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CASTEL SAN PIETRO

«Fatturati milionari a Medacta, ma per noi dipendenti stipendi da fame»

L'azienda risponde alle critiche: «L'80% sono frontalieri, ma rispettiamo i livelli salariali minimi»
L'azienda risponde alle critiche: «L'80% sono frontalieri, ma rispettiamo i livelli salariali minimi»

555 milioni di fatturato registrati lo scorso anno. Mezzo miliardo. Vola decisamente alto Medacta, nota multinazionale ticinese che fabbrica dispositivi ortopedici, con due sedi a Rancate e a Castel San Pietro, decine di filiali negli Stati Uniti e uffici in varie località in Europa, nonché in Giappone e in Australia. 1900 dipendenti nel mondo, di cui 1000 in Ticino.

Ma quei milioni, sventolati la scorsa settimana dall’azienda attraverso un comunicato stampa, hanno lasciato l’amaro in bocca a diversi dipendenti ed ex dipendenti. «Facile parlare di fatturato milionario quando noi riceviamo stipendi da fame» racconta chi vi lavora o vi ha lavorato. Una narrazione, quella che emerge dalle testimonianze, che porta alla luce una realtà fatta di lavoro sottopagato, di un clima altamente competitivo e autoritario, di continui turnover di dipendenti. Qui di seguito le loro storie:

Leandro*: «Io, ingegnere assunto a 3000 franchi al mese»

Leandro si è laureato in Ingegneria con il massimo dei voti in una importante Università italiana. Ha lavorato almeno cinque anni in alcune aziende lombarde. Poi, nel 2019, tenta la carta svizzera e si presenta alla Medacta. Fa tre colloqui conoscitivi e una giornata di prova in azienda. «Pensavo di dare una svolta alla mia vita e guadagnare qualcosa di più rispetto a quanto percepivo in Italia. Durante le fasi di colloquio avevo timidamente accennato alla possibilità di conoscere lo stipendio, ricevendo come risposta che lo avrei saputo solo alla fine e che non dovevo preoccuparmi perché sarebbe stato ottimo». Alla presentazione del contratto, però, Leandro si trova davanti a una proposta che lo lascia perplesso: 3000 franchi lordi al mese, circa 2500 franchi netti. «Non conoscevo la realtà dei salari in Svizzera, ma ho pensato di trattare e chiedere un aumento. A quel punto – senza troppi giri di parole - mi hanno detto che, o accettavo quella cifra, o me ne potevo andare. Alla fine ho accettato, quei 3000 franchi erano comunque di più rispetto a quanto prendevo in Italia».

Leandro decide di abitare nel Mendrisiotto, e da subito si accorge delle difficoltà a vivere in Ticino con 2500 franchi mensili. «Solo dopo alcuni mesi mi sono reso conto che facevo fatica ad arrivare a fine mese. Quel salario che inizialmente mi sembrava buono, era in realtà una fregatura. Mi avevano detto che i residenti prendevano 500 franchi in più. Per mesi ho fatto notare all’azienda che abitavo effettivamente nel Mendrisiotto, ma facevano orecchie da mercante. Solo dopo parecchio tempo il direttore tecnico si è accorto dell’anomalia e mi ha aumentato lo stipendio. Nel corso degli anni, si è aggiunto qualche altro scatto salariale e sono arrivato a prendere 3900 franchi lordi». In cinque anni alla Medacta, Leandro ha ricoperto diversi ruoli: ha lavorato nell’ufficio tecnico, è stato disegnatore, si è occupato della costruzione delle protesi, del settore delle validazioni, fino a ricoprire la carica di project manager per il mercato statunitense. Ma lo stipendio non ha mai superato quei 3900 franchi. «Insomma, prendevo meno di una cassiera della Migros». (una collaboratrice non qualificata alla Migros prende 4200 franchi al mese, n.d.r.). «Tutti si lamentavano degli stipendi bassi. Non c’era nessun beneficio a lavorare lì, sia a livello economico, sia come benefit aziendali. Avevo un bonus annuale che, qualora tutto fosse andato bene, era di 500 franchi».

