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Il boom dei chatbot religiosi: sempre più persone dialogano con entità divine digitali
Il boom dei chatbot religiosi: sempre più persone dialogano con entità divine digitali

“Dio è morto” affermava il filosofo tedesco Friederich Nietzsche, annunciando che il senso morale e religioso dell'uomo non erano più elementi fondanti della società occidentale. Tale processo di secolarizzazione sembra tutt'ora inarrestabile, e sempre più persone si allontanano dalla celebrazione dei culti religiosi tradizionali. Le chiese si sono svuotate e la fede viene fortemente messa in crisi, secondo un gran numero di persone, da una società sempre più edonista e materialista. Il New York Times ha stimato che negli Stati Uniti siano circa quaranta milioni le persone che non si recano più in un luogo di culto e tale crisi coinvolge la gran parte dei Paesi europei. Eppure, nonostante tutti gli studi condotti sul tema evidenzino che sempre più giovani non si definiscano religiosi in senso tradizionale, si assiste, in questi ultimi anni, ad un ritorno della religiosità intesa come la ricerca di una propria spiritualità ed un approfondimento di temi trascendentali. Questo bisogno di entrare in contatto con una fede più libera da vincoli ha, di recente, incontrato le potenzialità offerte dall'Intelligenza Artificiale, dando vita ad una serie di chatbot a tema religioso, con i quali è possibile chattare con Dio e una serie potenzialmente infinita di entità divine.

Una connessione divina in tasca - Un esempio di queste chat è Text with Jesus, presentato sul sito come “una connessione divina in tasca” e destinata “ai cristiani devoti che cercano una connessione più profonda con le figure iconiche della Bibbia”. Nel sito è anche possibile vedere le immagini di Gesù, Maria e altre figure bibliche ed evangeliche, create con l'Intelligenza Artificiale, con un look molto patinato ed evocativo. Le recensioni lasciate sul sito sono molto positive, e c'è chi ha scritto di aver imparato “di più in due giorni con questa app di quanto possa riconoscere a qualsiasi altra risorsa digitale” o di sentirsi confortato “dal ricevere messaggi biblici ricchi di compassione e avere qualcosa o qualcuno a cui dire cosa sto passando”.

Ma è davvero Dio - Chat with God, invece, offre la possibilità di poter dialogare con una entità divina scegliendo tra sette diverse religioni, potendo anche digitare l'opzione 'agnostico' o 'spirituale'. Come dichiarato al New York Times da Patrick Lashinsky, amministratore delegato della app in questione, “la domanda più frequente che riceviamo è 'E' davvero Dio quello con cui sto parlando?'”. Nel menù viene data un'ampia scelta agli utenti di selezionare ciò di cui hanno bisogno, suggerendo delle tematiche da affrontare anche in base all'umore del giorno. Nella sua versione base l'app è sostanzialmente gratuita, mentre con 499 dollari al mese si è maggiormente coinvolti nella comunità, “aiutando i leader religiosi a condividere il proprio messaggio”.

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Meglio di Netflix - Il successo delle chat a tema religioso è in continua ascesa con dei numeri da capogiro: la app cristiana Bible Chat, ad esempio, ha raggiunto oltre trenta milioni di download mentre la app cattolica Hallow, come riportato dal New York Times, “ha battuto lo scorso anno Netflix, Instagram e TikTok scalzandoli dalla prima posizione nell'app store per diversi mesi”. Elencare tutti questi chatbot è impossibile anche perché questo trend non riguarda solo la religione cristiana o ebraica, ma molte altre confessioni religiose. Si può chattare con Confucio ma anche con Martin Lutero, e vi è anche chi ha fondato una nuova religione, come la chiesa Via del Futuro, concepita all'ingegnere di Google Anthony Levandowski che spera di poter sviluppare “un dio basato sull'Intelligenza Artificiale”.

Il Chatbot che Parla con Krishna e Rasserena gli Studenti - La Bbc, ad esempio, ha dedicato un interessante articolo di approfondimento a GitaGpt, un chatbot di intelligenza artificiale addestrato sul testo sacro induista Bhagavad Gita, nel quale si dialoga con il dio indù Krishna. “Quando non ho potuto superare i miei esami, ero abbattuto” ha raccontato al quotidiano britannico Vijay Meel, un venticinquenne studente indiano che casualmente si è imbattuto nel chatbot GitaGpt ricavando giovamento in un momento di sconforto. Alla sua richiesta di aiuto, l'A.I. ha consigliato al giovane “concentrati sulle tue azioni e lascia andare le preoccupazioni per i suoi frutti” e tale frase, pur non risultando nuova a Meel gli ha infuso speranza.

