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TargetFare il copywriter per i social media? Non basta saper scrivere

23.03.21 - 15:55
Alessia Abrami racconta cosa significhi creare contenuti badando a differenze di canale, tone of voice e obiettivi
Freepik / Alessia Abrami
Fare il copywriter per i social media? Non basta saper scrivere

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Alessia Abrami racconta cosa significhi creare contenuti badando a differenze di canale, tone of voice e obiettivi

Le parole sono importanti. E saperle usare lo è ancora di più. Concorderanno con queste affermazioni soprattutto i copywriter, ovvero quei professionisti della comunicazione che si occupano di creare testi per molteplici destinazioni d’uso, da una brochure cartacea a un piano editoriale per i social media.

L’identità di un brand emerge soprattutto dal suo tono di voce, dal modo in cui scrive: per questo, sappiamo che, analizzando come comunicano pubblicamente determinate aziende, possiamo trovare diversi registri linguistici. Ebbene, chi si occupa di scrivere quei contenuti deve saper padroneggiare ogni sfumatura, e applicarla di conseguenza nelle modalità - o con gli obiettivi - che richiedono le attività clienti.

Grazie alle abilità di chi redige tali testi, oltre a quelle di chi realizza grafiche e creatività, ogni marchio trova il proprio modo di connettersi con il proprio pubblico. È ciò che fa Alessia Abrami, editor, copywriter e nostra collaboratrice, quando si occupa di redigere contenuti destinati ai social media.

 

Da cosa cominci per elaborare un piano editoriale per i social media?

La sola presenza online di un’azienda, se non è corredata da un contenuto efficace, ovvero catchy per il pubblico al quale è indirizzato, non basta a raggiungere alcuno scopo.

Del resto, come sanno bene gli addetti ai lavori, “content is king. Per questo, la prima cosa sulla quale lavoro quando ho il compito di creare un piano editoriale è senza dubbio lo studio dell’azienda stessa: capirne il business in termini di prodotti o servizi trattati, conoscerne il target di riferimento, intercettarne i valori, la mission e la vision e analizzarne i concorrenti. Sono passaggi preliminari base per poter decidere cosa dire e come dirlo. In questo senso, il copywriter deve sempre giocare di squadra insieme a chi si occupa della strategia di marketing e della componente grafica.

Dopo aver elaborato delle idee di base e dei content pillars da condividere con il cliente per allineamento, posso iniziare a stilare un calendario dei contenuti da pubblicare sui profili social, stabilendo stili, formati, giorni e orari di pubblicazione attraverso lo studio degli algoritmi di ogni canale, nonché mediante l’osservazione dei dati sulle interazioni dei fan/follower.

Dire qualcosa ogni giorno o dire qualcosa ogni due-tre-sette giorni non è sempre giusto, ma nemmeno sempre sbagliato: è tutto il contesto al quale ho precedentemente fatto riferimento a indicare la strada da seguire per evitare un sovraffollamento comunicativo o, all’opposto, un deserto informativo nella circostanza sbagliata.

 

Quali strumenti consiglieresti per svolgere il lavoro al meglio?

Un piano editoriale viene strutturato creando una vera e propria tabella che contempli alcune voci fondamentali: obiettivo della comunicazione, giorno, orario, testo, landing page e indicazioni da girare al grafico per la creazione di un visual (il fido compagno di squadra di un copywriter, infatti, è il grafico). Un foglio Excel o Google Drive è il modo più semplice per farlo, se non si vuole estendere l’uso di uno strumento terzo di calendarizzazione e programmazione anche al cliente

Una volta che il PED viene approvato da quest’ultimo, bisogna procedere alla sua programmazione sui profili social e, per questa fase, è possibile avvalersi di tanti tool che permettono di gestire in contemporanea tutti i canali aziendali: Creator Studio, Hootsuite, Buffer, Sendible sono solo alcune delle più complete possibilità esistenti.

