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TARGETLotta contro le fake news, ma i social network fanno davvero abbastanza?

20.05.20 - 10:00
Ecco come Facebook, Instagram, Twitter, TikTok stanno combattendo contro la diffusione di notizie false e fuorvianti
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Lotta contro le fake news, ma i social network fanno davvero abbastanza?

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Ecco come Facebook, Instagram, Twitter, TikTok stanno combattendo contro la diffusione di notizie false e fuorvianti

Sappiamo tutti che il web, e i social network in particolare, sono (non)luoghi affascinanti, pieni di opportunità, informazioni e nuove scoperte. Con il tempo, però, abbiamo anche imparato che, purtroppo, non tutti gli utenti che navigano su internet sono pienamente consapevoli di come esso funzioni. L’assenza di senso etico o di una educazione all’utilizzo del mezzo, che indebolisce il senso critico, possono portare, infatti, alla creazione e alla diffusione di informazioni false o ingannevoli pubblicate al solo scopo di creare scompiglio e disorientare l’opinione pubblica, cioè le fake news.

In un periodo così delicato per la ripresa e la stabilità di tanti paesi del Mondo, è bene, ad esempio, fare attenzione ai rischi della “cybercondria”: con questo termine, si vuole indicare la tendenza, propria di tanti utenti, a ricercare sintomi e malattie sui motori di ricerca per compiere vere e proprie auto-diagnosi, raramente opportune, soprattutto, per la propria salute e il proprio umore.
Secondo alcuni dati rilevati alla fine del 2018, già l’80% degli utenti aveva effettuato una ricerca su patologie, sintomi o farmaci nel corso dell’anno precedente. Approfondendo i contenuti di queste queries sulla piattaforma Google Trends, si è inoltre notata una evidente popolarità delle parole “cosa” e “perché”, a lasciar intendere come buona parte dei potenziali pazienti avessero ben presente un sintomo ben preciso che desideravano approfondire.

Da quando il Covid-19 si è progressivamente diffuso, influenzando in larghissima parte la nostra quotidianità e seminando inquietudine in tantissime nazioni, abbiamo prevedibilmente assistito a una nuova ondata di cybercondria, tutta incentrata sulla scoperta dei sintomi e sulla prevenzione. Un così ampio interesse verso un argomento ben specifico non poteva non attirare l’attenzione di tanti malintenzionati che hanno diffuso altrettante fake news, o di testate che hanno divulgato notizie parziali e fuorvianti che puntavano solo ad essere aperte (click baiting), senza avere alla base contenuti scientificamente provati o giornalisticamente rilevanti, approfittandosi della sensibilità all’argomento e di una diffusa mancanza di competenze nel distinguere il falso dal vero.

È stata proprio questa triste tendenza - oggi seguita, ad esempio, da quella verso la demonizzazione delle mascherine - a spingere alcuni dei social network più popolari ad adoperarsi in prima persona per arginare questa crisi dell’informazione, impegnandosi a coordinare strategie utili a tutelare i propri utenti e il loro diritto a ricevere notizie provenienti da fonti attendibili.

 

Facebook e Instagram

Le due piattaforme di Mark Zuckerberg sono state tra le prime ad attivarsi per contrastare la diffusione di informazioni ingannevoli.

Nel dettaglio, un lavoro di scrematura realizzato già da febbraio ha riguardato soprattutto gli annunci sponsorizzati: qualsiasi inserzione riguardante la vendita di prodotti miracolosi contro il Coronavirus o notizie allarmistiche e non provate sulla diffusione dei contagi è stata bandita.
Tale politica è stata poi estesa anche alla piattaforma interna Marketplace, proprio per bloccare la vendita di farmaci e integratori che millantassero un’efficacia prodigiosa contro il virus.
Le inserzioni potenzialmente dannose sono state – e sono tutt’ora – numerose e varie. Ovunque sia stato pubblicato, ad esempio, un annuncio sulla vendita delle “ultime” mascherine FFP2 o FFP3 disponibili sul mercato, l’eliminazione è stata molto celere: una sponsorizzazione di questo tipo, infatti, non solo offre un’informazione sbagliata, ma contribuisce anche ad accrescere un panico già diffuso, specialmente in fase di aumento dei contagi.
Secondo un approfondimento di We Are Social, solo nel mese di febbraio sono stati rilevati 5 network sospetti, rimossi 467 utenti, chiusi 49 gruppi Facebook ed eliminate 1245 pagine Instagram.
Questa strategia di tutela ha anche implicato l’operazione contraria, cioè l’integrazione di informazioni affidabili sui propri portali. Questo si è tradotto nell’inserimento di box o pop-up collegati direttamente al sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization), affinché gli utenti avessero a propria disposizione informazioni certificate.

 

Twitter

Anche il social dei cinguettii ha deciso di dare il proprio contributo nel diffondere informazioni affidabili sul Covid-19. Lo strumento scelto è quello delle etichette: i tweet che presentano contenuti ritenuti ingannevoli o a rischio, vengono contrassegnati da un tag che mette in guardia l’utente. Contestualmente, Twitter mette a disposizione link a fonti autorevoli che possano essere utili ad approfondire l’argomento in sicurezza, senza rischiare di diffondere il panico e le falsità.
Inoltre, i tweet ritenuti ingannevoli vengono oscurati: in questo contesto, l’utente, prima di leggerli, è avvisato che i contenuti in questione sono in conflitto con le linee guida delle autorità sanitarie.

 

TikTok

Anche nella piattaforma cinese è subentrata l’urgenza di contrastare la disinformazione, anche e soprattutto per l’età spesso impressionabile in cui si trovano i suoi utenti.
TikTok, infatti, si è adattato in fretta alle nuove esigenze della community, apponendo ad ogni contenuto riguardante il Coronavirus un invito a verificare le informazioni presso fonti attendibili, come l’OMS o gli organi governativi impegnati nella tutela della salute. Parallelamente, è stato diffuso un caldo invito a segnalare a propria volta tutti i contenuti sul tema ritenuti ingannevoli o inappropriati.
La stessa OMS, per raggiungere gli utenti più giovani e adattarsi ai nuovi strumenti digitali che ha a disposizione, ha aperto il proprio profilo TikTok a febbraio, @who. Attraverso questo canale, i tiktokers possono consultare informazioni utili sulla prevenzione e la diffusione del Coronavirus, rimanere aggiornati sulle novità riguardo alla situazione globale e scoprire nuove sfide, come la #SafeHands Challenge, che invita gli utenti a farsi un video nell’atto di lavarsi le mani seguendo tutti gli step suggeriti dall’organizzazione, diffondendo questa buona pratica a chi fruisce dei loro contenuti.

 

Internet offre strumenti importanti per la condivisione e la diffusione di informazioni: ogni contributo che venga pubblicato in rete è potenzialmente accessibile a tutti. Questo determina alcune doverose precauzioni che impediscano la diffusione delle falsità, ma d’altro canto permette di comprendere quanta visibilità possa ottenere un post pubblicato (o sponsorizzato) sulla piattaforma giusta al
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Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.


Questo articolo è stato realizzato da Linkfloyd Sagl, non fa parte del contenuto redazionale.
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