Cinquantamila irregolari, in gran parte gestiti e sfruttati dalla criminalità organizzata, erodono in misura continua e crescente il fatturato (25 miliardi di euro annui) delle 180'000 imprese ambulanti che operano negli 8000 comuni italiani, spesso lì dove il commercio tradizionale e soprattutto la grande distribuzione non arrivano. A sottolinearlo è Anva (associazione nazionale commercio su aree pubbliche) Confesercenti.
Così, complici la crisi economica, la mancanza di controlli adeguati e l'accondiscendenza di metà degli italiani (il 48% secondo un sondaggio Confesercenti-SWG), 4-5 miliardi finiscono ogni anno nelle casse del commercio abusivo. E mentre gli illegali prolificano, cresce il numero delle imprese, ambulanti o tradizionali, che chiudono i battenti, facendo somigliare il saldo tra aperture e chiusure sempre più a un bollettino di guerra.
"È un fenomeno drammatico per l'ambulantato, ma pesante anche per il commercio in generale e per l'economia - sottolinea il presidente dell'Anva, Maurizio Innocenti - e da tempo ne stiamo denunciando a gran voce prima i rischi e poi i danni. Per questo, abbiamo apprezzato l'operazione 'Spiagge sicure' voluta dal ministro Alfano, anche se resta ancora molto da fare per debellarlo. C'è bisogno di regole più chiare da rispettare e maggiori controlli - aggiunge Innocenti - ma è necessario anche un cambiamento culturale. Gli italiani che acquistando da abusivi credono di aiutare queste persone, in gran parte sfruttate ed in larga maggioranza extracomunitari, in realtà favoriscono la criminalità ed incentivano illegalità e sfruttamento".