Forum letali: così la rete spinge ragazzi vulnerabili verso la morte

Forum e siti online istigano giovani al suicidio: casi drammatici e accuse alle piattaforme.
Alle due e quaranta di un mattino di maggio dello scorso anno, i genitori del diciassettenne Vlad Caisley sono stati svegliati dalle urla strazianti del figlio che aveva assunto un veleno per togliersi la vita. Lo hanno visto morire tra spasmi violenti nella loro casa a Southampton, in Gran Bretagna, nonostante i tentativi dei paramedici di salvarlo. Nella camera del giovane è stato poi ritrovato un 'kit del suicida', acquistato online, che conteneva tutto il necessario per attuare il suicidio, dal veleno usato a vari tipi di pillole.
Un forum letale per i giovani - Vlad Caisley se lo era procurato dopo essersi unito ad un gruppo online che incoraggiava i propri membri a suicidarsi, indicando le modalità per reperire tutto il necessario per attuare il proprio progetto suicida e le modalità per portarlo a termine. Matthew van Antwerpen, un diciassettenne della periferia di Dallas, si trovava confinato a casa sua a causa della pandemia da Covid-19 quando ha iniziato a visitare un sito pro-suicidio, mentre Roberta Barbos, una ventiduenne di Glasgow, vi capitò dopo essersi lasciata con il suo ragazzo sentendosi “insopportabilmente sola”. Daniel Del Canto, un sedicenne di Salt Lake City, nello Utah, aveva invece paura che il suo disturbo allo stomaco non diagnosticato non potesse mai migliorare ed ha pensato di condividere la propria angoscia nello stesso sito pro-suicidio.
Vite spezzate da una rete globale - La triste realtà è che tutti questi ragazzi si sono poi effettivamente tolti la vita, e la correlazione tra la loro morte ed il forum frequentato appare quanto mai evidente. Nell'ottobre del 2022, Aimee Walton, una ventunenne britannica, venne trovata morta in una camera d'albergo a Slough, nel Berkshire in Gran Bretagna. Si pensò ad un mero caso di suicidio, ma poco tempo dopo i parenti della vittima hanno scoperto che la giovane faceva parte di un gruppo online che istigava i propri partecipanti a togliersi la vita. Il sito in questione è sempre lo stesso e di storie simili ce ne sono tantissime: riguardano tutte persone molto giovani di diverse parti del mondo che hanno posto fine alle proprie sofferenze assumendo un veleno acquistato online. Secondo il magazine The Flaw della Facoltà di Legge di Harvard, “per Amazon la vita umana vale appena 2,39 dollari”, il costo di una unità di nitrato di sodio quasi puro utilizzato nella maggior parte dei casi citati.

Le responsabilità delle piattaforme - Nonostante gli esperti avessero, fin dal 2019, denunciato la correlazione tra la facilità di accesso a tale sostanza e l'aumento dei casi di suicidio, Amazon, a differenza di altri rivenditori online, ha rifiutato di ritirare tale sostanza chimica dalla vendita, appellandosi alla “mancata responsabilità dei venditori di prodotti utilizzati per il suicidio”. La politica di Amazon è stata quella di rimarcare la libertà di azione delle persone nell'acquistare anche oggetti o sostanze potenzialmente pericolose, esattamente come fatto dai creatori del sito incriminato, che non citiamo in linea con quanto fatto da altre rilevanti testate giornalistiche internazionali. Una scelta fortemente criticata dalle tante famiglie dei giovani suicidi, anche alla luce della relazione esistente tra le loro morti e la facilità d'acquisto della sostanza online.
I fondatori del sito: profili nell’ombra - Fondato nel 2018 da Diego Joaquín Galante e Lamarcus Small, noti online come Serge e Marquis, il sito pro-suicidio nel 2024 contava oltre cinquanta mila iscritti, con quasi dieci milioni di visualizzazioni nel settembre dell'anno precedente. Oltre al sito in questione, Marquis e Serge hanno gestito anche diversi forum online di incel, o celibi involontari, nei quali si discuteva apertamente di violenza e comportamenti autolesionistici. Da quanto riferito dal New York Times, che da anni si dedica a tale fenomeno, le notizie che sono trapelate su tali personaggi sono poche e frammentarie. Marquis ha scritto che suo padre era nell'esercito e che aveva “sette o otto anni l'11 settembre del 2001”. Ha anche ammesso di aver avuto pensieri suicidi, e di essere tra color che “sono stati immensamente aiutati dal dialogo con le persone del forum”. Di Serge invece si hanno pochissime notizie dato che vive praticamente confinato nella propria abitazione in Alabama e ha rimosso tutti i suoi post dal sito per cancellare qualsiasi legame con esso. I partecipanti al forum discutono, sia pubblicamente che tramite messaggistica privata, dei modi in cui poter porre fine alla propria vita, e nel sito vengono fornite esplicite indicazioni su come potersi suicidare. È accaduto anche che diverse persone cercassero nel forum dei partner per poter attuare il proprio proposito insieme. Come riferito dal New York Times, “i partecipanti si spronano a vicenda l'un l'altro, pubblicando messaggi rassicuranti e ed elogiando come 'eroe' e 'leggenda' chi va avanti nel suo proposito”.

