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Il galateo è ancora di moda

Bon ton, galateo, costume, etichetta, buone maniere… Questi termini fanno pensare ad un passato ormai tramontato. Ma è proprio così?
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Il galateo è ancora di moda
Bon ton, galateo, costume, etichetta, buone maniere… Questi termini fanno pensare ad un passato ormai tramontato. Ma è proprio così?

Parrebbe di no, basta farsi un giro in biblioteca – o su Amazon, per i nativi digitali – per capire che la letteratura sul tema è alquanto vasta, per non parlare dei molti siti web che danno consigli su come comportarsi in ufficio, nelle relazioni internazionali e interculturali, nell’organizzazione di una cena con ospiti o in generale nella vita “in società”. Insomma, sembrerebbe che sia ancora di moda conoscere le regole comportamentali, le “dolci maniere”, come venivano un tempo definite.

Più in generale, i galatei e i cosiddetti manuali d’etichetta sono un tema ricco, che ha un interesse sia letterario sia socio-culturale – e anche una storia molto lunga, a partire dal famoso "Galateo overo de' costumi", scritto dal fiorentino Giovanni Della Casa e pubblicato la prima volta nel lontano 1558. Dall’evoluzione editoriale di questo genere letterario si può rilevare ad esempio come i manuali d’etichetta vivano e accompagnino le vicende del tempo, raccontando così l’epoca in cui sono stati pubblicati. Compresa la nostra “dominata” dagli influencer: quelli tra di loro che si occupano di stile e costume possono infatti essere considerati, in qualche modo, i nuovi “autori” di etichetta.

Alla Biblioteca cantonale di Lugano è stata da poco inaugurata la mostra “Costumi soavi, dolci maniere. Galatei e manuali d’etichetta nel Ticino dell’Ottocento". Frutto della collaborazione tra la Biblioteca e l’Istituto di studi italiani dell’USI, con il sostegno della Fondazione Pica Alfieri, propone un percorso dedicato alla storia del "Galateo", che si concentra soprattutto sull’Ottocento e i primi anni del Novecento, uno snodo epocale in cui i valori della borghesia prendono il sopravvento su quelli dell’aristocrazia. Oltre a quadri, stampe d’epoca e oggetti preziosi, sono esposte anche le prime edizioni del testo cinquecentesco – il tutto presentato in modo da raccontare piacevolmente un’epoca forse lontana, ma da cui trarre spunti anche per il presente.

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