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USILe durevoli impressioni dei selfie temporanei

03.11.17 - 07:00
«Gli sharer credono erroneamente che la natura temporanea di alcune piattaforme di condivisione sia la panacea per una rappresentazione digitale di sé stessi»
Fotolia
Le durevoli impressioni dei selfie temporanei
«Gli sharer credono erroneamente che la natura temporanea di alcune piattaforme di condivisione sia la panacea per una rappresentazione digitale di sé stessi»

Nel variegato mondo dei social media la pubblicazione di contenuti temporanei sta prendendo piede, come dimostrano le cifre d’utilizzo di piattaforme quali Snapchat, con i suoi 150 milioni di utenti giornalieri, e Instagram Stories, che ne conta oltre 250 milioni. Tra questi contenuti temporanei, destinati a restare in rete per sole 24 ore, sono sempre più diffusi ‘selfie’ scattati in situazioni balzane o anche disinibite, che vengono condivisi senza una piena consapevolezza dei possibili effetti sui destinatari (‘viewer’). Il fatto che contenuti ‘senza freni’ siano pubblicati solo per poco tempo non cambia invero la probabilità che i viewer giudichino tali contenuti – e quindi anche gli stessi autori (‘sharer’) – in modo negativo, con conseguente discredito per chi li condivide. In altre parole, fra sharer e viewer vi è asimmetria nella percezione di utilizzo di questi portali: i primi li usano con leggerezza confidando nella loro effimerità, mentre i secondi non distinguono fra post temporanei e fissi per esprimere la loro opinione – positiva o negativa che sia.

Secondo Reto Hofstetter, docente di marketing presso la Facoltà di scienze della comunicazione dell’USI e co-autore dello studio Temporary sharing prompts unrestrained disclosures that leave lasting negative impressions, «ai viewer non importa ilcome sia stato condiviso un selfie, se su una piattaforma o un’altra, ma piuttosto il cosa. Gli sharer credono erroneamente che la natura temporanea di alcune piattaforme di condivisione sia la panacea per una rappresentazione digitale di sé stessi che soddisfi sia il bisogno di divulgazione sia quello di privacy. La nostra ricerca dimostra che i viewer ‘memorizzano’ le impressioni che ricevono da questi selifie, ben oltre la loro breve vita online». Lo studio indica anche le possibili ragioni per le quali le persone si ‘espongono’ in rete, come l’idea che ciò sia un mezzo per connettersi emotivamente con gli altri, bisogno umano fondamentale.

 

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