Leandro racconta di un clima di lavoro pesante, centrato sull’autoritarismo da parte dei vertici aziendali e di continue partenze di dipendenti. «C’è stato un momento in cui se non eri un fumatore non potevi andare a fare la pausa caffè. Se esponevi richieste od osservazioni non ti consideravano, e nel caso peggiore si segnavano il tuo nominativo. Insomma, la gente fuggiva appena trovava di meglio». Proprio come ha fatto Leandro, che oggi vive oltre Gottardo e ha uno stipendio tre volte superiore.

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Luca*: «Mi sembrava di essere in una gabbia di matti»

Tra le tante testimonianze, anche quella di Luca, uno dei tanti frontalieri assunti da Medacta. Tornitore di professione, lavorava nel reparto di produzione. «Ho deciso di licenziarmi nell'autunno del 2023. Me ne sono andato perché la pressione era davvero tanta. Non riconoscevano neppure quanto facevo: lì dentro si è considerati solo dei numeri».

Racconta che, al momento dell'assunzione, gli erano stati proposti «3500 franchi lordi, considerata l'esperienza ultradecennale e il fatto che avrei lavorato esclusivamente di notte, dal lunedì al venerdì dalle 22.15 alle 6.45 del mattino. Altrimenti - dice - lo stipendio di partenza per il settore era di appena 3200 franchi lordi. Certo - ammette - per noi frontalieri rappresentano una buona offerta. Ma a che prezzo?». A Luca non piaceva soprattutto il clima lavorativo. «Fuori dal reparto era presente una bacheca visibile a tutti e ogni volta, alla fine di ogni turno, dovevamo riportare il numero di pezzi realizzati nelle ore di lavoro. Insomma, era un modo per creare competizione tra un turno e l'altro. Se non raggiungi un certo numero di pezzi sei un incapace, in poche parole. Si lavorava con il cronometro in mano. Inoltre, tra i nostri responsabili non scorreva buon sangue e questo astio si ripercuoteva su di noi. Facevamo fatica a mandare avanti il lavoro». Di ticinesi, tra i colleghi, nemmeno l'ombra: «Nel parcheggio posso dire di non aver mai visto un'auto con targhe svizzere. Sono tutte italiane».

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Marco*: «I candidati svizzeri ci sono, ma le loro offerte salariali sono troppo basse»

Un altro ex dipendente si è fatto avanti nel raccontare la sua esperienza. Ingegnere e cittadino svizzero, ha lavorato lì dentro per diversi anni fino a decidere, qualche tempo fa, di andarsene. «Medacta - dice innanzitutto - non è l'unica azienda a fare dumping salariale in Ticino. Questo discorso vale per molte imprese private attive nel cantone. Purtroppo è risaputo che per avere uno stipendio dignitoso è necessario lavorare per realtà con sede in Svizzera tedesca, oppure nell'amministrazione pubblica. Il bacino di personale qualificato offerto dalla Lombardia favorisce questo sistema», chiarisce.

«È vero - riprende - anche a me inizialmente hanno fatto una proposta bassa per gli standard svizzeri. Era di 3500 franchi lordi. Con la promessa che sarebbero aumentati a scatti importanti, di anno in anno, in base ai risultati raggiunti. Scatti che effettivamente ci sono stati, fino ad arrivare a circa 5500 franchi».

Per lui l'esperienza non è tutta da buttare: si tratta pur sempre di «una realtà molto innovativa, rara da trovare nel nostro cantone». Sostiene infatti di aver imparato «davvero tanto negli anni trascorsi lì. C'è stato un ritorno in termini di competenze acquisite e per me era appagante». È consapevole tuttavia che non tutti la pensino come lui: «So di ingegneri svizzeri che si candidano ma che rifiutano una proposta salariale obiettivamente troppo bassa. Per la maggior parte sono ingegneri laureati al Politecnico di Zurigo o di Losanna. Figure che in altre realtà del nostro Paese potrebbero arrivare a percepire stipendi, già a partire dal primo impiego, almeno due volte più alti».