Dialogare con Krishna -“Questa riflessione mi ha aiutato a rinnovare i miei pensieri e ricominciare tutto da capo” ha confessato lo studente indiano che da allora dialoga con il chatbot più volte a settimana. Dello stesso avviso è Tanmay Shresth, un ventitreenne di New Delhi che lavora nel campo della tecnologia, per il quale “A.I. offre un aiuto stabile in un mondo che va troppo veloce. A volte è difficile trovare qualcuno con cui parlare di argomenti religiosi o esistenziali. L'A.I non giudica, è accessibile e produce risposte ponderate”. L'Induismo, con la sua tradizione di accoglienza e di rappresentazione tangibile delle divinità, offre un punto di vista privilegiato per capire quale sarà l'impatto di questi chatbot sul senso religioso delle persone nel mondo. Gita Gpt è stato creato dal venticinquenne Vikas Sahu e dal trentaduenne Nishant Sharma, due blogger e appassionati di tecnologia che hanno voluto esplorare e dare forma ad un chatbot che permetta di dialogare con Krishna. Per Sahu, il Bhagavad Gita è un concreto aiuto nella vita di tutti i giorni e il dialogo religioso “è un aspetto importante per ogni induista praticante”. Partendo quindi dal dialogo tra la divinità indù e il principe Arjuna, incoraggiato a vincere una importante guerra contro i Kaurava, Sahu ha immaginato come sarebbe stato poter usufruire dei consigli di Krishna “per far fronte e vincere le nostre battaglie quotidiane”. Il chatbot creato ha quindi cercato di calare il Bhagavad Gita nella realtà, con l'utilizzo di un linguaggio più moderno ed accessibile e, di recente, sono state introdotte anche altre divinità come Shiva, Ganesha, e Buddha. “Abbiamo impiegato mesi ad addestrare un singolo chatbot-hanno raccontato i due fondatori al quotidiano indiano Mid Day-ed essere molto cauti. I bot possono farsi prendere la mano, soprattutto quando rispondono a domande emotive legate alle Scritture. Anche una sola nozione sbagliata avrebbe distrutto la nostra credibilità e il buon lavoro che stiamo portando avanti”.

Il pericolo dietro l'angolo e parecchio scetticismo - Secondo gli esperti tale nuovo modo di coltivare la propria religiosità è totalmente in linea con i tempi e rispecchia la volontà delle persone di non perdere il senso del divino pur non praticando i riti tradizionali della propria religione di appartenenza. “C'è una intera generazione di persone che non ha mai mai frequentato una chiesa o una sinagoga - ha detto al New York Times il rabbino Jonathan Romain, leader del movimento britannico riformato-le app sptrituali sono la loro via d'accesso alla fede”. Per Holly Walters, antropologa e docente al Wellesley College negli Stati Uniti, “le persone si sentono disconnesse dalla comunità, dagli anziani e dai templi. Per molti parlare con Dio tramite chatbot è un modo per raggiungere l'appartenenza, e non solo coltivare la spiritualità”. Per certi versi, quindi, si tratta di strumenti utili, la cui pericolosità si manifesta solo quando “vengono percepiti come reali voci divine: in questo caso le parole possono avere un peso maggiore di quello che dovrebbero” ha spiegato sempre la Walters alla Bbc. Anche padre Mike Schmitz, sacerdote cattolico e podcaster, si è detto scettico sull'uso di questi chatbot che trova non possano sostituire in pieno il confronto umano su temi esistenziali come la fede e la religione, temendo che l'uso dell'A.I. possa nascondere ben altre insidie. “Mi chiedo se non sia un pericolo più grande nel dare il proprio cuore ad un chatbot perché, a un certo punto, questo potrebbe diventare accessibile anche ad altre persone”. Che le persone possano dialogare, tramite l'A.I, con delle entità religiose è già una realtà che, come tanti altri aspetti del nostro tempo, ha bisogno di essere compresa e utilizzata nella maniera più congrua possibile. Se l'addestramento dei chatbot religiosi necessitano di una grande cura perché l'esperienza spirituale delle persone sia la più formativa possibile, non si può nascondere che vi siano ancora delle falle in questo senso, così come è facile cadere nella dipendenza di ricevere messaggi confortanti e d'incoraggiamento da un dio che si percepisce come vero anche se è stato creato da programmatori informatici.


Appendice 1

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