Quelli che vivono senza avere mai paura

Studi e casi clinici dimostrano che vivere senza paura è possibile, ma con effetti inattesi su comportamento e salute.
«La paura: quell'eredità della vita selvaggia a cui nessun animale può sfuggire». Lo ha detto lo scrittore e giornalista Jack London, che pur avendo vissuto una vita intensa e avventurosa, riconosceva il valore atavico del sentimento della paura che, fin dalla notte dei tempi, è servito all'uomo come campanello d'allarme per la propria incolumità.
Il cuore accelera, l'adrenalina aumenta, il cervello decide quale sia la strategia migliore per affrontare quanto ci sta capitando, che sia l'attacco o la fuga. La certezza che la paura sia insita nell'essere umano, però, è stata minata da recenti studi clinici condotti su un numero limitato di persone costituzionalmente incapaci di provare questa emozione.
ImagoJordy, l'uomo che non ha paura - Si tratta di una condizione clinica molto rara, di cui si è occupata di recente la BBC, raccontando lo straordinario caso di Jordy Cernik, un uomo britannico a cui sono state rimosse le ghiandole surrenali per ridurre l'ansia causata dalla sindrome di Cuching, di cui era affetto, causata dall'eccesso di cortisolo prodotto proprio dalle ghiandole in questione.
Nel 2012, dopo aver superato con successo l'operazione chirurgica, Cernik ha iniziato a ravvisare un profondo cambiamento nel suo modo di comportarsi: pur affrontando delle prove di coraggio sempre più estreme l'uomo non riusciva a provare alcuna emozione, nessuna scarica adrenalinica, nessuna paura.
Dopo essere salito sulle montagne russe a Disneyland, essersi lanciato con il paracadute da un aereo, fatto zip-wire dal ponte Tyne a Newcastle, e affrontato una cordata lungo il famoso Shard a Londra, Cernik aveva le stesse reazioni fisiche che se fosse stato seduto sul divano del proprio salotto: non si registrava alcuna modificazione dei battiti cardiaci e nessuna modificazione fisica indotta dalla paura.
L'uomo è risultato affetto dalla sindrome di Urbach-Wiethe, conosciuta anche proteinosi lipoide, una condizione genetica rara riscontrata in appena quattrocento persone in tutte il mondo. Tale malattia è causata da una singola mutazione del gene Ecm1, trovata nel cromosoma 1, che determina l'accumulo di calcio e collagene responsabile della morte delle cellule stesse. Una parte del corpo particolarmente esposta a tale tipo di mutazione genetica è l'amigdala, una regione del cervello a forma di mandorla ritenuta responsabile dell'elaborazione della paura.
Operato al cervello, smette di avere paura - Nel 2021, la rivista Vice aveva parlato della storia di Jodie Smith, un ragazzo newyorkese costretto a sottoporsi a un delicato intervento chirurgico a causa di una grave forma di epilessia durante il quale gli furono asportati parti di amigdala, oltre alla metà anteriore del lobo temporale e la parte destra dell'ippocampo.
Dopo alcuni mesi, il giovane si è accorto che «la sua reazione alla paura era andata in cortocircuito». In occasione di avvenimenti spiacevoli e pericolosi, il morso in un ragno, un tentativo di rapina, Smith si accorse, con estrema sorpresa, di non riuscire più a provare paura. Cercò anche di risvegliare volontariamente queste sensazioni sporgendosi da grandi altezze ma il risultato fu sempre uguale: l'uomo non provava più paura e ciò era dovuto, secondo il parere comune di molti esperti, alla rimozione della parte destra dell'amigdala.
GettyLa donna immune al terrore - Il primo paziente oggetto di studi scientifici, alla metà degli anni Ottanta, da parte dell'Università dell'Iowa, negli Stati Uniti fu una donna identificata dalle iniziali S.M. che, a causa del deterioramento bilaterale dell'amigdala nella tarda infanzia, non provava più l'emozione della paura.
Ribattezzata “la donna senza paura”, la paziente venne sottoposta ad una lunga serie di attività normalmente ritenute paurose, il contatto con serpenti o ragni velenosi, il lanciarsi da un aereo con il paracadute, la visione di film horror, un tour al Waverley Hills Sanatorium, una inquietante struttura che si dice infestata, senza alcun effetto.
