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Brexit il giorno dopo: Merkel: «Trattative rapide, ma il primo passo spetta alla Gran Bretagna»
Il Regno ha vissuto la prima notte dopo il ciclone Brexit: ecco quello che accade il "Day After". Un milione di britannici vuole rivotare

LONDRA - La Gran Bretagna ha vissuto la prima notte dopo il ciclone Brexit. Dopo 43 anni il Regno ha deciso di abbandonare l'Unione Europea. Il cammino sarà lungo e tortuoso. Le reazioni e tutto quello che succede nel "Day After": come le dichiarazioni di Obama che resta vicino alla Gran Bretagna e al suo premier dimissionario Cameron, o quelle di Juncker che avverte: «Non sarà un divorzio consensuale».

Intanto i capi delle diplomazie dei sei paesi fondatoridell'UE si ritrovano oggi a Berlino. All'incontro partecipano Frank Walter Steinmeier per la Germania, Paolo Gentiloni per l'Italia, Jean-Marc Ayrault per la Francia, Bert Koenders per l'Olanda, Didier Reynders per il Belgio e Jean Asselborn per il Lussemburgo.

 

 

19:38

Le firme salgono a due milioni - Le firme sulla petizione per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit hanno raggiunto quota 2 milioni e continuano ad aumentare di ora in ora. Lo si legge sul sito del governo britannico dove sono pubblicate tutte le petizioni.

15:00

Merkel: «Trattative rapide, ma il primo passo deve farlo la Gran Bretagna» - Per Angela Merkel è il governo britannico che deve fornire informazioni su come intende procedere nel processo di uscita dall'Ue. «Le trattative non possono durare in eterno ma tocca alla Gran Bretagna muovere i suoi passi», ha detto la cancelliera tedesca in una conferenza alla fine della riunione interna dei due partiti cristiani.

«Immagino che anche la Gran Bretagna voglia mettere in pratica le decisioni del referendum» ha aggiunto la cancelliera, aggiungendo: «non mi bloccherei sulla questione dei tempi brevi».

«L'importante è che fino a che l'accordo di uscita non viene definito, la Gran Bretagna resta membro a pieno titolo dell'Ue con tutti i diritti e i doveri» ha aggiunto la Merkel. «Di questo ho parlato con il premier David Cameron».

14:14

La Scozia ci riprova - Il governo scozzese vuole presentare una legge che permetta di effettuare un secondo referendum sull'Indipendenza. Il primo ministro Nicola Sturgeon spera «di iniziare il più velocemente possibile le discussioni con l'Unione europea per ottenere un posto per la Scozia».

13:41

Corbyn:  «I laburisti lotteranno per essere al centro dei negoziati» - «Il partito laburista lotterà per essere al centro dei negoziati sulla Brexit». Lo ha detto il leader del Labour, Jeremy Corbyn, rivolgendo un appello all'unità della Gran Bretagna.

«Il referendum sulla Brexit ha rivelato che la Gran Bretagna è molto divisa», ha affermato Corbyn in un discorso sul futuro dei laburisti. «Dobbiamo imparare una lezione da quello che è successo negli ultimi giorni», ha aggiunto.

Se il suo partito decidesse di convocare un'assemblea per eleggere un nuovo leader, egli si ricandiderebbe, ha poi detto Corbyn rispondendo ad una domanda di Sky News dopo il suo discorso. «Sì, sarei qui di nuovo, grazie», è stata la sua risposta.

 
 
12:36

Hollande: «Un interrogativo per tutto il pianeta» - La Brexit solleva un «interrogativo per tutto il pianeta». Lo ha detto il presidente francese, François Hollande, nel corso di un incontro a Parigi con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon.

L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea è «chiaramente senza conseguenze rispetto al suo posto nelle Nazioni Unite» Però adesso «c'è un interrogativo per tutto il pianeta, cosa succederà?».

Ribadendo che ha «profondamente deplorato il voto britannico», anche se lo «rispetta perché è democrazia», il capo dell'Eliseo è tornato a dire che «bisogna trarne tutte le conclusioni e tutte le conseguenze».

Così, nel quadro dell'Unione europea «ora dobbiamo organizzare questa separazione ma dobbiamo farlo in modo ordinato e con le regole previste dai trattati». Malgrado la Brexit, ha concluso Hollande, la Francia intende «mantenere delle relazioni con il Regno Unito», in particolare, in materia economica, come anche sulle questioni dei migranti, dei rifugiati e della difesa.