Infine, analizzare il feedback dei destinatari dei post pubblicati, aiuta il copywriter a intuire se quello come modificare la proposta comunicativa (ecco svelato il secondo compagno di squadra di un copywriter: il social media strategist o l’analyst).

 

Cosa fai quando sei a corto di idee?

Può capitare (eccome!) di aver passato in rassegna tutte le informazioni sull’azienda a nostra disposizione, di aver studiato approfonditamente ogni aspetto, di essersi consultati con i propri colleghi e avere quello che in editoria è definito “blocco dello scrittore”, ovvero un momento di buio creativo dal quale non viene fuori una frase o un concetto buono dal quale partire per proseguire con il resto della comunicazione. Non è così semplice riuscire a trasmettere un messaggio che sia allo stesso tempo attraente, originale, non prolisso e adatto a specifici canali social.

Per evitare di stare a fissare il muro o la finestra per ore, in attesa che l’occhio catturi un particolare che accenda la nostra creatività (operazione in realtà non da scartare, se limitata nel tempo), un metodo consigliato è il caro vecchio brainstorming, da svolgere anche da soli: scrivere su un foglio bianco tutte le parole che vengono in mente, più o meno ricollegabili al tema sul quale dobbiamo improntare la nostra comunicazione, spesso favorisce il ragionamento, sblocca il “meccanismo inceppato” e ci porta ai termini e agli angoli d’attacco giusti per sviluppare il nostro messaggio (terzo compagno di squadra di un copywriter: il dizionario dei sinonimi e dei contrari).

 

Quali sono le principali competenze che un copywriter dovrebbe avere?

Mi piacerebbe non dover rispondere, come prima cosa, la reale conoscenza della lingua italiana. Purtroppo, però, non tutti gli addetti ai lavori eccellono in questo senso. Non mi riferisco tanto agli errori di grammatica, perché è talmente scontato che non debbano esserci che spenderci qualche parola forse è già troppo, quanto alla trascuratezza delle “potenzialità” che essa ha grazie all’esistenza, tra mille retorismi, delle metafore e dei giochi di parole. Le frasi celebri della letteratura o i modi di dire popolari, per esempio, di frequente regalano non solo perle di saggezza ma anche di contenuto, che un buon copywriter deve saper sfruttare quando è possibile.

Secondo aspetto che reputo centrale nel background di un copywriter è la cultura di base: non può sapere tutto di tutto, chiaramente, ma un po’ di tutto sì. Essere preparati su più argomenti, o perlomeno avere una buona capacità di apprendimento quando bisogna studiarli, permetterà di gestire al meglio la comunicazione dei temi più svariati.

Infine, come è ovvio che sia, la dote immancabile per questa figura professionale è la creatività; una persona troppo metodica, abituata a seguire solo gli schemi preformati, tenderà a dire sempre le stesse cose e allo stesso modo, toppando, dopo poche settimane, il suo obiettivo.

P.S.: è bene che il copywriter sia pure un buon consumatore di caffè (quarto e ultimo compagno di squadra), per rimanere sempre vigile e operativo anche nei momenti di maggiore pressione!

 

Il mondo della comunicazione online è interessante e stimolante, perché coinvolge numerose figure, ognuna con le proprie specifiche competenze, evolutesi nel tempo. Raccontare un brand non è semplice, specialmente se teniamo a cogliere ogni sua sfumatura, fino al modo in cui si interfaccia con i suoi clienti. Il copywriting garantisce e preserva questo tipo di relazione, su molteplici canali diversi.

Affidarsi a dei professionisti del settore, quando si tratta di promuoversi attraverso il marketing digitale, è sempre un investimento produttivo: affindandoti a loro, saprai che le tue risorse saranno valorizzate in ogni minimo dettaglio, compresa persino la scelta di parole con cui il tuo marchio si rivolgerà al pubblico. Contattaci subito per una consulenza gratuita: ti aiuteremo a far crescere il tuo business e a raggiungere i tuoi obiettivi con una strategia mirata e personalizzata.

 

Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.


Questo articolo è stato realizzato da Linkfloyd Sagl, non fa parte del contenuto redazionale.
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