E per quanto riguarda i frontalieri: «È innegabile che un lavoratore italiano accetti tali cifre, anche alla prima esperienza. Stipendi così, al di là del confine non si vedono facilmente. Ogni anno sono diverse le persone formate dai Politecnici di Milano e Torino, capaci e ben disposte verso condizioni che, per chi vive in Svizzera, sono piuttosto difficili da accettare».

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I sindacati: «Un'azienda che storicamente non ha rapporti con noi»

Sulla questione abbiamo contattato i sindacati. «Purtroppo - ha dichiarato Matteo Poretti, sindacalista di Unia - è una realtà in cui è molto difficile entrare. C’è un controllo stretto da parte della proprietà e fra i lavoratori c’è molto timore. Non siamo presenti proprio perché è estremamente complicato costruire dei ponti tra il sindacato e i dipendenti a causa di una politica aziendale estremamente dura. Il fatto che non giungano segnalazioni e richieste d’intervento, non è altro che una conferma».

Per quanto riguarda il tipo di contratto applicato, Poretti sottolinea: «È un settore che non sottostà a nessun contratto collettivo», quindi anche su questo fronte pare esserci poco da fare.

Una situazione, questa, confermata anche dal sindacato OCST: «È un’azienda che storicamente non ha rapporti con i sindacati».

Medacta risponde: «L'80% sono frontalieri, ma rispettiamo i livelli salariali minimi»

Quanti dipendenti lavorano in Medacta?
«Abbiamo oltre 1900 dipendenti nel mondo, di cui circa 1000 in Svizzera. Come si evince dal nostro Annual Report, negli ultimi anni abbiamo costantemente aumentato il numero di dipendenti, investendo continuamente nell'espansione in Ticino».

Quanti sono i lavoratori frontalieri?
«Circa l'80%».

Una percentuale alta. Come mai l’azienda attinge dal frontalierato la propria forza lavoro?
«Abbiamo una forte necessità di dipendenti per quanto riguarda il settore della tornitura e della fresatura, e il Ticino non è un grande fornitore di questa tipologia di manodopera specializzata. Al contrario, l'Italia settentrionale, offre un ampio bacino di lavoratori qualificati. In Medacta, richiediamo competenze specifiche non solo per la ricerca e lo sviluppo, ma anche per la produzione dei nostri impianti, tecnologie e tecniche».

Quanti dipendenti Medacta vivono in Svizzera?
«Si tratta di informazioni private e noi dobbiamo rispettare le normative sulla privacy. Vorremmo far notare comunque che Medacta è un'azienda che opera a livello internazionale. Abbiamo dipendenti in tutto il mondo, di cui la metà si trova all'estero».

La critica più diffusa tra i vostri dipendenti riguarda le condizioni salariali ritenute troppo basse. Un ingegnere laureato e con diversi anni di attività alle spalle è stato assunto a 3000 franchi lordi mensili. È normale pagare un ingegnere laureato con uno stipendio così basso?
«Non sappiamo da dove abbiate ottenuto questa informazione e a quale anno si riferisca, né conosciamo il contesto della dichiarazione della vostra fonte. Tuttavia, possiamo assicurarvi che un tale salario non esiste più da molti anni. Inoltre, tutte le aziende in Svizzera, inclusa Medacta, rispettano pienamente i livelli salariali minimi in Svizzera e in Ticino. Vorremmo anche far notare che nel corso degli anni, Medacta è stata anche in grado di attrarre dipendenti esperti e talenti da altre parti della Svizzera. Inoltre precisiamo che gli stipendi vengono rivisti annualmente nell'ambito della politica e delle pratiche di Total Rewards».

