Parigi, una notte di morte

Sono passati dieci anni da quando, il 13 novembre 2015, nove terroristi dello Stato islamico seminavano sangue e terrore nella capitale francese
Il 13 novembre 2015 Parigi, la Francia e il mondo intero vengono scossi da uno dei peggiori attacchi terroristici della storia contemporanea. Nella memoria collettiva è rimasto impresso soprattutto l'assalto alla sala da concerti Bataclan, ma quella notte fu molto di più di un singolo, per quanto estremamente sanguinoso, episodio. Questo è il racconto, a tratti crudo (se non addirittura brutale) ma il più obiettivo possibile, di cosa accadde nella capitale francese. La ricostruzione è stata possibile grazie a varie inchieste giornalistiche (cito tra tutte quelle di Libération e Radio France) e al libro "V13: Cronaca giudiziaria" di Emmanuel Carrère, che ha seguito e raccontato il processo ai terroristi superstiti e ai loro fiancheggiatori. Il racconto è in puro ordine cronologico, con le varie azioni terroristiche che s'intrecciano.
Quella del 13 novembre è una serata come tante altre, per una capitale viva e vitale come Parigi. A Saint-Denis c'è la folla delle grandi occasioni per la partita in corso allo Stade de France: Francia-Germania. È un'amichevole e quindi manca la tensione di una sfida con un'importante posta in palio, ma l'incontro è comunque di prestigio. Abbastanza per aver richiamato sugli spalti il presidente francese François Hollande, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier e numerose altre personalità politiche.
Il match si sta disputando da poco più di 15 minuti quando gli spettatori distinguono nettamente un'esplosione. Poco fuori dall'impianto, davanti al ristorante Events, un kamikaze si è fatto esplodere. Perdono la vita lui e un passante. È la prima vittima di quelli che sono passati alla storia come gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Sono le 21.20.
A poco meno di otto chilometri di distanza dallo stadio, verso la Ville Lumière, una Seat Leon si dirige verso l'angolo tra rue Alibert e rue Bichat. L’auto è ferma a un semaforo rosso. Uno degli occupanti abbassa il finestrino e urla: «Lo Stato islamico è venuto a prendervi». E poi ancora, mentre la Seat sfreccia via: «Non è uno scherzo». Sono le 21.24.
IMAGO / ZUMA Press WireL'esterno del bar Carillon il giorno dopo la strage.Il commando terrorista raggiunge i suoi obiettivi: il bar Carillon e la parte esterna del ristorante Le Petit Cambodge. I fucili d'assalto Kalashnikov eruttano almeno un centinaio di proiettili calibro 7.62. «Io mi sono gettata nel canaletto di scolo, fra il marciapiede e le ruote di un’auto. Mi sono raggomitolata per evitare le pallottole, ma sono stata raggiunta comunque alle gambe» spiega in tribunale Maya, che si trovava al Carillon e nell’attacco ha perso tre delle cinque persone che erano con lei quella sera, compreso il marito. «A un certo punto sento che dietro di me c’è la morte. C’è un uomo alle mie spalle, proprio contro di me. Sento il suo respiro irregolare, sento il suo rantolo, so che sono i suoi ultimi momenti. So che sto vivendo accanto a lui gli ultimi momenti della sua vita. È qualcosa di molto intimo, forse è la cosa più intima che si possa condividere con qualcuno. Non lo vedo, è dietro di me, ma sento il suo respiro, lo avverto. Sono l’unica testimone della sua morte. Non saprò mai il suo nome». Il bilancio è di 15 morti e 10 feriti in gravi condizioni. Sono le 21.25.
Le decine di migliaia di persone presenti nello Stade de France non si sono ancora rese conto di nulla, ma una seconda potente deflagrazione richiama la loro attenzione. Accade lo stesso al difensore della Francia Patrice Evra: seppur in possesso della palla, viene distratto dal boato. Lo sentono benissimo anche i telespettatori. Diventa sempre più chiaro che qualcosa di grave sta accadendo. Davanti all'ingresso H dell'impianto sportivo, nella stessa via del primo attacco e sempre nelle vicinanze di un ristorante (questa volta un fast food, Quick), un secondo kamikaze si fa esplodere. È la sola vittima dello scoppio. Sono le 21.30.
Il commando della Seat Leon raggiunge un nuovo obiettivo: è il bar La Bonne Bière, all'angolo di rue de la Fontaine au Roi e di rue du Faubourg-du-Temple. La dinamica è del tutto identica a quella degli altri ritrovi pubblici citati poco fa. I colpi esplosi sono ancora un centinaio, i morti 5 e i feriti 8. Sono le 21.32.
