Riunioni di notte, e in ufficio senza mai fermarsi fino a morire. Benvenuti in Giappone

Si chiama 'karōshi'', ma significa morire per il superlavoro. In Giappone c'è chi accumula ottanta ore di straordinario al mese. E si finisce colti da un infarto, un ictus oppure ci si toglie la vita.
Sanae Takaichi, la premier giapponese, è stata di parola: al momento del suo insediamento aveva promesso di “lavorare, lavorare, lavorare” e così ha fatto. Animata indubbiamente da uno spirito zelante, e da una volontà di ferro, ha indetto una riunione con il suo staff alle tre del mattino per prepararsi al meglio ad una seduta del Parlamento giapponese che si sarebbe tenuta il giorno stesso.
Una riunione di lavoro di notte, e scatta la polemica - Persino in un Paese nel quale l'essere produttivi è un imperativo nazionale questa notizia ha fatto molto discutere, e se in molti hanno apprezzato lo spirito di sacrificio della Primo Ministro, in tanti si sono detti sconcertati dal trattamento riservato ai suoi collaboratori, costretti a mettersi al lavoro ad un'ora così improbabile. L'ex primo ministro Yoshihiko Noda ha detto al New York Times che la riunione “era stata una scelta folle”. “Va bene per lei lavorare - ha insistito Noda - ma non dovrebbe coinvolgere altre persone. Tutti sono a letto a quell'ora del giorno. È un atteggiamento molto triste per il massimo leader del Paese”. “Anche un maniaco del lavoro come il primo ministro Takaichi non vorrebbe essere al lavoro alle tre del mattino” ha scritto Midori Matsushima, una politica ed ex ministra della Giustizia. La Takaichi si è vista costretta a dare spiegazioni sul suo comportamento, sostenendo di essere stata costretta a recarsi presso la residenza da primo ministro avendo il fax di casa propria fuori uso, e di aver dovuto quindi indire una riunione in piena notte a causa degli importanti impegni della mattinata successiva, puntando anche il dito contro il partito dell'opposizione che, a suo dire, presenta le proprie interrogazioni sempre con estremo ritardo.
Deposit45 ore di lavoro - Le parole della Premier non hanno convinto del tutto, e la vicenda ha suscitato molto clamore anche perché è avvenuto in un momento cruciale della discussione sul lavoro straordinario. L'attuale limite di quarantacinque ore settimanali in vigore dal 2019 potrebbe essere modificato, permettendo ai lavoratori nipponici di svolgere più straordinari. La Takaichi si è detta favorevole alla modifica, ritenendoli un'ottima soluzione per incrementare il redditto dei lavoratori, ma una grossa fetta dell'opinione pubblica si è detta contraria a fronte del fatto che il Giappone deve affrontare da svariati decenni il dramma dei morti per un eccessivo sovraccarico di lavoro. Per la premier, come riportato dal New York Times, è motivo di preoccupazione il fatto che “una riduzione della retribuzione degli straordinari porterà le persone a danneggiare la propria salute assumendo lavori secondari per guadagnarsi da vivere”, ma le troppe morti per eccesso di lavoro sono un monito troppo doloroso per essere ignorato.
DepositInfarti e ictus - In Giappone esiste una parola apposita per definire questo tipo di morte, ossia 'karōshi', letteralmente morte da superlavoro: il lavoratore è costretto a ritmi di lavoro così massacranti da morirne, nella maggior parte dei casi a causa di infarti o ictus dovuti all'alto tasso di stress o a causa della malnutrizione e la mancanza di riposo. Si ritiene che il primo caso di karōshi storicamente accertato sia quello di un ragazzo di ventinove anni che, nel 1969, morì di ictus mentre lavorava nel reparto consegne del più noto giornale del Paese. Dopo la sua morte, si venne a sapere che il giovane era sottoposto a dei ritmi di lavoro massacranti, e nonostante si fosse ammalato a causa del superlavoro l'azienda l'aveva costretto ad impegnarsi ancora più duramente fino a portarlo alla morte. Nel sito del World Economic Forum è possibile leggere che un sondaggio del 2024 indetto dal governo nipponico ha stimato che circa un lavoratore su dieci faccia più di ottanta ore di straordinario al mese, “con uno su cinque a rischio di karōshi, per ictus, infarto o suicidio indotto da stress”. Il dramma delle morti per eccesso di lavoro è noto da molti decenni, ma fino a poco tempo fa le grandi società giapponesi si erano limitate a dare delle raccomandazioni ai propri lavoratori, consigliando loro di osservare un orario di lavoro che non andasse oltre alle 17.30 o, in alcuni casi, alle 19.30, senza che fosse mai adottata una normativa specifica in merito. La realtà, però, è ben diversa da ciò che viene consigliato di fare, e nonostante l'opinione pubblica sia ormai sensibilizzata a tale tipo di decessi, ancora troppi lavoratori sono costretti a sostenere dei ritmi lavoratori molto sostenuti, vuoi per ragioni di carriera, vuoi per assecondare le esigenze della società nella quale si è impiegati. Solo nel 2015, il Giappone ha iniziato ad adottare una propria normativa specifica sul problema, il Workstyle Reform Act2018, che impone un limite di quarantacinque ore di straordinario mensile, introducendo anche lo Stress Check Program, che impone alle aziende con più di cinquanta dipendenti di condurre sondaggi annuali per valutare la salute mentale dei propri lavoratori.