Precisazione sul salario minimo
Stando al calcolatore del Cantone Ticino (importi in vigore dal 1° dicembre 2024), per i dipendenti Medacta il salario minimo lordo dovrebbe oscillare tra i 3199.99 e i 3280 franchi al mese. Un calcolo effettuato sulla base di 13 mensilità, una settimana standard da 40 ore e una paga lorda oraria compresa tra i 20 e 20.50 franchi, in relazione al settore economico di appartenenza dell’azienda.
Si tratta di oltre 1000 franchi in meno rispetto a quanto previsto dal Contratto collettivo di lavoro - applicabile in Ticino - per ingegneri, architetti e professioni affini del comparto civile, edile e territoriale. CCL che esclude figure e attività attinenti ad aziende come Medacta. In questo documento, il salario minimo (calcolato sulla base di massimo 42,5 ore a settimana e 13 mensilità) per un ingegnere laureato in una Scuola universitaria professionale ammonta, a partire dal 1° anno, a 4'615 franchi al mese; per un ingegnere laureato in un politecnico a 4'769 franchi.

L'azienda applica un contratto collettivo di lavoro?
«Come molte altre aziende, preferiamo non commentare».

Ci è stato riferito che c’è un turnover molto frequente. È possibile sapere quanti dipendenti hanno lasciato Medacta nel 2024 e nel 2023?
«Il nostro turnover aziendale è inferiore agli standard del settore e alla media svizzera. Medacta ha avviato un Referral Talent Programm (una strategia di reclutamento) in cui i dipendenti raccomandano Medacta come datore di lavoro ai loro amici, familiari ecc. Questo programma sta avendo sempre più successo».

Però le testimonianze che abbiamo raccolto parlano di un clima di lavoro molto autoritario e teso. I dipendenti hanno difficoltà a parlare con i responsabili del personale.
«Invitiamo costantemente i nostri dipendenti a fornire feedback costruttivi attraverso vari canali di comunicazione, incluso un recente sondaggio interno. I nostri dipendenti sono la spina dorsale della nostra organizzazione. Il 100% delle nostre dipendenti donne rientra dopo il congedo di maternità. Medacta ha inoltre esteso volontariamente il congedo di maternità e paternità retribuito rispetto all'indennità svizzera prevista per legge. Inoltre l'azienda premia i suoi dipendenti con le loro famiglie durante il Medacta Family Open Day e nel 2023 ha lanciato un programma di riconoscimento dei dipendenti in Ticino, che è stato esteso a livello globale nel 2024. Ci sono molte altre iniziative che Medacta sta portando avanti come supporto per i propri dipendenti, tra cui le ferie aggiuntive, il contributo all'abbonamento annuale di fitness e la Fondazione Medacta Life che ha aperto la MySchool Ticino. Si tratta di un'iniziativa piuttosto unica nel settore privato ticinese. La scuola è stata fondata con l'obiettivo di sostenere i dipendenti dell'azienda nel conciliare la vita familiare e professionale. L'asilo e la scuola (età 0-10 anni) sono aperti anche alla comunità locale. Inoltre, l'Amministratore Delegato si impegna personalmente a pranzare regolarmente con i dipendenti per ottenere direttamente il loro feedback».

Ci risulta anche che l’azienda non ha nessuna relazione con i sindacati. Per quale motivo?
«Perchè manteniamo relazioni positive con tutti i nostri dipendenti e disponiamo di numerosi forum che consentono un feedback continuo al management, eliminando così la necessità di un contributo esterno».

Non ritiene l’azienda che - grazie ai risultati record ottenuti - possa rivedere la propria politica salariale al rialzo e aumentare gli stipendi ai dipendenti?
«Abbiamo una solida strategia di politiche retributive di gruppo che fornisce compensi e incentivi in vari modi, oltre a migliorare continuamente i nostri benefit aziendali, in linea con le pratiche regionali e del settore. Rispettiamo pienamente i livelli salariali minimi in Ticino/Svizzera e gli stipendi vengono rivisti e adeguati annualmente come parte dei nostri processi».

*nomi di fantasia, i nomi reali sono noti alla redazione


Appendice 1

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TipressDa sinistra, Alessandro Siccardi Supply Chain Director di Medacta International, Maria Luisa Siccardi Tonelli membro del board di Medacta International e Francesco Siccardi amministratore delegato di Medacta

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