È successo a Mendrisio; l'aggressore il compagno della "ex". Una pericolosa falla nell'ingranaggio della tutela dei minori?
Papageno: in nome dei figli e dei futuri padri.
Sul Corriere del Ticino del 23 ottobre a pagina 15 abbiamo potuto leggere la disavventura di un padre separato che è scampato per un pelo alle coltellate del nuovo compagno della sua quasi ex moglie. Il piccolo è, manco a dirlo, affidato alla madre e il padre lo può vedere a intervalli stabiliti dalle autorità preposte. La sua colpa? Sembrerebbe la sua insistenza ad avvicinare la madre per poter passare più tempo col proprio figlio, come a dire il suo voler fare il genitore anche da separato. Il padre infatti non sopportava di vedere troppo limitato il proprio diritto di visita al figlio; in qualche modo, voleva naturalmente continuare a fare il papà. Infastidito da quella che l’attuale compagno della donna riteneva un’ingerenza nella propria vita familiare decise, accoltellandolo, di togliere definitivamente di mezzo il padre del piccolo.
Una scarna e triste notizia di cronaca. Nessun particolare approfondimento. Eppure il tema avrebbe potuto e dovuto essere di grande interesse, soprattutto in riferimento al caso dello scorso anno di Matthias Schepp, un papà della Svizzera romanda, nel quale il timore di un probabile trasferimento della ex moglie Irina e delle bambine in un’altra città, è risultato essere forse il «detonatore della follia» omicida /suicida (anche questo è ahinoi un ultra collaudato cliché). Questo accoltellamento, omicidio mancato per un soffio, dovrebbe scioccare i giornalisti, l’opinione pubblica, i politici, ma in special modo le autorità preposte, vale a dire in quelle che hanno deciso di limitare i diritti di visita di questo come di migliaia di altri padri separati o divorziati in Svizzera. A conti fatti, nessuno delle autorità coinvolte, duole molto ma pure questa è "consuetudine" e non invece "un caso", ha voluto o saputo prendere adeguatamente in considerazione il nuovo compagno della madre: l’uomo con il quale il piccolo trascorreva quotidianamente buona parte del tempo.
Che dire poi del caso d’un nostrano "curatore educativo", F. M. (leggasi il nostro articolo del 14 ottobre scorso), curatore del figlio di un nostro socio talmente attento a contrastare il reciproco desiderio di maggiori relazioni tra padre separato e figlio, da non accorgersi neppure che un nuovo compagno viveva da mesi con la madre del bambino? Addirittura questo curatore educativo - "professionista" di lunga esperienza, considerato di esempio e punto di riferimento tra gli addetti ai lavori e le autorità - valutava come armoniosi i rapporti tra i membri del "nucleo materno allargato" senza neppure avere mai incontrato il nuovo compagno della madre il quale viveva quotidianamente con il bambino di cui F. M. era il curatore. Che dire ancora del patrigno luganese che nel 2009 abusò ripetutamente per anni della figlia della nuova moglie? La lista dei "casi" non adeguatamente gestiti, è ahinoi lunga!
Perché da queste tragedie non si vuole cogliere l’occasione per discutere e cambiare il sistema affinché ciò non si ripeta? Dubitiamo fortemente che la tutela dei minori sia veramente al centro dell’azione dei servizi sociali e delle autorità preposte. Sono piuttosto i diritti delle madri ad essere tutelati, purtroppo. A nostro avviso l’accoltellamento subito da questo padre da parte del compagno della madre deve dare uno scossone ai servizi sociali e alle autorità affinché qualcosa in concreto cambi e con urgenza. Infatti, l’assurdità del nostro sistema, che si autodefinisce "per la tutela e il bene dei figli e delle famiglie ticinesi", pretende di passare sistematicamente alla lente i padri separati, non di rado lente piena di antichi pregiudizi, ma ignora completamente di fare altrettanto con i nuovi compagni delle madri separate. Alle madri che hanno l’affidamento dei figli, tutto è concesso e dovuto: partire in un altro Cantone coi figli, cambiare compagno regolarmente, portarsi a casa chiunque senza dover dar conto a nessun operatore sociale… eppure con la madre vivono pure i bambini! Invece, al padre che desidera trascorrere più del misero tempo concesso di due fine settimana al mese, lo si sottopone a perizie psicologiche, valutazioni pure dell’eventuale sua compagna, ecc. I divorzi e quindi i padri ridotti in povertà aumentano, i figli orfani di padre vivo pure; le famiglie con due genitori naturali e la nascita dei bambini continuano invece a diminuire!
Urge un cambiamento! Chiediamo alle autorità e ai Consiglieri di Stato di dare disposizioni affinché vengano valutati e periziati allo stesso modo dei padri, sia le madri affidatarie che i loro compagni o mariti. Per il bene dei figli! Affinché la prossima volta non ci scappi il morto!
Cogliamo l’occasione per invitare il padre del caso sopra descritto a contattarci e a raccontarci la sua verità su questa tragica vicenda.
Contatto: info@papagenonews.ch