ImagoMatsuri, a 24 anni si uccide per il troppo lavoro - Questo cambiamento è in gran parte dovuto alla morte di Matsuri Takahashi, una ventiquattrenne morta suicida a causa del sovraccarico di lavoro che era costretta a svolgere presso l'agenzia pubblicitaria Dentsu Inc.di cui era dipendente. La giovane aveva scritto alla madre di aver accumulato oltre cento ore di straordinario in un mese e aveva sostenuto un tale ritmo lavorativo per ben nove mesi, essendosi potuta sdraiare nella propria branda del dormitorio aziendale per non più di dieci ore in totale. Il giorno di Natale del 2015, la giovane, ormai vittima di una profonda depressione, si era lanciata dal tetto del dormitorio in cui viveva, dopo aver scritto su Twitter delle autentiche richieste di aiuto come “sono le quattro del mattino. Il mio corpo trema. Sto per morire. Sono così stanca” o “sono fisicamente ed emotivamente distrutta”. La giovane aveva anche confidato “non so più per cosa sto vivendo e la cosa mi fa ridere” oppure “ora vado a casa” accompagnando la frase con l'emoticon della faccina che piange disperata. Il suo caso, come detto, provocò un'ondata di profonda indignazione nell'opinione pubblica giapponese ma la Dentsu venne condannata al pagamento di 500 mila yen, pari a 2560 franchi, una cifra ridicola vista l'enormità della tragedia.
IMagoLa mamma di Matsuri Takahashi, la ragazza di 24 anni che si è suicidata a causa del troppo lavoro.159 ore di straordinario, lavoro fatale - Il karōshi della ragazza non è certo un caso isolato, e molti altri giovani sono morti per lo stesso motivo. Nel 2013 era morta per infarto Miwa Sado, una trentunenne reporter dell'emittente pubblica giapponese Nhk, ma il suo decesso venne classificato come karōshi solo nel 2017, allorquando gli ispettori fecero luce sul fatto che la donna avesse accumulato centocinquantanove ore di straordinario con soltanto due giorni di riposo nel mese che aveva preceduto la sua morte. Nel 2014, a morire per eccesso di lavoro era stato Joey Tocnang, un cittadino filippino di ventisette anni che lavorava presso una fonderia nella provincia di Gifu, nel Giappone centrale. Il giovane era stato stroncato da un infarto nel sonno dopo aver accumulato straordinari per una media mensile di oltre centododici ore. Nel 2022, Shingo Takashima, un medico ventiseienne dell'ospedale di Kobe si era tolto la vita dopo aver lavorato tre mesi senza pause, accumulando più di duecento ore di straordinario in un solo mese. La madre del giovane ha raccontato ai media nazionali che il figlio era solito dirle che “nessuno si stesse prendendo cura di lui“ e che “la situazione era quasi insostenibile”. Come dichiarato da Yusuke Kasagi, un avvocato specializzato in infortuni sul lavoro, sul Pulitzer Center le principali cause di questa situazione sono da ravvisarsi nella mancanza di comunicazione tra aziende e sindacati, che troppo spesso “hanno un rapporto passivo nei confronti delle prime”, e sulla mancanza di trasparenza nella gestione delle ore di lavoro. Per Kasagi “nel posto di lavoro è comune per i dipendenti nascondere il loro vero orario su istruzione del proprio datore di lavoro o di propria iniziativa. Ciò significa che il limite mensile viene facilmente aggirato, specialmente nelle grandi aziende (…) introdurre l'intelligenza artificiale o le videocamere per aiutare a gestire l'orario di lavoro sarebbe importante”.
“Il lavoro più importante è la vita” ha detto tra le lacrime la madre di Matsuri, ma in Giappone la cultura del superlavoro è difficile da sconfiggere, condannando ancora troppi lavoratori a quella che Shota Nakahara, forse uno dei primi dipendenti a citare la propria azienda per eccesso di lavoro e straordinari non pagati, ha definito “la marcia della morte”. “Ho dovuto scegliere tra la vita e la morte” aveva dichiarato Nakahara: una scelta che nessun lavoratore di un Paese che si definisce civile dovrebbe mai prendere.
Appendice 1
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IMagoLa mamma di Matsuri Takahashi, la ragazza di 24 anni che si è suicidata a causa del troppo lavoro.
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