 
 
12:31

Lo sfogo di Cameron: «Perché devo lavorare sei mesi sulla Brexit per poi regalarla a un mio avversario?» -  Perché mi devo fare il mazzo? Preferisco dimettermi ora invece di lavorare sulla Brexit per sei mesi e poi regalarla già pronta a un mio avversario". Questo avrebbe detto David Cameron ai suoi prima di annunciare le sue dimissioni in diretta televisiva dopo la sconfitta del fronte "Remain" al referendum sull'Unione europea.

Parole forti, colorite da un'espressione volgare che, secondo i media britannici, rivelano lo stato d'animo del premier nelle ore successive alla batosta sulla Brexit.

Intanto oggi il "Times" riporta la notizia di una fronda interna al partito conservatore per evitare che Boris Johnson diventi il leader e primo ministro. "La trovo un'ipotesi da escludere nella maniera più assoluta", ha dichiarato una fonte Tory al quotidiano.

 
 
 
 
12:18

«Un milione di britannici vuole rivotare» -  Ha superato il milione di firme in poche ore (1.064.727 alle 12.20) la petizione lanciata da un gruppo di parlamentari britannici per indire un nuovo referendum sulla Brexit. La petizione è possibile visto che la decisione di uscire dall'Europa è stata presa da meno del 60% degli elettori. (vedi articolo correlato: Ottocentomila firme per rivotare sulla "Brexit")

12:02
11:58

«Stampa divisa, come il Paese» - La stampa britannica si è divisa sabato riguardo il "sisma" creato dalla Brexit. Alcuni giornali esultano per la nascita «di una nuova Gran Bretagna», altri invece si interrogano: «Cosa diavolo faremo ora?».

11:11

«Un'opportunità per l'Iran» -  L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea accelera il «collasso» della Comunità ed offre grandi grandi spazi a nuovi paesi e «un'opportunità storica» per l'Iran: è quanto ha commentato Hamid Aboutaleti, stretto collaboratore del presidente Hassan Rohani, sul suo account Twitter ripreso dai media iraniani.

«Gli europei - ha aggiunto - hanno perso la fiducia nell'Ue da molto tempo e questi nuovi sviluppi porteranno potere, sicurezza e benessere agli altri».

Secondo Aboutaleti, consigliere del presidente per gli affari politici, la bandiera dell'Ue sta perdendo "ad una ad una tutte le sue stelle". La crisi economica, la minaccia del terrorismo, il problema dell'immigrazione stanno portando «l'Europa al collasso», ha detto il diplomatico iraniano. «L'uscita della Gran Bretagna avrà un effetto domino», ha concluso, e da ciò paesi come l'Iran ne potranno guadagnare.

Intanto, in un comunicato diffuso oggi, il ministero degli esteri di Teheran afferma di "rispettare" la decisione della Gran Bretagna di uscire dall'Ue e che nulla cambierà nella politica dell'Iran nei confronti dell'Europa. «La Repubblica Islamica dell'Iran, in quanto sistema democratico - recita la nota - rispetta il voto del popolo britannico sull'uscita dall'Unione europea».

«L'Iran ha sempre cercato un'espansione nelle relazioni con i paesi europei, sulla base del mutuo rispetto e del non-intervento negli affari interni degli altri. L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea non cambierà in nessun modo - conclude la nota - l'approccio della Repubblica islamica».

 
 
11:06

Steinmeier: «Decidere con serenità» - «Dobbiamo assumere le decisioni giuste con serenità e senza sentirci pressati dalla situazione determinata dal voto in Gran Bretagna». Lo ha affermato il ministro degli esteri tedesco Frank Walter Steinmeier poco prima dell'inizio dell'incontro tra i capi delle diplomazie dei sei paesi fondatori dell'UE oggi a Berlino.

«Dobbiamo lavorare - ha puntualizzato il capo della diplomazia tedesca - per trovare soluzioni ai problemi dell'Unione dalla sicurezza alla occupazione oltre a dare una risposta al fenomeno migratorio».

«Sono sicuro che questi Stati invieranno come messaggio che non permetteremo a nessuno di prendersi la nostra Europa, questo progetto di pace e di stabilità», ha detto il ministro tedesco.

All'incontro partecipano, oltre a Steinmeier, Paolo Gentiloni per l'Italia, Jean-Marc Ayrault per la Francia, Bert Koenders per l'Olanda, Didier Reynders per il Belgio e Jean Asselborn per il Lussemburgo. Una conferenza stampa finale è stata convocata per le 12.00.

10:48

«Non sarà divorzio consensuale» - Quello tra l'Unione europea e il Regno Unito «non sarà un divorzio consensuale, ma non è stata neppure una grande storia d'amore»: lo ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker in un'intervista all'emittente tv pubblica tedesca Ard, ribadendo la volontà di iniziare immediatamente i negoziati con Londra in vista della Brexit.

 
 
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