Come raccontato da Justin Feinstein, all'epoca un giovane neolaureato in medicina ed ora neuropsicologo clinico «le abbiamo mostrato ogni singolo film horror che siamo riusciti a trovare, l'abbiamo esposta a minacce della vita reale, come serpenti e ragni, ma non solo ha mostrato una pronunciata mancanza di paura, ma non ha potuto fare a meno di avvicinarsi a loro. Aveva questa curiosità quasi travolgente di voler toccare e interagire con queste creature».
Come spiegato da Feinstein stesso alla Bbc, la distruzione dell'amigdala, anche se non permette alla persona di percepire la paura, «non intacca la capacità di elaborare altri tipi di emozioni, come la felicità, la rabbia o la tristezza».
L'amigdala svolge un ruolo maggiore per alcuni tipi di paura rispetto ad altri: nel caso di Sm, ad esempio, mentre la donna era consapevole di non dover toccare una padella calda appena tolta dal forno, non era condizionata dalla paura nel momento in cui le viene presentato uno stimolo precedentemente associato al dolore. Non sapeva inoltre riconoscere le espressioni di paura nei volti delle persone che la circondavano, e non era in grado di evitare situazioni di pericolo, tanto da essere stata più volte minacciata con coltelli o armi da fuoco nel quartiere degradato nel quale viveva.
Depositll mistero dell’amigdala - Nel corso degli esperimenti ai quali venne sottoposta, risultò che S.M. accettava la vicinanza stretta con persone sconosciute, come se avesse perso la naturale ritrosia ad ammettere degli estranei nel proprio spazio personale. Tale osservazione portò i ricercatori a ritenere che l'amigdala avesse un ruolo anche nel modo in cui le persone si pongono nei confronti dell'ambiente sociale, fungendo «da direttore d'orchestra che dirige le altre parti del corpo e del cervello a produrre una risposta».
L'amigdala, infatti, riceve delle informazioni provenienti dagli organi di senso e, nel caso in cui rilevi una minaccia esterna, invia di messaggi all'ipotalamo, una regione posta poco sopra la nuca, che a sua volta comunica con l'ipofisi che induce le ghiandole surrenali a rilasciare cortisolo e adrenalina nel sangue come risposta alla minaccia percepita. Come detto, però, esistono diversi tipi di paura che possono essere ancora avvertiti dalle persone affette da questa sindrome. Quando ad S.M. ad esempio, venne chiesto di respirare anidride carbonica, la paziente ebbe una crisi di panico, così come capitato ad altri due pazienti con l'amigdala danneggiata. La donna confessò poi che “era stata la paura più intensa di tutta la mia vita adulta».
Quando si tratta, infatti, di minacce percepite a livello interiore, il tutto dipende dal rilevamento dei livelli di CO2: un alto livello di tale gas, infatti, viene interpretato dal nostro corpo come un segnale di soffocamento. Feinstein ha dimostrato, nel corso dei suoi studi, che è il tronco encefalico il responsabile di funzioni corporee inconsce come la respirazione: nel caso di aumento dei livelli di CO2, con conseguente attacco di panico, l'amigdala interviene come regolatore della paura. È per tale motivo che persone come S.M., con questa parte del cervello danneggiata, hanno invece delle reazioni molto più gravi rispetto alla norma.
DepositSenza paura si vive meglio? - La scoperta di Feinstein è di fondamentale importanza perché permette di poter distinguere la diversa funzione dell'amigdala a seconda della natura della paura avvertita dal soggetto in questione. Con riferimento alle minacce esterne, sembra difficile poter pensare che una persona possa vivere a lungo e in salute senza la capacità di provare paura, proprio perché questa emozione è una sorta di sentinella che preserva la nostra incolumità.
Se questo è vero per gli animali che, come confermato dal neuropsicologo, «una volta rimessi in natura muoiono in poco tempo per l'impossibilità di far fronte alle minacce esterne«, non è consequenziale per l'uomo: S.M., ad esempio, ha vissuto una vita lunga e relativamente in salute. Questo potrebbe quindi indurre a riflettere sul fatto che, come detto dal neuropsicologo, \questa emozione primordiale potrebbe non essere necessaria nella vita moderna, potrebbe causare più danni che benefici, soprattutto nelle società occidentali dove molte nostre esigenze di sopravvivenza di base sono soddisfatte eppure assistiamo a livelli di stress e di disturbi legati all'ansia che sono davvero fuori scala».
Appendice 1
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