Le informazioni iniziano a circolare. Il presidente Hollande e il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve vengono avvertiti dalla Prefettura di polizia di Parigi che le esplosioni udite a Saint-Denis non sono accidentali, ma deliberate. Il presidente francese lascia la tribuna d'onore e poi vi fa ritorno poco dopo, per non creare inquietudine tra i presenti. Al telefono è stato avvisato della presenza di due kamikaze fuori dallo stadio. Nello stesso identico momento, la Seat fa la terza tappa del suo viaggio di morte. Questa volta tocca al ristorante La Belle Équipe, al numero 92 di rue Charonne. Le raffiche di mitra lasciano sul terreno 19 morti. Sono le 21.36.
Un kamikaze aziona un dispositivo al bar Le Comptoir Voltaire, al numero 23 del Boulevard Voltaire. Una persona è ferita gravemente e altre in maniera più lieve. Sono le 21.40
Tre individui arrivati a bordo di una Volkswagen Polo nera entrano con le armi in pugno nella sala da concerti Bataclan, sempre in Boulevard Voltaire ma al civico 50. Inviano un sms a un numero di telefono belga, nel quale è scritto: «Siamo partiti, si comincia». Sono le 21.42.
IMAGO / ZUMA PRESS WIREGli spettatori del Bataclan fuggono all'esterno.Uno degli spettatori sta registrando il concerto e quella testimonianza sonora è rimasta. Dura due ore, 38 minuti e 47 secondi, fino all’interruzione finale. Incisa sulla piastra c’è la cronaca sonora di una mattanza. Gli Eagles of Death Metal stanno suonando. I primi spari si confondono con la batteria, poi c’è un silenzio stupito e poi detonazioni e grida. «Siccome ero di fronte al palco ho guardato i musicisti, li ho visti nel panico, ho visto che scappavano dietro le quinte. In un primo momento ho pensato: è un pazzo che è venuto a sparare nel mucchio» ha dichiarato al processo Lydia, una delle sopravvissute. Sono le 21.47.
Agenti della Brigata anti-criminalità (BAC) della Val-de-Marne sono i primi uomini delle forze dell'ordine a giungere al Bataclan. Sono fatti bersaglio di raffiche di fucili d'assalto, mentre molti spettatori fuggono all'esterno o cercano scampo all'interno della sala da concerti. Vengono raggiunti da quattro militari dell'operazione Sentinella, nata all'indomani della strage di Charlie Hebdo per contrastare la minaccia terroristica. Un soldato chiede l'autorizzazione ad aprire il fuoco, ma gli viene negata. Sono le 21.51.
Poliziotti e soccorritori sono accorsi numerosi a Saint-Denis. In rue de la Cokerie, davanti a un ristorante McDonald's un terzo kamikaze si fa saltare in aria. Pochi giorni dopo una guardia di sicurezza dello stadio affermerà di averlo allontanato dall'ingresso, impedendogli di portare il suo carico di morte all'interno dell'impianto. Sono le 21.53.
«258 spari a raffica, poi un colpo alla volta» ha dichiarato durante il processo Patrick Bourbette, l’agente della polizia giudiziaria che è stato incaricato di trascrivere - parola per parola, rumore per rumore - l'audio del Bataclan. I tre terroristi parlano tra di loro e con le vittime. «Potete prendervela con il vostro presidente François Hollande… Fa il cowboy, il western, lui bombarda i nostri fratelli in Iraq, in Siria, e noi siamo venuti a fare lo stesso con voi… Siamo dappertutto nel mondo, noi soldati del califfato. Colpiremo dappertutto». «Sta’ fermo, tu». Uno sparo. «Ti avevo detto di stare fermo». Un testimone: «Veniva avanti tranquillo, un paio di passi, uno sparo, un paio di passi, uno sparo. Non aveva il passamontagna. Quando mi sono reso conto che era a volto scoperto, ho capito che saremmo morti tutti». Sono le 21.57.
IMAGO / BESTIMAGEPolizia e soccorritori all'esterno del Bataclan.«E allora c’è stata quella spaventosa esplosione. Già così era spaventoso, pensavo che mai avrebbe potuto esserlo di più, ma era un altro passo nell’orrore». Il commissario della Brigata anticrimine, saltando la via gerarchica, decide di entrare all'interno del Bataclan con il suo autista. Entrambi sanno di avere poche probabilità di uscire vivi, con le loro pistole contro i kalashnikov dei terroristi. Ma il commissario riesce ad abbatterne uno, che si fa esplodere. Dopo quel momento gli spari cessano. In una decina di minuti i terroristi hanno ucciso 90 persone e ne hanno ferite circa 200. Sono le 21.59.
