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Non datemi una cattiva notizia

Giovanni è ansioso, e pensa sempre al peggio. Ma non è l'unico
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Non datemi una cattiva notizia
Giovanni è ansioso, e pensa sempre al peggio. Ma non è l'unico

Giovanni è ansioso e si preoccupa facilmente: «In pratica mi preoccupo per tutto… e se non mi preoccupo di niente, mi preoccupo perché non mi preoccupo. Ho paura di non aver controllato tutto. Già da bambino mi spaventavo facilmente e tendevo a preoccuparmi di tutto e per tutti; facevo io per tutta la famiglia e anche per gli amici che mi deridevano… ma non mi è passata, anche se con l’età è diminuito. Quando però succede qualcosa, ho la tendenza a pensare sempre al peggio e la mia fantasia, purtroppo, galoppa».

Principalmente, Giovanni non sopporta l’incertezza che gli fa nascere dubbi, e la sua fantasia drammatica gli fa pensare al peggio, con una tendenza catastrofica: «Se c’è una brutta notizia da darmi, preferisco che venga fatto direttamente, senza menare il can per l’aia; come strappare un cerotto, senza perdere tempo. Altrimenti è una tortura, perché mentre la notizia mi viene rivelata, piano piano, io penso già a catastrofi e tragedie, e magari non ascolto neanche più... Ma sarò normale?».

Giovanni non è da solo in questo. Una recente ricerca universitaria americana ha testato le reazioni emotive alla presentazione diretta o “delicata”, con un giro di parole preparatorio, di brutte notizie.
Tutti hanno preferito la comunicazione chiara e diretta, senza tergiversare, magari anche senza alcun preavviso, reputando il colpo secco meno angosciante che l’attesa della rivelazione lenta che, anche se fatta con delicatezza, tendeva a produrre un’agonia legata all’aspettativa catastrofica così attivata. Ciò vale a maggior ragione con le persone sensibili, già ansiose di carattere, che, nelle situazioni di incertezza, tendono a farsi prendere la mano dalle preoccupazioni.

Roberto Ballerini, psicologo specializzato in psicoterapia FSP, ASI-ADOC

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