Un forum che normalizza la morte - Da molti anni, il sito è stato oggetto di numerosi reportage giornalistici, ed il citato quotidiano statunitense, nello specifico, ha identificato, nonostante l'anonimato dei suoi membri, più di quarantacinque persone che si sono suicidate negli Stati Uniti, in Canada, Italia, Australia e Regno Unito, anche se è altamente probabile che la scia di morti sia molto più lunga di quanto è dato conoscere. Si stima che più di cinquecento partecipanti al forum abbiano pubblicato il proprio messaggio d'addio, lasciando scritto quando e con che modalità avevano intenzione di uccidersi, per poi non postare più niente, mentre altre persone hanno raccontato il proprio tentativo di suicidio in diretta. Ci sono state, inoltre, diverse persone che hanno scritto di aver assistito alla morte in live-streaming di altri partecipanti al gruppo, avvenuta fuori da sito.
Un fenomeno globale e inquietante - Oscurato in diversi Paesi al mondo, tra cui l'Italia, la Germania l'Australia e la Turchia, il sito pro-suicidio è oggetto di indagine in Gran Bretagna da parte dell'Ofcom, Online Safety Act, che obbliga a rimuovere dalle piattaforme i contenuti illegali riguardanti il suicidio e l'autolesionismo. Attualmente, all'atto di accedere al sito, compare un messaggio dei due ideatori del gruppo che, a proposito dell'indagine dell'Ofcom, parla “di una violazione chiara e senza precedenti da parte di un ente regolatore a danno di un piattaforma con sede negli Stati Uniti”, rassicurando i membri del gruppo sul fatto che verrà messa in campo la migliore difesa legale possibile ed invitando coloro che sono in possesso del titolo di avvocato di contattare il gruppo tramite uno specifico indirizzo email. Come riferito dal New York Times, in diversi post pubblici Marquis ha difeso il sito affermando che si tratta di un forum “pro-choise”, che sostiene la libera decisione dei propri partecipanti di vivere o morire, “nel rispetto delle leggi e senza permettere di assistere o incoraggiare il suicidio”. “Alla fine le persone sono responsabili delle proprie azioni-ha dichiarato l'uomo nel 2020-e non c'è molto che possiamo fare al riguardo”. Entrambi i fondatori hanno inoltre sostenuto di “aiutare i frequentatori dei siti consentendo loro di esprimersi liberamente e di affrontare la dura verità”.

Il web che spinge i giovani al suicidio - Secondo l'Oms, il suicidio è un problema globale di salute pubblica che miete nel mondo più di 720 mila morti. Tra i giovani di età compresa tra i 15 ed i 29 anni il suicidio rappresenta la terza causa di morte, con percentuali in costante aumento dopo il 2020. Alla luce di sempre più approfondite ricerche scientifiche, appare evidente il legame esistente tra l'utilizzo dei social media e l'aumento dei comportamenti lesivi per la propria salute mentale e fisica tra i giovanissimi, alimentati da algoritmi che rimandano a contenuti riguardanti la depressione ed il suicidio. Anche se gli esperti, ad onor del vero, non sono giunti ad un risultato univoco, vi sono sempre più evidenze scientifiche che dimostrano un impatto negativo sulla salute mentale dei più giovani nell'utilizzo prolungato dei social media. Nel 2023, Amnesty International ha diffuso il risultato di due rapporti relativi agli abusi che gli adolescenti subiscono nell'utilizzo di TikTok, mettendo in luce che “il sistema di raccomandazione algoritmica dei contenuti della piattaforma espone i bambini ed i giovani adulti con problemi di salute mentale preesistenti a seri rischi”. Secondo il risultato di tali ricerche “dopo cinque o sei ore di permanenza su TikTok, quasi un video suggerito su due risulta legato alla salute mentale e potenzialmente dannoso”, mentre l'effetto e 'spirale' risulta ancora più rapido effettuando una ricerca manuale, con un aumento esponenziale dei video che “normalizzano e incoraggiano il suicidio”. La società civile è chiamata in prima linea ad occuparsi del problema, e a fare il massimo per tutelare il benessere psicologico e fisico dei più giovani, ma solo con una reale coinvolgimento delle piattaforme interessate da episodi simili sarà possibile ottenere il miglioramento tanto sperato.
Appendice 1
Gallery



