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CICLISMOIl figlio di Mauro Gianetti in fuga verso... il professionismo

14.07.09 - 19:00
In casa del grande ciclista ticinese si sta facendo largo un nuovo corridore di venti anni, il giovane Noè: "Spero di poter partecipare ai Mondiali di Mendrisio".
Mauro Gianetti spiega il suo progetto per il Mali nelle scuole (Ti-Press/Carlo Reguzzi)
Il figlio di Mauro Gianetti in fuga verso... il professionismo
In casa del grande ciclista ticinese si sta facendo largo un nuovo corridore di venti anni, il giovane Noè: "Spero di poter partecipare ai Mondiali di Mendrisio".
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RIAZZINO - Una vita votata al ciclismo quella di Mauro Gianetti, ieri corridore oggi imprenditore: “Ho sempre sognato di creare una squadra. Ora ho trenta ciclisti e altrettante persone che lavorano nel team nei diversi settori, dai meccanici ai medici, dai commercialisti agli addetti alla comunicazione e molti altri ancora”.

“Nei momenti più duri (quando scoppiò il caso Riccò al Tour de France, ndr) è a tutti loro e alle loro famiglie che ho pensato, ho reagito perché mi sono sentito responsabile e loro, come gli sponsor, mi hanno ripagato continuando a crede in quello che faccio”.

La Fuji-Servetto, formazione Pro Tour, può contare anche su un vivaio di cento giovani corridori che, divisi fra più stati come la Spagna e l'Italia, potranno essere i professionisti di domani.

Nel suo progetto Gianetti persegue una nuova visione dello sportivo: “Gli atleti più sono bravi meno tempo hanno, o gli viene concesso, per la vita privata – spiega - per questo un buon manager sportivo deve stare vicino ai suoi giovani, aiutandoli a crescere con una sana e corretta filosofia di vita, come fossero tanti figli”.

“Per tutti questi motivi – continua - ho coinvolto i miei corridori e i miei sponsor nei diversi progetti umanitari che ho intrapreso come associazione Re Cycling the World; la piantagione di più di un milione di alberi, la produzione di 15'000 kit scolastici, attività che hanno permesso di creare più di 500 posti di lavoro in Mali. Hanno così capito che vincere è solo una parte della loro vita, sono persone prima di essere ciclisti, nessuno di loro si dovrà mai vergognare di dirmi che studia all'università”.

In casa Gianetti da qualche tempo si sta facendo largo un nuovo appassionato delle due ruote: “Mio figlio Noè ha talento e soprattutto le qualità mentali per fare molto bene – spiega papà Mauro - se diventerà professionista di sicuro potrà migliorare ulteriormente. E' solo da un anno che corre in modo serio e che ha iniziato a chiedermi qualche consiglio. Quando possiamo ci alleniamo insieme così il nostro rapporto si è rafforzato, siamo complici e amici, parliamo un po' di tutto”.

“Ha quasi venti anni – continua - ha corso nell'U23 confrontandosi con molti professionisti, ma si è già tolto qualche soddisfazione come la recente gran fondo di Luino dove ha avuto la meglio su 1200 corridori. Il suo obiettivo ora è prepararsi al meglio per poter partecipare ai Mondiali di Mendrisio”.

“Sono uno scalatore – spiega Noè - mi piace la fatica della salita, ma soprattutto il brivido della discesa. Voglio migliorare anche nella crono, che è il mio punto debole, credo di poter far bene e spero in un futuro ciclistico”.

“Sono contento, però – ritorna a parlare il papà - che abbia terminato la scuola per pasticciere, che nella nostra famiglia è quasi una tradizione perché lo sono stati mio papà e mio nonno. In questo modo, avrà la consapevolezza di aver già raggiunto qualche risultato e potrà affrontare un'eventuale carriera sportiva con serenità, perché può non perché deve”.

Il messaggio di Mauro Gianetti è chiaro: “Quello che per me nella vita è fondamentale è proprio la distinzione fra dovere e potere. Solo se fai qualcosa con passione e senza costrizioni potrai farla al meglio, potrai esprimere emozioni e trasmettere valori”.

Guarda l'intervista ai due ciclisti.

Foto d'apertura: Ti-Press/Carlo Reguzzi

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