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ITALIASequestra e da fuoco al pullman: «Sono un eroe. Ci pensavo da giorni»

21.03.19 - 10:33
Il conducente di bus Ousseynou Sy non è un radicalizzato. A farlo scattare l'ultima barca di migranti fermata davanti a Lampedusa
Vigili del fuoco
Sequestra e da fuoco al pullman: «Sono un eroe. Ci pensavo da giorni»
Il conducente di bus Ousseynou Sy non è un radicalizzato. A farlo scattare l'ultima barca di migranti fermata davanti a Lampedusa

MILANO - Ousseynou Sy, per gli amici Paolo. Così veniva chiamato il conducente di bus 46enne che nella giornata di mercoledì ha sequestrato il suo stesso pullman - con a bordo 51 bambini - e lo ha incendiato per dimostrare il suo dissenso e protestare contro le morti di migranti nel Mediterraneo.

La famiglia - Di lui si è subito saputo che è nato in Francia, che ha origini senegalesi e che ha preso la cittadinanza italiana 15 anni fa. Con una donna italiana si è sposato e con lei ha avuto due figli - oggi di 12 e 18 anni - che dopo il divorzio di cinque anni fa sono stati affidati alla madre. La separazione è stata descritta come difficile, non li vedeva da anni, i ragazzi ne avrebbero sofferto. Ora vive da solo.

I reati - Nonostante tutte le persone vicine all’uomo - compresa l’azienda per cui lavorava, Autoguidovie - abbiano spiegato di esserne all’oscuro, Ousseynou Sy era stato ritenuto colpevole di guida in stato ebbrezza nel 2007 – gli era stata anche sospesa la patente – e di molestie sessuali su minore. Per questa seconda accusa, del 2011, è stato condannato lo scorso anno a un anno di carcere con pena sospesa, in base all'articolo 609 del Codice penale per "fatti di minore gravità".

Un buon lavoratore - A Crema, dove vive da diverso tempo, l’uomo è descritto come una persona tranquilla, un buon lavoratore. Proprio all’interno dell’azienda di trasporti dove era entrato come uomo delle pulizie 15 anni fa era stato invitato a prendere la patente per diventare autista, data la sua dedizione al lavoro.

La premeditazione - Ousseynou Sy, arrestato subito dopo l’evento, ha ammesso tutte le sue colpe e ha anche spiegato di aver pensato al piano per tre giorni. L’obiettivo era arrivare all’aeroporto di Linate, «non avrei comunque ucciso nessuno», si sarebbe giustificato durante l’interrogatorio.

Probabilmente avrebbe bloccato lo scalo per attirare l’attenzione per la sua causa, lui che si definisce «un eroe, il solo che ha il coraggio di intervenire per scuotere le coscienze». La goccia che lo avrebbe fatto scattare sarebbe stata l'ultima barca di migranti fermata davanti a Lampedusa negli scorsi giorni.

Il video - Il suo coinvolgimento per la situazione dei migranti era stato notato da diverse persone. L’uomo avrebbe anche girato un video in cui spiegava come il fenomeno dovesse cessare. Il filmato era stato caricato su Youtube per scoraggiare persone africane a venire in Europa. Si tratta di un videomessaggio, inviato anche ai conoscenti in Italia e in Senegal per invitarli a reagire: «Non voglio più vedere bambini sbranati dagli squali nel Mediterraneo». Sono state menzionate delle figlie morte in mare, ma questo fatto sarebbe stato smentito.

Problemi di alcol - Gli inquirenti hanno spiegato che Sy non è un uomo radicalizzato, non si tratta di un episodio di terrorismo islamico. Paolo non era un praticante o un soggetto a rischio. Il suo unico problema sarebbe stato l’alcol. Sono in corso analisi per capire se l'uomo abbia problemi psichici.

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