La fine del primo tempo vede la Francia in vantaggio. L'intervallo permette a Hollande e Cazeneuve di essere maggiormente informati su ciò che sta accadendo. Una volta venuti a conoscenza che altri avvenimenti drammatici stanno avvenendo nel centro di Parigi, lasciano lo stadio e si dirigono alla cellula di crisi del ministero dell'Interno, dove li raggiunge il primo ministro Manuel Valls. Sono le 22.
I due terroristi rimanenti al Bataclan prendono una ventina d'ostaggi e si barricano in uno degli uffici al primo piano. Sono le 22.05.
Allo Stade de France la partita prosegue per motivi di ordine pubblico: interromperla rendendo pubblici gli attentati, riflettono le autorità, avrebbe creato un'ondata di panico difficile da gestire. Il risultato finale? Francia 2 - Germania 0. Appena dopo il triplice fischio dell'arbitro, lo speaker avvisa che all'esterno ci sono stati degli incidenti e fornisce indicazioni per l'evacuazione. Nel tunnel che conduce agli spogliatoi i calciatori vengono a conoscenza di quanto accaduto a poche decine di metri da loro e poi vedono su uno schermo le notizie delle sparatorie. Sono le 22.50.
Un'ondata di panico assale parte degli spettatori in uscita dallo Stade de France: in migliaia fanno rientro nell'impianto e si riversano sul terreno di gioco. Le rassicurazioni dello speaker e degli addetti riportano la calma e confermano che non esistono pericoli. L'arena, finalmente, si svuota. Sono le 23.15.
IMAGO / photoarena/EisenhuthGli spettatori sul campo da gioco dello Stade de France.Gli uomini della Brigata di Ricerca e di Intervento (BRI) della polizia francese lanciano il primo dei cinque appelli ai terroristi asserragliati al Bataclan, dove nel frattempo sono giunti anche i reparti speciali (RAID). Sono le 23.27.
Circa 50 spettatori ancora presenti nella sala del Bataclan vengono evacuati dalla polizia. «Ci hanno fatto alzare e procedere verso l’uscita in fila indiana, con le mani sulla testa, dicendoci di non guardare, ma io non sono riuscita a trattenermi». La sala del Bataclan poteva accogliere 1498 persone e quella sera era piena. Che si siano gettati o siano caduti per i colpi, i corpi erano uno sopra l’altro e alcuni hanno involontariamente protetto chi stava sul pavimento. Testimoni al processo hanno dichiarato che la cosa peggiore è stata l’essere calpestati, altri hanno trovato insopportabile l’aver calpestato. Sono le 23.29.
Uno dei primi investigatori a entrare al Bataclan ha dichiarato in aula: «Camminiamo in mezzo a corpi aggrovigliati, intrecciati, sovrapposti, non so che parola usare. Scivoliamo su pozze di sangue, calpestiamo pezzi di denti e di ossa, e ci sono i cellulari che vibrano, le famiglie che chiamano». Il prefetto di polizia di Parigi dà l'autorizzazione per l'assalto. Sono le 23.45.
Gli uomini del BRI e del RAID fanno irruzione nel Bataclan e riescono a far uscire tutti gli ostaggi. Uno dei terroristi fa detonare il suo gilet esplosivo, uccidendo se stesso e l'altro jihadista. Un agente del BRI rimane gravemente ferito, alcuni ostaggi hanno riportato lievi lesioni. L'assalto è durato complessivamente cinque minuti. Sono le 00.23.
IMAGO / ZUMA Press WireI soccorsi a uno dei feriti del Bataclan.Tutti gli ostaggi sono fuori dal Bataclan. «Quando abbiamo cominciato a evacuare i corpi, erano così impregnati di sangue, così pesanti che per trasportarli bisognava essere in quattro» ha spiegato in tribunale un investigatore. «Mi ossessionava il pensiero di non accorgermi di una vittima che magari si era nascosta in un buco e poteva morire senza che la trovassimo. Ancora due settimane dopo abbiamo trovato la gamba di uno dei terroristi». Sono le 00.35.
Gli attentati del 13 novembre 2015 hanno causato 132 vittime (130 quella notte, più due sopravvissuti che non hanno mai superato il trauma e si sono tolti la vita). Sette i terroristi morti negli attacchi. I feriti sono stati 413.
Appendice 1
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IMAGO / ZUMA PRESS WIREGli spettatori del Bataclan fuggono all'esterno.
IMAGO / BESTIMAGEPolizia e soccorritori all'esterno del Bataclan.
IMAGO / photoarena/EisenhuthGli spettatori sul campo da gioco dello Stade de France.
IMAGO / ZUMA Press WireL'esterno del bar Carillon il giorno dopo la strage.
IMAGO / ZUMA Press WireI soccorsi a uno dei feriti del Bataclan.



