Ritorno ad Alcatraz

Il penitenziario chiuso dagli anni '60 torna a essere simbolo della lotta alla criminalità e di un Paese intransigente con i criminali.
Il presidente Trump vuole riaprire la prigione di Alcatraz quale «simbolo di legge, ordine e giustizia». Lo ha scritto domenica 4 maggio in un post su Truth, aggiungendo che «per troppo tempo l'America è stata afflitta da criminali violenti e recidivi. Ora riporteremo in vita Alcatraz per tenerli lontani dalla società», mentre William K.Marshall, direttore dell'Ufficio delle prigioni degli Stati Uniti, si è affrettato a dichiarare, come riportato dalla Cnn, che la sua agenzia «perseguirà tutte le strade per dar corso al progetto di Trump di riaprire Alcatraz».

«Ho ordinato una valutazione immediata per determinare le nostre esigenze e i prossimi passi da compiere - ha dichiarato Marshall - Alcatraz ha una ricca storia e non vediamo l'ora di ripristinare questo potente simbolo di legalità, lavorando attivamente con le nostre forze dell'ordine, e altri partner federali, per ripristinare questa missione molto importante».
Le perplessità per un'isola ora parco naturale
Nonostante l'entusiasmo presidenziale e dei suoi collaboratori, il progetto di riapertura dello storico penitenziario ha suscitato, in generale, molte perplessità: non solo, infatti, l'isola di Alcatraz è attualmente un parco nazionale tutelato, come rilevato da Nancy Pelosi, e perciò sarebbe necessario stipulare un accordo con il National Park Service per modificare lo status del luogo, ma sarebbero altresì necessari investimenti multimilionari per poter ripristinare la sua funzionalità. Il progetto di riapertura del carcere di Alcatraz, perciò, non sembra di così facile realizzazione come prospettato dal presidente Trump.

Se sulla fattibilità della sua riapertura in molti nutrono parecchi dubbi, nessuno può invece contestare l'aurea misteriosa e il fascino sinistro che circonda il famoso penitenziario, che insiste sull'omonima rocciosa isola a due chilometri al largo delle coste di San Francisco, in California.
Nato come forte, diventato poi penitenziario
Nel 1850 l'esercito americano vi costruì un forte munito dell'artiglieria necessaria per proteggere la baia da possibili invasioni nemiche, come i predoni confederati all'epoca della Guerra Civile. Il penitenziario di Alcatraz fu invece aperto nell'agosto del 1934, dopo che l'esercito ne concesse l'utilizzo al Dipartimento di Giustizia, come carcere di massimo sicurezza perché considerato virtualmente inaccessibile: le acque gelide e le forti correnti oceaniche, oltre la folta presenza d squali, erano infatti ritenuti dei deterrenti sufficienti per ogni eventuale tentativo di fuga.

Ospitò i criminali più pericolosi
Fin dalla sua apertura, tra le mura di Alcatraz vennero rinchiusi i criminali più noti e pericolosi, quale il famoso gangster Al Capone o George 'Machine Gun' Kelly, condannato per rapina a mano armata e sequestro di persona. Molto nota è anche la figura di Robert Stroud, noto come 'l'ornitologo di Alcatraz', che trascorse oltre la metà dei suoi anni di detenzione in isolamento dopo aver ucciso una guardia e aver avuto dei rapporti burrascosi con molti altri detenuti dai quali veniva chiamato Hellcatraz, dove 'hell' stava per inferno.

Il "buco" dei più indisciplinati
Il penitenziario, noto anche come 'The Rock', era ripartito in quattro blocchi di celle, indicate con le lettere dell'alfabeto, che comprendevano anche l'ufficio del direttore, gli alloggi delle guardie carcerarie, la sala per le visite, la biblioteca e la sala del barbiere. Il blocco D, denominato 'The Hole', il buco, divenne tristemente noto come luogo di punizione dei detenuti ritenti più indisciplinati.
Qui i prigionieri trascorrevano diverse settimane in totale isolamento, senza lavorare e potendosi lavare solo due volte a settimana. I detenuti venivano inoltre spogliati, affamati e torturati, e, nel tempo, sono stati accertati i numerosi e gravi abusi che le guardie carcerarie commisero ai danni di queste persone. I prigionieri, solitamente persone bollate di cattiva condotta o con tentativi di fuga alle spalle, avevano pochissimi diritti, solo quelli relativi al cibo e al vestiario e aa alcune cure mediche, mentre ogni altro privilegio, dai libri da leggere alle visite dei famigliari, doveva essere conquistato di volta in volta con grande sacrificio.

