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La paura di venir dimenticati

La paura di perdersi qualcosa di importante. L'ansia di essere esclusi dalla società. Si chiama Fomo e colpisce sempre più' adolescenti.
La paura di perdersi qualcosa di importante. L'ansia di essere esclusi dalla società. Si chiama Fomo e colpisce sempre più' adolescenti.

Se lo chiedeva anche Nanni Moretti nel suo famoso film ‘Ecce Bombo’. Il dilemma, divenuto ormai celebre, era se accettare o meno l’invito di un conoscente con il dubbio che “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Quella che nel 1978 era una battuta ironica sulla scelta amletica riguardante l’andare o meno ad una festa, ai giorni nostri è divenuta una vera e propria ansia sociale chiamata Fomo, acronimo di Fear of Missing Out, ossia la paura di essere tagliati fuori. La nascita di tale termine si fa risalire allo scrittore Patrick J. Ginnis che lo utilizzò, per la prima volta, in un suo articolo pubblicato sulla rivista Harvard Business School nel 2004.

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I primi comportamenti ossessivi

Sul piano scientifico la Fomo si compone di due elementi: l’ansia relativa alla possibilità che gli altri possano avere delle esperienze piacevoli e gratificanti dalle quali si è esclusi e il desiderio persistente di essere in contatto con gli altri attraverso i social network. Queste due caratteristiche vanno a compenetrasi a vicenda dato che l’ansia di essere esclusi da eventi piacevoli va ad aumentare il bisogno di controllo e connessione tramite i social network. Il tutto si traduce in comportamenti ossessivi quali il controllo della presenza di connessione internet, l’aggiornamento ripetuto delle pagine web, l’uso prolungato dello smartphone e, per paradosso, l’isolamento sociale. I sintomi, quindi, che possono far pensare all’insorgenza della Fomo sono il senso di frustrazione ed avvilimento al pensiero di non essere presenti quando gli amici si incontrano e si divertono, la necessità di comunicare immediatamente sui social network cosa si sta facendo quando si è in compagnia o, ancora, i problemi di concentrazione mentre si studia e si lavora. Secondo una recente statistica ne soffre il 56% di coloro che utilizzano abitualmente i social media e che vivono, con terrore, l’idea di essere estromessi o di perdersi un evento o una esperienza piacevole a cui prendono parte amici o semplici conoscenti. Secondo lo studio condotto dal centro americano Kleiner Perkins Caufield&Byers’s, un utente medio guarda lo smartphone circa 150 volte al giorno, una volta ogni 6 minuti.

L’avvento degli smartphone, nel bene e nel male, ha rivoluzionato il nostro modo di vivere rendendo possibile stare costantemente connessi con le altre persone e condividere con esse la propria vita personale. Se da una parte è normale costruirsi una propria rete sociale, fatta di relazioni e rapporti personali variegati, dall’altra parte può diventare un problema il bisogno di monitorare costantemente ciò che fanno gli altri nel dubbio di essere stati esclusi da qualche loro attività. Tale fenomeno si acuisce, in particolar modo, nell’età adolescenziale dove il gruppo di amici diventa l’unico referente in grado di condizionarci. Per gli adolescenti è di primaria importanza essere accettati ed integrati socialmente e l’uso, o meglio l’abuso, dei servizi di social network, quali Instagram o Facebook, non fanno che amplificare il problema. Secondo un importante studio condotto sul tema dalla professoressa Ine Beyens dell’Università di Amsterdam, e pubblicato nel 2016, vi è un rapporto diretto tra il tempo trascorso sui social e l’aumento dello stato d’ansia e della paura di essere esclusi e respinti da coloro che formano la propria personale rete sociale. Tale forma d’ansia non permette di percepire ciò di cui si ha realmente necessità per vivere bene, ma induce i giovani a pensare di aver bisogno di qualcosa che gli altri hanno e che loro possono solo desiderare.

