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A Palazzo, saranno lunghi coltelli o lame immaginarie?

Un candidato "selvaggio" al posto di Alain Berset? Ignazio Cassis rischia? Gli scenari alla vigilia dell'elezione del Consiglio federale
Un candidato "selvaggio" al posto di Alain Berset? Ignazio Cassis rischia? Gli scenari alla vigilia dell'elezione del Consiglio federale

Finora si è trattato di lame che non sono sembrate in grado di ferire nessuno. In primis perché, per colpo ferire, ci deve necessariamente essere qualcuno a impugnarle; e secondariamente, ma non per importanza, perché il loro (presunto) bagliore - più che nell'ombra di qualche trama di Palazzo - si è per ora limitato a balenare qua e là tra le colonne della stampa, soprattutto quella d'oltre San Gottardo. Quindi ben in vista.

Sebbene "disinnescati" dai politologi interpellati per l'occasione - che hanno puntualmente ridotto all'osso le probabilità che le suggestioni in aria di complotto possano tradursi, la mattina del 13 dicembre, in realtà - scenari e piani segreti non sono tuttavia mancati. In special modo dopo che, il 25 novembre scorso, il Partito socialista ha sfogliato la propria rosa, confermando un tradizionale ticket a due teste per la successione di Alain Berset: da una parte il consigliere di Stato di Basilea Città Beat Jans, dall'altra il consigliere nazionale grigionese Jon Pult.

Un ticket che "sa" troppo di sinistra, secondo l'ex consigliere federale UDC Christoph Blocher, che lo ha definito una «provocazione», invitando il fronte democentrista nell'Assemblea federale a spendere il proprio voto al di fuori del binomio approvato ufficialmente dal gruppo parlamentare socialista. E alimentando così lo scintillio di lame in vista della cosiddetta "notte dei lunghi coltelli", quella che anticipa il voto sotto il Cupolone. Di quelle lame fu vittima illustre, nel 2007, proprio il grande vecchio dell'UDC, estromesso dal governo federale - in rottura con la tradizione, che vede riconfermati i membri uscenti dell'esecutivo federale in occasione dell'elezione che segue il rinnovo, ogni quattro anni, delle Camere federali - in favore di Eveline Widmer-Schlumpf.

Un voto "fuori" dal ticket?
E due sono i nomi "selvaggi" ripescati - entrambi figuravano infatti nei sei nomi in lizza per un posto nel ticket socialista - per fare da cornice a questa ipotesi. Il primo è quello di Daniel Jositsch. Lo zurighese è fresco di una brillante rielezione - al primo turno, con oltre 236mila voti raccolti; il politico più votato in Svizzera alle Federali dello scorso ottobre - al Consiglio degli Stati; sembrava, sulla carta, il candidato migliore, ma - al netto di una tendenza che vede i partiti tenersi i "migliori" sempre più volentieri tra i banchi del parlamento piuttosto che tra i sette saggi - paga di certo l'insubordinazione dell'anno scorso, quando non fece quel passo indietro in occasione dell'elezione di Elisabeth Baume Schneider. E pure il fatto che i vertici del gruppo preferiscano avere in Consiglio federale qualcuno che sia meno "solista" e più vicino alla linea del partito (mentre Jositsch è legato ai "socialisti liberali", ovvero la cosiddetta "ala destra" del PS).

L'altro nome apprezzato, da quanto è si potuto leggere tra le colonne, è quello del vodese Roger Nordmann. Consigliere nazionale dal 2004, è rimasto a lungo in corsa per un posto nel ticket, cedendo alla fine solo di qualche voto. L'opzione Nordmann dà poi voce a un scenario nello scenario: con l'elezione di un altro consigliere federale latino, per l'UDC si aprirebbe la possibilità di puntare su un candidato di lingua tedesca quando sarà il turno di procedere alla successione di Guy Parmelin (che, essendo stato eletto nel 2015, con l'addio di Alain Berset diventerà il consigliere federale più anziano). Ma, come detto, qua si sconfina oltre le singole ipotesi. E, giocoforza, va considerato il rovescio della medaglia che i democentristi non possono ignorare: un tale attacco legittimerebbe gli altri partiti a fare la stessa cosa quando in futuro si presenterà l'occasione buona.

Lo sgambetto (improbabile) a Cassis
L'altro grande - e altrettanto presunto (e improbabile) - intrigo emerso nelle scorse settimane, vede invece quale protagonista, suo malgrado, Ignazio Cassis. Il consigliere federale ticinese, stando a quanto rivelato a fine novembre dal capogruppo PLR, Damien Cottier, al Blick, sarebbe stato al centro di una "congiura" ordita dalla volontà del Centro di attaccare il seggio di Cassis, portando il presidente Gerhard Pfister in Governo. Premio di consolazione per il PLR per compensare il seggio perso sarebbe stata la posizione di Cancelliere federale, lasciata vacante da Walter Thurnherr e proposta, sempre secondo il Blick, a un «un politico liberale-radicale con origini ticinesi». Sembra un'operazione alla "House of Cards". E, in fondo, lo stesso Pfister ha già chiarito che, «per rispetto alle istituzioni» del Paese, i centristi non intendono sferrare alcun attacco verso i consiglieri federali attualmente in carica. Parole ribadite, domenica scorsa, anche dal capogruppo Philipp Bregy dalle colonne del SonntagsBlick.

20min/matthias spicherNelle scorse settimane si è parlato di un "piano" per estromettere Ignazio Cassis dal Consiglio federale. L'ipotesi però ha contorni (quasi) da fiction.

E nella stessa orbita ruota anche il nome del verde Gerhard Andrey. Il friburghese è l'unico esponente ecologista candidato per un posto in Consiglio federale. I Verdi hanno dichiarato di voler attaccare uno dei seggi liberali-radicali. Ritengono che il partito, alla luce dei recenti risultati, sia sovra-rappresentato in Governo (e non sono gli unici a pensarlo); ma sono dichiarazioni che arrivano dopo il tonfo dei Verdi alle ultime Elezioni Federali, e i Verdi quindi non occupano una posizione di forza tale da consentirgli di rivendicare lo scranno. E un eventuale appoggio dal Centro - che ha, nel medio termine, l'occhio puntato su quello stesso seggio, ma che per ora non intende venire meno al principio della concordanza - appare quantomai escluso.

Jans contro Pult
Sgomberando a questo punto il tavolo da scenari e presunti piani, rimane infine una sola certezza: il testa a testa tra Beat Jans e Jon Pult per succedere ad Alain Berset. E oggi, quando mancano poco più di 24 ore alla scadenza, è il primo ad apparire in leggero vantaggio. Il consigliere di Stato basilese ha già dalla sua una, breve, esperienza di esecutivo. Inoltre, il suo cantone non ha un rappresentante in Consiglio federale da ben mezzo secolo, mentre il Grigioni ne ha avuti due negli ultimi quattro decenni - e potrebbe averne un altro in un futuro non troppo distante, considerata l'ascesa di Martin Candinas. Dal suo canto, Pult ha tra i suoi assi il fatto di padroneggiare tutte e quattro le lingue nazionali.

20min/Stefan LanzBeat Jans e Jon Pult, i due candidati ufficiali scelti dal gruppo parlamentare socialista per la successione di Alain Berset.

E ora, a separarne il destino, un'ultima notte. Sicuramente di discussioni e accordi. Ma anche di lunghi coltelli? Lame vere o immaginarie? Cucchiaini o, come evocato in passato, coltellini in plastica? All'alba che si leverà domani su Palazzo federale l'onere di svelare cosa fossero quei bagliori.