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ti.mammeVentosa ostetrica: quando si usa

28.01.23 - 08:00
Rischi e vantaggi nell’impiego del sistema che favorisce l’uscita del bebè dal canale vaginale
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Ventosa ostetrica: quando si usa
Rischi e vantaggi nell’impiego del sistema che favorisce l’uscita del bebè dal canale vaginale

Quando si pensa al parto, da non addetti ai lavori, si considera generalmente solo il suo significato emozionale: la nascita di una creatura l’inizio di una nuova vita. In realtà, dietro questo evento c’è un lavoro molto importante fatto di professionalità al servizio della buona riuscita di tutto il processo che porterà il nuovo arrivato tra le braccia dei suoi genitori. A volte per portare a termine il compito, in sala parto è necessario ricorrere all’utilizzo di strumenti appositamente creati per agevolare l’avvenimento e tra questi c’è la ventosa di gomma, un dispositivo che aderisce alla testa del piccolo per effetto di aspirazione e permette di agevolare la rotazione del corpicino e la sua uscita dall’utero materno. Considerata la manovra, si potrebbe avanzare qualche dubbio sulla sicurezza e gli eventuali rischi per il piccolo, derivanti dall’utilizzo della ventosa ed è per questo che è importante fare chiarezza su alcuni aspetti.

Bisogna prima di tutto precisare che la ventosa ostetrica, se adoperata nel rispetto delle indicazioni previste, non comporta particolari pericoli né per la mamma, né per il piccolo. Il suo impiego non causa nella donna lacerazioni maggiori o peggiori rispetto ad un parto naturale, non richiede anestesia o procedimenti chirurgici utili a facilitare il passaggio del neonato. Le conseguenze del suo impiego nel bambino sono comunque rare e possono essere ittero, ematoma sulla testa, sanguinamento degli occhi o distocia della spalla. Lo strumento viene utilizzato per evitare il parto cesareo - che è sempre l’ultima soluzione presa in considerazione - ed in alcune circostanze che possono causare sofferenza fetale quali attività cardiaca anomala del feto, debolezza e mancanza di forze della partoriente o interruzione del travaglio.

Fermo restando che per la comunità scientifica il parto naturale è la via da percorrere sempre e che ogni altro intervento viene attuato solo in casi di effettive ed insormontabili difficoltà, si può optare per l’utilizzo della ventosa ostetrica al cospetto di una situazione complicata come il nulla di fatto dopo almeno tre ore di spinte attive della nullipara. Prima di procedere all’utilizzo dello strumento, il personale sanitario provvederà a controllare il tracciato cardiotocografico e la combinazione di alcuni fattori fisici come rottura delle membrane, dilatazione completa, posizione corretta e cefalica del feto. Informata la partoriente della necessità di utilizzare la ventosa ed ottenuto il suo consenso a procedere, si applica lo strumento sulla testa del piccolo procedendo all’aspirazione e, quindi alla trazione contemporaneamente ad ogni spinta effettuata dalla mamma. Esistono anche circostanze nelle quali è controindicato l’utilizzo della ventosa ostetrica, nello specifico: una dilatazione incompleta, patologie fetali che potrebbero causare emorragie o fratture craniche, una posizione scorretta del feto e tempo di gestazione inferiore alle 32 settimane.

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