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A rischio i nativi digitali

La Fomo colpisce, con maggior virulenza, gli adolescenti che hanno già di per sé una bassa autostima e che tendono a confondere la vita vera con quella virtuale proposta loro sui social network. I nativi digitali, ossia coloro che sono nati in un’epoca in cui la tecnologia digitale era già molto diffusa, non hanno mai conosciuto la vita cosiddetta ‘offline’ ma vivono in una dimensione dove il virtuale è tanto reale quanto la realtà stessa. E’ per questo che, in tali soggetti, si manifestano con più frequenza, i sintomi della Fomo che porta all’attivazione di quei sistemi di controllo sociale che, secondo diverse teorie, permettono alle persone di rilevare la minaccia di essere esclusi o respinti dagli altri. I rischi della Fomo sono comunque in agguato anche tra gli adulti, sopratutto tra coloro che vivono in condizioni di precarietà sia affettiva che lavorativa. Il senso di insoddisfazione per la propria condizione di vita spinge questo tipo di persone a credere che quanto pubblicato sui social sia totalmente veritiero, inducendoli a ritenere le altre persone sempre felici e realizzate. L’attivazione dei sistemi di controllo provoca dei seri effetti sulla salute fisica e mentale della persona interessata dal fenomeno, quale l’abbassamento del tono dell’umore, l’alterazione del sonno e forme acute di  stress, che sfociano spesso in una vero e proprio stato depressivo. Pensieri come “vorrei dormire ma potrei perdermi qualcosa di importante” non possono che minare il benessere mentale e fisico di una persona che vive nell’ansia costante di essere tagliato fuori dalla propria cerchia sociale. Da uno studio condotto su un nutrito gruppo di matricole americane, si è anche osservato che i sintomi di Fomo si acutizzano la sera e durate i weekend ma anche quando gli studenti sono impegnati nello svolgimento di qualche dovere, come lo stare a casa a studiare, mentre gli amici sono fuori a divertirsi.

Secondo Andrew Przybylski, professore di scienze sociali presso l’Università di Oxford ed uno dei maggiori studiosi di Fomo, la salute psicologica di un essere umano viene raggiunta quando la persona si sente capace di influenzare il proprio ambiente, percepisce di essere autonomo e si sente in relazione con gli altri. Secondo Przybylski, proprio la frustrazione di quest’ultimo bisogno, sarebbe alla base dell’insorgenza della Fear of Missing Out. Attualmente la maggior parte degli studi sulle conseguenze negative dell’uso della tecnologia riguarda l’impatto che esse hanno nei confronti della popolazione ma vi sono ancora pochi studi che riguardano i giovani al di sotto dell’età universitaria, nonostante siano indicati come uno dei gruppi più vulnerabili.

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Le regole per evitarlo

L’uso problematico di internet per gli adolescenti è diventato, in diversi Paesi del mondo, un serio problema di salute pubblica ma, ad eccezione del continente asiatico, sono ancora molto poche le ricerche inerenti tale argomento. Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata anche sullo sviluppo di protocolli efficaci per la gestione di tale forma di ansia sociale aumentando la consapevolezza dei pensieri che generano ansia e la capacità di gestione degli stessi. I punti salienti di tali interventi sono: portare l’attenzione sulle emozioni e sviluppare la consapevolezza dei momenti di Fomo, sviluppare un dialogo interno che aiuti a superare i pensieri relativi all’esclusione sociale e gestire le aspettative riguardanti le proprie attività sui social network che non devono obbligatoriamente ricevere sempre commenti o apprezzamenti positivi. E’ inoltre importante imparare a regolare i propri stati d’ansia esercitandosi attraverso attività offline, quali lo sport o le uscite con gli amici, e porsi delle regole diminuendo il tempo passato sui social network. Come in tutte le cose, esiste un rovescio della medaglia ed anche la Fomo ha un suo contrario: la Jomo, acronimo di ‘Joy of Missing Out’, ossia la felicità di essere tagliati fuori. Tale termine è stato usato per la prima volta nel 2012 sul blog dello scrittore e imprenditore Anil Dash ed è stato successivamente ripreso dalla scrittrice Christina Cook nel suo libro ‘The Joy of Missing Out: finding a balance in a wired world’. Anche Google ed Apple hanno ripreso tale concetto, e proprio Google ha creato una piattaforma online con tale nome dove fornisce delle indicazioni utili per un uso consapevole dello smartphone. Apple, da parte sua, ha inserito una funzione che monitora il tempo passato davanti allo schermo di modo che ci si possa rendere conto se sia eccessivo o meno ed apportare delle correzioni in tal senso. In conclusione, si può dire che sarebbe utile a tutti ricordare più spesso le parole di Emily Dickinson che scrisse “Vivere è così sorprendente che lascia poco spazio per qualsiasi altra cosa”. Bisognerebbe, quindi, ricordarsi di vivere e non limitarsi a far vedere agli altri che si sta vivendo.


Appendice 1

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