Era inoltre vietate cantare, fischiare o parlare a voce alta, mentre nel tempo divenne tollerata una pacata conversazione a bassa voce. Le celle erano a dir poco spartane, e comprendevano un letto, un tavolo, un lavandino ed una toilette a muro. Era compito dei detenuti mantenere pulita la propria cella, anche se l'acqua calda venne installata solo pochi anni prima della sua chiusura e i servizi igienici, lavati unicamente con acqua di mare, emanavano un costante cattivo odore. Coloro che avevano il permesso di lavorare non venivano pagati direttamente ma quanto guadagnato veniva versato in un fondo apposito. La sveglia suonava molto presto al mattino e alle 16.50 i prigionieri era già rinchiusi nelle loro celle dopo aver ricevuto la cena. La luce veniva spenta alle 21.30. La biblioteca, gestita da un cappellano il cui compito era censurare tutto il materiale considerato non adatto, disponeva di molte migliaia di libri, e ai detenuti era concesso un massimo di tre libri, oltre ad una serie di quaderni ed una copia della Bibbia. Gli stessi potevano anche abbonarsi a delle riviste, ma vi erano molti argomenti censurati, tra cui il sesso e la violenza, per cui i detenuti finivano per accontentarsi dei libri messi a disposizione dal cappellano.
Fuggire? Praticamente impossibile
Durante i suoi trentanove anni di funzionamento, furono in molti a tentare di fuggire da Alcatraz: si contano quattordici tentativi di evasione perpetrati da oltre una trentina di detenuti. Il primo di questi venne fatto da Joseph Bowers, il 27 aprile 1936, che cercò di scalare una parte della recinzione dell'isola, ma venne freddato da un colpo di fucile morendo in seguito della caduta.
L'anno dopo, Theodore Cole e Ralph Loe segarono le sbarre in ferro della finestra della propria cella e scomparvero nella baia, venendo ritenuti morti per annegamento. Il 2 e 4 maggio del 1946 un tentativo di fuga scatenò quella che venne ricordata come la battaglia di Alcatraz. Sei detenuti presero il controllo del blocco celle ed entrarono nel deposito delle armi ottenendo le chiavi degli accessi esterni. Il piano era quello di procurarsi una barca ma, non riuscendo ad aprire l'ultimo accesso verso l'esterno, ingaggiarono un cruento conflitto a fuoco con le guardie carcerarie, uccidendone diverse prese come ostaggi. Nel complesso morirono diciassette guardie carcerarie, mentre i detenuti sopravvissuti al tentativo di evasione vennero condannati a morte nel dicembre del 1948.
Un'evasione da film
Il tentativo di evasione più noto, anche grazie al celebre film con Clint Eastwood, fu quello portato avanti da Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin che fuggirono passando da un condotto di aerazione, largo appena novantuno centimetri, che passava dietro le loro celle. I detenuti rimossero pazientemente il calcestruzzo che circondava la grata di aerazione con un cucchiaio di metallo montato su di un trapano elettrico ricavato da una aspirapolvere rubata, ed evasero lasciando nei loro letti delle teste realizzate in carta pesta e munite di veri capelli rubati dal negozio del barbiere della prigione. Non si seppe mai che fine fecero, anche se gli investigatori dell'F.B.I. ritennero che fossero annegati nelle gelide acque della baia, ritenendo impossibile che potessero coprire a nuoto, con temperature di molti gradi sotto lo zero, i due chilometri che separava l'isola dalla terraferma in una zona infestata da squali.

Troppo costoso da mantenere
Il carcere di Alcatraz venne chiuso definitivamente nel 1963 a causa degli alti costi di mantenimento, e nel 1969 l'isola fu occupata di una sessantina di nativi americani che chiesero di poterla comprare a poco prezzo e costruirvi un museo della cultura dei popoli aborigeni americani.
L'isola venne sgombrata nel 1970, e successivamente gestita dal National Park Service ed aperta al pubblico quale sito di interesse storico.
L'idea del Presidente statunitense di voler riaprire ad Alcatraz un carcere di massima sicurezza ha spiazzato l'opinione pubblica, ma si colloca perfettamente nella narrativa trumpiana di una America riportata ai sani valori di un tempo, primo fra tutti la massima punizione dei malviventi. D'altra parte lo ha dichiarato lo stesso presidente Trump «quando eravamo una nazione più seria, in passato, non abbiamo esitato a rinchiudere i criminali più pericolosi e tenerli lontani da coloro a cui potevano fare del male».

Come scritto da David Von Drehle sul Washington Post, Trump vuole nutrire gli americani di un mito che «fin dal suo esordio è sempre stata una costosa trovata pubblicitaria» per dimostrare che «i federali stavano diventando più duri con i criminali». Secondo il giornalista del Washington Post, negli Stati Uniti non mancano certo le prigioni di massima sicurezza, prima fra tutti quella vicino a Florence, in Colorado, dove vi sono rinchiusi, tra gli altri, 'El Chapo' Guzman, il boss del cartello della droga, o Timothy McVeigh, l'attentatore di Oklahoma City, e dalla quale nessuno è mai riuscito ad evadere.
Alcatraz, sarebbe quindi un simbolo della lotta alla criminalità strumentalizzato da Trump per riproporre l'immagine di un Paese intransigente verso i criminali, esattamente come fece l'F.B.I. durante il proibizionismo. «Un capriccio passeggero - come detto da Von Drehle - di un uomo innamorato di cose che non ci sono mai state».
Appendice 1
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