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Raggiungere giovani e ragazzi con il marketing: alla scoperta della Generazione Z

Ecco, in breve, interessi, pregi e paure che accomunano i nati intorno al 2000, tra adolescenti e giovani professionisti
Unsplash / Callum Shaw
Raggiungere giovani e ragazzi con il marketing: alla scoperta della Generazione Z

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Ecco, in breve, interessi, pregi e paure che accomunano i nati intorno al 2000, tra adolescenti e giovani professionisti

Semplicisticamente, il marketing altro non è che ascoltare e capire le persone per poter parlare loro in modo efficace. E, come sappiamo per esperienza o stereotipia, l’età degli individui a cui ci rivolgiamo determina la nostra capacità di comprenderli, il linguaggio e il canale da utilizzare per raggiungerli, nonché l’impatto reale del nostro messaggio, che dipende soprattutto dalla nostra credibilità.

Cerchiamo quindi, oggi, di iniziare a indagare – senza pretese euristiche – sull’importanza della demografia e della divisione del pubblico in generazioni con le quali i marchi si trovano confrontati nelle dinamiche sempre più fluide di una conversazione online e offline, partendo da quella più nota, nonché meno concretamente conosciuta, poiché attualmente in fase di crescita e maturazione: la Generazione Z, i “ragazzi di oggi”.

 

Chi appartiene alla Generazione Z, secondo gli studiosi?

La Generazione Post-Millennials, i Zillennials, i nativi digitali, la iGeneration: tutti i soggetti che rientrano tra gli adolescenti e i giovani adulti, nati orientativamente tra il 1995 e il 2012 circa appartengono a un gruppo la cui Z significherebbe, stando a Forbes, per Zombie, ma che paiono tutt’altro, poiché caratterizzati, secondo Global Web Index (GWI), non solo da un intenso e diverso consumo dei media visivi, ma anche da maggiore impegno sociale e ambientale rispetto a chi li ha preceduti nel ruolo di “ragazzi”.

Epoche differenti, contesti sociali, economici e tecnologici molto distanti da quello odierno, e una forte separazione – eccezion fatta per il crescente consumo di Smart TV e streaming - con le altre due categorie più popolate.

    • 1. I Boomers, titolo che possono fregiarsi di vantare i nati durante il boom economico vissuto dall’occidente, tra gli anni ’60 e la fine degli anni ’70 del secolo scorso: gli adulti “maturi”, che hanno sperimentato in età attiva l’ingresso dei primi computer nella quotidianità; oggi lavoratori e genitori più o meno vicini alla pensione, che tra i social network prediligono Facebook e si informano prevalentemente tramite la TV. 

    • 2. I Millennials (o Generazione Y), che comprende i nati tra il 1980 e il 1994: una fetta di popolazione che ha visto svilupparsi e affermarsi la dimensione social, nella quale sanno bene come muoversi e di cui conoscono bene le dinamiche, affrontando la tecnologia con spirito critico e attivo, ma il mondo con più passività e disillusione. Dal commercio online pretendono efficienza e qualità; restano volentieri offline – pur informandosi in rete - e oscillano tra diverse piattaforme digitali, tra le quali spiccano Instagram, YouTube, Twitter e Reddit, seguiti dai podcast di approfondimento.

 

Generazione Z: immagine, intrattenimento, impegno, psicologia

Una delle peculiarità di questo segmento sociale, che può aver distratto i commentatori più superficiali, è che i membri che ne fanno parte vivono (quasi) costantemente in simbiosi con lo smartphone e i nuovi device (raramente utilizzano il PC). Iperconnessi e con un’attenzione labile, che si allontana all’estremo dall’acquisizione sequenziale di informazioni, sono attratti dall’immediatezza: per questo motivo, prediligono contenuti veloci e puntuali che sfruttino la dimensione dell’immagine, e cioè Instagram e TikTok soprattutto, che staccano nettamente Snapchat, nonché quella dell’intrattenimento puro, senza censure e fronzoli, come Twitch.

Ma oltre ai touchpoints da adottare e alle leve da toccare come argomenti – tra cui emerge una apparentemente paradossale sfiducia nella tecnologia – bisogna conoscere anche i pain points, cioè le preoccupazioni più diffuse.

Un’indagine svolta negli USA, sempre da parte di Global Web Index (GWI), mostra come, contro il 25% dei boomers, oltre il 45% degli appartenenti alla Generazione Z sia vittima di fastidi e patologie legati all’ansia, che assumono contorni costanti e regolari nel 32% dei casi (dati 2021), sebbene pochissimi tra loro, in proporzione (meno di un terzo), siano disposti a parlare di salute mentale.

 

Difficoltà di affrontare il presente, a confronto con l’immagine, i commenti, le aspettative accresciute degli altri, acuite e filtrate da schermi che assorbono, ma al contempo forte capacità di attivarsi per fugare i timori sul futuro: una generazione difficile e affascinante, certamente più semplice da comprendere e raggiungere con delle ulteriori segmentazioni e profilazioni, che devono però tener conto delle tendenze fondamentali fin qui espresse.

Se anche voi – come noi – siete interessati a saperne di più, oltre che a catturarne l’attenzione con il racconto del vostro brand, scriveteci per richiedere una prima consulenza gratuita personalizzata. Ci avventureremo insieme – guidati da giovani e validissimi professionisti che compongono il nostro team e ne fanno parte – alla scoperta della Gen Z.

 


Questo articolo è stato realizzato da Linkfloyd Sagl, non fa parte del contenuto redazionale.

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