sull’ambiente. «Il suolo in Ghana è molto fertile», spiega. «Crescono molte erbe infestanti e per aumentare le quantità prodotte vengono utilizzati tantissimi pesticidi e concimi.» Molti terreni per la produzione di cacao sono iperacidificati. Questo causa in realtà una diminuzione graduale del raccolto anno dopo anno nonostante l’obiettivo del governo ghanese sia quello di aumentare la produzione.

A questo si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici. Il cacao proviene originariamente dal Sudamerica. Le piante in Africa sono quindi molto sensibili. L’aumento delle temperature e i lunghi periodi di siccità spingono gli alberi al limite. «Il settore del cacao in Ghana sta fronteggiando problemi importanti», spiega Stalder. «Se vogliamo continuare a mangiare cioccolata anche tra cinquant‘anni, dobbiamo apportare urgenti modifiche».

Felchlin mostra la retta via
È stato importante per Stalder non vedere tutto bianco o nero: «Non voglio puntare il dito solo sui grandi gruppi industriali», spiega. «Per finire, tutti gli attori della catena di approvvigionamento che vengono dopo i coltivatori hanno una parte di responsabilità.» Cosa possiamo fare allora? «Reclaiming Cocoa» mostra anche come la produzione di cacao potrebbe essere organizzata in modo più sostenibile e locale.

Uno degli approcci è non limitarsi a valorizzare solo i chicchi di cacao ma sfruttare anche la polpa del frutto. Con questa polpa è possibile produrre succo di cacao che al gusto ricorda un mix di litchi, ananas e agrumi. «Il coltivatore non vende quindi solo i chicchi e in questo modo aumenta le sue entrate», spiega Stalder.

Un’altra possibilità è la collaborazione diretta tra produttori di cioccolato e coltivatori di cacao. L’impresa svizzera Felchlin ha un contratto di vendita diretta con un coltivatore che produce cacao secondo le direttive bio e di conseguenza riceve anche un supplemento per la coltivazione biologica. Grazie alla collaborazione diretta ci sono meno intermediari. I coltivatori ricevono una percentuale maggiore del guadagno ed è più semplice garantire il rispetto delle direttive per la produzione biologica.

La première di «Reclaiming Cocoa» si terrà venerdì 11 aprile alle ore 20:00 presso il cinema Frame di Zurigo.

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